ITF Doha, il caso Bahmet e l’ombra delle scommesse: ma dove sta lo scandalo?

L'episodio tragicomico della partecipazione di Bahmet all'Itf di Doha solleva un paio di problemi urgenti da risolvere: rivedere le modalità di iscrizione a questi tornei minori e la questione delle scommesse in questi tornei.

ITF Doha.
Koaykul vs Bahmet.
Ormai tutti conoscete questo match, terminato 6-0 6-0 senza che Bahmet abbia fatto un punto che sia uno.

La storia, per chi non lo sapesse, è questa: c’erano in un campo da tennis un thailandese e un ucraino.
Dice, ma è una barzelletta?
No, ma lo diventa, col passare del tempo.

Allora, c’erano un thailandese e un ucraino.
L’ucraino prende – verosimilmente – la racchetta in mano per la prima volta, e il giorno prima dell’incontro gli spiegano le regole di questo strano sport, chiamato tennis.

Lui fa un altro sport.
Scommette.

Lui e il suo socio, scommettitore anche lui, con un escamotage riescono a trovare un posto nel tabellone di questo ITF a Doha, e fanno la “truffa perfetta”.

Si giocano contro.

Solo che la truffa non è tanto perfetta, perché nell’era dei social, in tempo reale c’è chi twitta di un match tragicomico che si sta svolgendo, e persino io, casualmente, mi ci sono imbattuto aprendo lo streaming di Bet365, e sorridendo di questa partita.

Perché io l’ho vista poi la partita, e faceva ridere.

Perché tutto era tranne che una partita.
Era la diretta di un ragazzo che provava a giocare con la racchetta Artengo che gli ha prestato il vicino di casa e che va al parco, su un campo di cemento rovinato, con l’amico che è un 4.1 e che a confronto si sente Federer.

Nel video, ormai virale, si vede l’avversario che non spinge un colpo, capendo cosa (non chi) ha di fronte.
Cerca di farlo giocare.
Pensa te se il povero Koaykul avesse sbagliato un colpo.
Sarebbero pure saltate alcune scommesse.

Ora, alla luce di questo, sono emersi due problemi.

Problema numero 1: rivedere le modalità di iscrizione a questi tornei minori
Problema numero 2: le scommesse su questi tornei

C’è stata una levata di scudi, giusta, e si è chiesto di rivedere dalle basi il modello di iscrizione a questi tornei.
Il problema è che Bahmet non ha tolto il posto a nessuno.
Iscrizione pagata, prima di lui tanti tennisti hanno dato forfait, lui allora può giocare.
Come risolvere questo problema?

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Gli ingegneri devono essere iscritti all’albo per esercitare la professione ed apporre la firma sui progetti; loro come altre categorie di lavoratori hanno un registro che attesta che si, sono quello che sono.
I tennisti che lo fanno per lavoro, dovrebbero forse essere censiti in un modo simile, onde evitare che dall’esterno possano esserci infiltrazioni.
Il sistema dovrebbe lavorare per migliorare questo aspetto.
Non si dovrebbe poter comprare l’iscrizione a un torneo come è successo in questo caso.

Problema scommesse.
Il problema in realtà c’è solo per chi non è del settore.
Io ho lavorato in una società di scommesse sportive, mi occupo di pronostici e scommesse tutti i giorni, e casi del genere erano e sono all’ordine del giorno.

Ricordo, nell’esperienza presso il bookmaker, che c’erano decine di segnalazioni di match sospetti ogni giorno, calcio, tennis, basket, ogni sport.
Il problema sono le scommesse?

Non direi, anzi.
Se non ci fossero i siti legali ci si rivolgerebbe ai picchetti clandestini, e forse sarebbe pure peggio.
E non è escluso che comunque qualcuno passi per i mercati illegali.
Ci sono team di scommettitori che muovono cifre enormi e non tracciabili, e sono rumeni, albanesi, slavi, italiani, tedeschi, asiatici.
Lo stupore c’è solo da parte di chi non è dentro a questo mondo.

Io non mi stupisco, e anzi trovo ipocrita chi dice che così lo sport viene ucciso.
Se vi avessero detto di puntare 100, 1000 euro su una partita, perché truccata, con vincita sicura e garantita, voi che avreste fatto?
Avreste gridato allo scandalo o avreste contato i soldi che potevate fare?

Il vecchio adagio recita: l’occasione fa l’uomo ladro.

Io sono convinto che chiunque avrebbe puntato per portare a casa soldi facili.
Ecco perché non è uno scandalo.
Ecco perché il socio di Bahmet si è potuto in qualche modo anche vantare della cosa.
Vai a dimostrare che ha perso apposta.
Non gli serviva.
Era così scarso che poteva giocare anche con tutta la voglia del mondo.
Tanto avrebbe perso.

Non c’è nessuno scandalo perché paradossalmente sono stati rispettati tutti i parametri (attuali), non c’è stata una cosa una che sia illegale.
Se il socio di Bahmet non avesse scritto nulla in rete, questa sarebbe stata solo una fra le tante partite “acchittate”.

Quello che fa rodere chi grida allo scandalo, è che loro si siano vantati di come han fatto soldi, usando il tennis come mezzo.
Quello che fa rodere chi grida allo scandalo, è che loro non erano sul “carro”.

Ci sono cento, mille Bahmet, e hanno anche punti ATP.
Fidatevi.

Ho sentito con le mie orecchie conversazioni di tennisti italiani che commentavano il ritiro di un loro collega argentino durante un challenger.
Ritiro avvenuto dopo aver vinto un set.
La frase più ripetibile è: “vabbè, ma si sarà scommesso contro per 50.000 €, ovvio”.

Una battuta?
Forse sì.

Pensandoci bene però, tu argentino vai a giocare un challenger in Italia che come primo premio ti dà 6.000 € circa, ma ti dà solo 225 € se esci al primo turno, e tu hai spese per te, per il fisioterapista, per il coach, ci sono i trasporti, l’incordatura delle racchette, etc etc: come mangi?
E se invece esci al primo turno e vinci dieci volte tanto quanto otterresti vincendo un challenger?
Il dubbio su cosa fare non ti viene?

E’ molto poco etica la mia posizione, ma è realistica.
Money rules the world.

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