La consacrazione a Madrid
Il 2025 di Jack Draper si arricchisce di un nuovo, importantissimo capitolo. Dopo il trionfo a Indian Wells, il britannico raggiunge per la prima volta in carriera la finale di un Masters 1000 su terra battuta, al Mutua Madrid Open, dimostrando una maturazione tecnica e mentale che lo proietta tra i protagonisti assoluti della stagione.
A colpire non è solo il risultato, ma la qualità del percorso. In semifinale ha superato Lorenzo Musetti con una prestazione solida, in cui ha saputo resistere ai momenti di difficoltà, rimanendo lucido e propositivo nei momenti chiave. “Penso di aver risolto molto bene la situazione”, ha spiegato in conferenza stampa, evidenziando come la sua nuova consapevolezza in campo stia facendo la differenza.
Evoluzione fisica e mentale
Il segreto del salto di qualità di Draper sembra essere il lavoro svolto nell’ultimo anno, sia a livello fisico che psicologico. Il giovane britannico ha raccontato di aver attraversato una vera svolta durante l’Australian Open, dove, pur non ancora in forma, riuscì a vincere tre incontri al meglio dei cinque set. “Mi ha dato la convinzione fisica e mentale di potermi spingere in posti mai raggiunti prima”, ha spiegato, sottolineando l’importanza del percorso fatto tra palestra e campo.
Ogni sessione di allenamento ora è vissuta con la massima intensità, sapendo che solo attraverso la fatica quotidiana può arrivare pronto nei momenti più impegnativi. Che sia in bicicletta, sul VersaClimber o nella corsa, Draper dà tutto. “Se so di aver fatto tutto quel lavoro, allora sento di essere ben preparato e di potermi spingere fino al punto in cui ho bisogno di andare”, ha detto, mostrando una maturità inedita.
Dalla difesa all’equilibrio
Il percorso di Draper, però, non è stato lineare. Da ragazzo, per via di un fisico minuto, era costretto a giocare in difesa, cercando soluzioni intelligenti contro avversari fisicamente più dotati. Questo gli ha permesso di sviluppare una comprensione profonda del gioco, anche se con il tempo ha sentito la necessità di trasformarsi.
Dopo una fase di crisi lo scorso anno, in cui aveva cercato invano di giocare in modo eccessivamente aggressivo, ha trovato una via di mezzo che oggi si rivela vincente. “Sono un ragazzo grande, ma non sono solo un ragazzo che colpisce forte il servizio… posso fare tutto in campo”, ha affermato, definendo il suo stile come un mix efficace di potenza, difesa e capacità tattica.
Presenza mentale e gestione dei momenti chiave
Accanto alla crescita tecnica e fisica, è emersa anche una nuova lucidità mentale. In campo Draper non si limita più a reagire: pensa, anticipa e prende decisioni consapevoli. In particolare, nel match contro Musetti ha saputo variare il gioco con successo, alternando servizi a uscire e discese a rete, mantenendo sempre il controllo delle operazioni. Un approccio frutto del lavoro con il coach Trots, con cui ha lavorato molto sul concetto di “essere presenti in campo”.
“A volte è difficile, quando c’è il pubblico e giochi contro un grande avversario… Ma oggi ho imparato a capire cosa metteva in difficoltà il mio avversario e non ho lasciato che il suo gioco mi condizionasse”, ha spiegato con soddisfazione.
Il tocco personale: il ritorno della madre
Il momento magico di Draper è stato reso ancora più speciale dalla presenza della madre sugli spalti, evento raro negli ultimi anni. In passato, ogni volta che lei era presente, la partita finiva male. Stavolta, invece, tutto è andato per il meglio. “Quando ha detto che sarebbe venuta, ho pensato: ‘Oh, non sono sicuro che tu debba venire’. Ma alla fine è venuta, e sono contento che l’abbia fatto”, ha raccontato con un sorriso, chiudendo con un tono leggero un’intervista densa di riflessioni profonde.