Matteo risplende in Marocco, Jacopo perde con onore in Puglia

ATP 250 di Marrakech e Challenger 75 di Barletta: i fratelli Berrettini in azione nelle due semifinali disputate oggi

Allarme spoiler: prendetevela con calma e rilassatevi, perché oggi parleremo di ben tre match, due dei quali hanno visto protagonisti i fratelli Berrettini.

Penultimo atto al 38° Gran Prix Hassan II in Marocco con in campo i quattro semifinalisti dell’ATP 250 di Marrakech. Nella parte alta del tabellone, si sono affrontati nella prima semifinale il russo Pavel Kotov, ovvero l’ammazza-italiani che ha eliminato nei turni precedenti i nostri Flavio Cobolli e Fabio Fognini, e Roberto Carballes Baena, tennista spagnolo e campione uscente del torneo nordafricano.

Il primo finalista dell’evento marocchino è proprio il vincitore dell’edizione 2023, che ha avuto ragione piuttosto agevolmente del giocatore russo col punteggio di 6-4 6-2 in 1 ora e 42 minuti di gioco. L’iberico ha sfruttato molto bene le sue doti di super specialista del mattone tritato e pure la non eccelsa giornata al servizio di Kotov, che ha commesso a latere ben 5 doppi falli.

L’iberico è stato inoltre molto più cinico dell’avversario, bravo nel capitalizzare le palle break avute a disposizione, convertite in 3 occasioni sulle 6 in totale, al contrario del giocatore dell’Est che ci è riuscito una volta sola nonostante ne abbia avute ben 7 a favore ed è stato addirittura Pavel il primo tennista a poter brekkare l’avversario, tuttavia fallendo malamente l’occasione propizia. Lo spagnolo, più concreto e freddo del rivale, avrà dunque la possibilità di difendere il titolo ed i punti conquistati nell’edizione 2023.

Nella seconda semifinale che per ovvi motivi ci interessa più da vicino, si sono sfidati l’argentino Mariano Navone, testa di serie n°7 del seeding, n°60 della classifica ATP, ed il nostro Matteo The Hammer Berrettini, che ha usufruito del Ranking protetto per accedere direttamente al Main Draw marocchino.

Ma chi è il 23enne albiceleste, sfidante di Matteo? Mariano Navone è un tennista argentino in grande ascesa, iper specialista della terra rossa che nel circuito maggiore ha raggiunto nel 2024 la finale dell’ATP 500 di Rio de Janeiro, persa contro il connazionale Sebastián Báez, e che nel 2023 è stato il tennista più vittorioso nel circuito Challenger, con ben 5 titoli conquistati, naturalmente tutti su terra rossa. Insomma, una vera gatta da pelare.

Alla fine la spunta Matteo in rimonta, col punteggio di 6-7(4) 6-3 6-2 in 2 ore e 42 minuti di partita intensa e combattuta, che il grintosissimo Matteo volle, sempre volle, fortissimamente volle vincere a tutti i costi, nonostante l’argentino abbia fatto di tutto per contrastare i sogni di gloria dell’italiano.

Quanto il tennis sia lo sport del diavolo, lo confermano le statistiche del lottatissimo primo set, durato ben 68 minuti. Matteo serve alla grande, l’80% di prime, colleziona più palle break dell’avversario, realizza cinque ace, conquista tre punti in più dell’argentino ma perde la frazione al tie break per 7 punti a 4. Navone, che per la cronaca ha corso come un disperato su ogni 15 come non ci fosse un domani, è stato più cinico nel momento decisivo del parziale, sebbene l’italiano, recuperato il break subito in partenza, sembrasse avere l’inerzia del match dalla sua parte. Invece nel tie, prevale la legge dei big points, ovvero i punti che pesano e fanno alla fine la differenza: e i punti pesanti li porta a casa meritatamente il sudamericano che si mette nel borsone del tennis la prima frazione di gioco.

Nel secondo set, Matteo non sembra patire la beffa del primo parziale e l’argentino pare un filo meno indemoniato di quanto non fosse in precedenza, anche merito di Matteo che piano piano lo esorcizza a suon di vincenti, aiutato dal servizio sempre più efficace. L’azzurro accetta meno lo scambio prolungato quando possibile e forza un po’ di più i colpi rispetto al primo set. Il parziale così imbocca il Grande Raccordo Anulare romano: break a favore di Matteo al terzo game e doppio break al nono game che vale il 6-3 per il Berretto. Dopo 1 ora e 58 minuti di vera battaglia, il secondo finalista sarà deciso alla terzo e decisiva frazione.

Ora il dominio dell’italiano diventa assoluto. Matteo onora alla grande il suo nick, il Martello, picchiando come un fabbro medioevale coll’implacabile servizio ed il devastante dritto, non disdegnando palle corte millimetriche e slice a pulire le linee. L’argentino non è più in grado di arginare la forza fisica e tennistica dell’azzurro, ormai in balia dei colpi potenti di Matteo

Navone incassa come nel secondo set due break, nel secondo e nell’ottavo game, ottavo gioco che questo volta non regala solo il secondo parziale a Matteo, ma pure la prima finale di un torneo dopo quella di Napoli del 2022, poi persa con Lorenzo Musetti. La perse quella finale, anche a causa di una fascite plantare che lo condizionò parecchio in quel match, e che coincise anche con l’inizio del suo calvario fisico, forse finalmente giunto al termine. Per pura scaramanzia non vi dico quando The Hammer vinse l’ultimo titolo: magari ci sarà occasione di farlo domani.

Che dire di Matteo? Al di là di quello che accadrà con Roberto Carballes Baena, il Berretto, che conduce 2-1 nei precedenti, sembra tornato a livelli veramente competitivi. Dritto e servizio devastanti, delizioso nel tocco, velenoso con lo slice più bello e letale del circuito, ma con una cattiveria difensiva raramente mostrata, forse figlia della nuova collaborazione con Francisco Roig, ex uomo di Rafa Nadal per lunghi anni.

A parte l’aspetto tennistico, a me Matteo è piaciuto da morire, sempre focalizzato sull’unico obiettivo che conta veramente: vincere. Navone è stato bravissimo, bel giocatore da rosso, resiliente, mai passivo, propositivo e offensivo, ma alla lunga ha ceduto di fronte alla volontà di vittoria del nostro alfiere. Insomma, Matteo è tornato e con questa vittoria torna pure in Top 100.

Come dicevamo in apertura, oggi in campo anche un secondo Berrettini: due parole dunque è doveroso spenderle anche per Jacopo, fratello minore, anche tennistico, dell’arcinoto Matteo, che al Challenger 75 di Barletta, ha disputato il torneo della vita. Ammesso al Main Draw dell’evento pugliese grazie ad una WC offerta dagli organizzatori, Jacopo, n°878 del mondo con Best Ranking al n°389, nel corso del torneo ha battuto tennisti molto meglio piazzati di lui a livello di classifica.

Nell’ordine, l’azzurro ha sconfitto il tennista di Taipei Chun Hsin Tseng, ex Top 100 ed attualmente n°250 al mondo, il francese Benjamin Bonzi, ex Top 50 ed ora n°167 al mondo e nei quarti di finale il giocatore rumeno Filip Cristian Jianu, n° 293 del Ranking ATP.

Nella sua prima semifinale Challenger giocata in carriera, il fratellino di Matteo ha incontrato la testa di serie n°1 del seeding, il 22enne francese Harold Mayotte, n°129 al mondo, giocatore molto più esperto dell’italiano che può vantare al suo attivo già due finali – perse – di categoria.

Il 25enne azzurro, pur sconfitto in due set col punteggio di 6-3 7-6(3) in 1 ora e 50 minuti, ha dimostrato di poter giocare ad un livello più alto della sua attuale classifica, reggendo più che bene l’urto tennistico del giocatore francese assai più quotato dell’italiano.

Anzi, volendo dare a Jacopo quello che è di Jacopo, il tennista azzurro è stato più propositivo dell’avversario, con i suoi 17 vincenti rispetto agli 11 del rivale, ed in generale ha sempre cercato di imporre lui il ritmo dello scambio con il transalpino più incline a giocare quasi di rimessa.

Addirittura, nel secondo set, dopo un serie di break e controbreak, Berrettini sul 6-5 in suo favore ha avuto persino due palle per portare il francese al terzo set, occasioni purtroppo non convertite per troppa fretta dell’azzurro. E come spesso succede nel tennis, con in testa ancora le opportunità mancate nel game precedente, il romano si disunisce e commette molto errori gratuiti che consegnano il secondo set, il match e la finale del Challenger di Barletta al rivale d’oltralpe.

Se sarà Mayotte a sfidare per la vittoria finale l’esperto tennista bosniaco Damir Dzumhur, un tempo addirittura Top 25, a Jacopo rimane tuttavia in eredità l’ottimo torneo disputato che lascia ben sperare per il futuro, almeno a livello Challenger, del nostro Berrettini Junior.

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