Rafael Nadal: “Per quanto uno ci provi, non ci si può abituare a battere Federer”

Tra molte altre questioni, Rafael Nadal riconosce che battere Roger Federer non è qualcosa a cui ci si può abituare al giorno d'oggi.

A tu per tu con Rafa

Rafael Nadal ha recentemente parlato di alcuni aspetti della sua carriera sportiva e del suo periodo attuale, oltre che della sua personalità, del rapporto con Federer, del possibile ritorno di Zio Toni in alcuni tornei del 2018 e della possibilità di superare il record di grandi slam detenuto dal giocatore svizzero. Un’intervista completa, che si apre con un tema poco toccato nelle tipiche conferenze stampa rilasciate dal giocatore spagnolo.

L’importanza della dieta

“Non ho perso molto peso”, ha esordito Nadal in merito alla sua dieta e a come ha influito ultimamente. “Ma c’ho prestato più attenzione. Quando trovi una routine è facile seguirla. Il problema del tennis è che, viaggiando tanto, le abitudini si perdono facilmente, ed è difficile recuperarle. E’ da un po’ che non seguo più alla lettera la dieta, anche perché mantenerla mi costa un po’: dover seguire delle regole non mi piace molto. Ho bisogno anche dei momenti di sgarro”.

Essere d’esempio alle persone

Alla domanda su come ci si sente ad essere un esempio per molte persone, Nadal riconosce di avere, come tutti, dei difetti: “Ho i miei difetti come tutti quanti. Non sono ordinato al 100%, ma decisamente meno. Sono disordinato, anche se sono continuo nelle cose: faccio sempre quello che devo fare. Ne ho molti di difetti, ma nessuno di significativo o drammatico. Ho dei problemi come ogni altra persona ne ha, e ci sono sempre caratteristiche in cui migliorare”.

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Riflessioni sulla sconfitta

Che perdere non piaccia è un’ovvietà tanto quanto lo è non poter tenere lo stesso livello in ogni partita. “A tutti dà fastidio qualcosa. Evidentemente, perdere non piace e frustra più di ogni altra cosa. Ma anche vincere stanca: il tennis è uno sport in cui una partita si decide su pochi punti, ed essere pronti in quelle situazioni fa la differenza tra vincere o perdere. A tutti stanca tutto, vincere e perdere, perché a tutti stancano le cose che si ripetono. Però, essendo onesti, la ricompensa, almeno la mia, è molto più soddisfacente di quella che si ottiene non facendo niente. E non parlo di trofei, ma di soddisfazioni, del sentirsi ben voluto e accettato dalla gente. Sono sensazioni difficili da spiegare”.

Il rapporto con Federer

Durante il 2017, il rapporto tra Federer e Nadal è diventato molto più stretto: in quest’anno i due hanno migliorato ancora di più un’amicizia, nonostante la rivalità sul campo. Siamo avversari in campo, ma è come fossimo parte di una squadra. So bene che, quando si vivono tutte le esperienze che abbiamo avuto io e Roger in campo, nascono dei momenti di tensione, di pressione e nasce una rivalità in cui certe cose non le vuoi condividere con l’altro. Tutto questo io lo capisco. Però sono una persona normale e anche aperta: credo che la rivalità sul campo influenzi molto molto poco tutto quello che si condivide, di cui si parla e che si passa fuori. Io la penso così. Non so se sia giusto, ma la vedo così e ci credo.
Se tornerò a sfidarlo, sarà come sempre, ma credo anche che uno debba imparare ad apprezzare i rivali, una caratteristica che penso entrambi siamo riusciti a tenere durante tutta la nostra carriera. Federer ed io siamo stati un buon esempio di di educazione e condotta in quest’ambito. Nel nostro caso, l’essere stati grandi rivali e aver partecipato a competizioni come la Laver Cup, in cui si fa squadra, ci ha molto legati. Anche giocare il doppio assieme, tenendo conto di cosa ha significato per noi e per tutto il mondo del tennis, è stato un momento indimenticabile. Quando ci sono certi eventi ti senti più vicino agli altri”.

Il momento del ritiro

Un altro punto importantissimo è il momento del ritiro, qualcosa che Nadal dice non dipendere da un trauma improvviso: “No, il mio ritiro è più vicino ora che prima. Non ho mai detto, in alcuna intervista, che mi sento vicino al ritiro. Il fatto è che non dire di sentirsi vicini al ritiro non vuol dire che non lo si è. Uno deve rispettare i tempi e tenere conto di cosa succede. Potresti avere un’idea ma le cose cambiano in fretta, soprattutto nel mondo dello sport. Quando mi sono infortunato, ho sempre sperato di recuperare e tornare a livelli alti. Non immaginavo di raggiungere i livelli di quest’anno, ma è andata bene, poiché volevo essere continuo: è dipeso tutto dalla continuità, qualcosa che non ero riuscito a mantenere. Una volta ritrovata, c’è da dire che, dall’inizio dell’anno, è andato tutto bene, meglio di quanto si potesse immaginare, penso. Non mi sento di domandare ancora altro. Sono felice di tutto quello che mi sta succedendo e di quello che ho passato, tenendo conto anche degli infortuni che ho contratto: molti di più di quelli degli altri giocatori. Non ho paura del ritiro. Quando arriverà il momento in cui avrò chiaro di volere un cambiamento nella mia vita, dovrò adattarmi, ma credo sarò felice anche fuori dal mondo del tennis. Sono stato felice facendo molte altre cose, e penso lo sarò anche in futuro”.

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L’assenza di Toni

Il 2018 sarà il primo anno in cui Toni non sarà al fianco del nipote Rafael: il suo impegno principale sarà seguire l’accademia a Palma di Maiorca, ma questo non esclude la possibilità di tornare a viaggiare con il campione spagnolo. “Non ho dubbi sul fatto che, se qualche settimana avrò bisogno di Toni al mio fianco, si farà problemi a viaggiare. Non è una possibilità da escludere. Se durante qualche periodo avrò bisogno di lui, perché il mio team non è disponibile, penso mi seguirebbe senza problemi se i suoi impegni glielo permettono. E se qualche settimana avrà voglia di viaggiare, non gli dirò mai di no, anzi“.

Riuscirà Nadal a superare Federer?

Riuscirà davvero Nadal a superare Federer? Lo spagnolo pensa di si, ma non è una sua priorità in questo momento: “Per superarlo devo vincerne altri tre di slam. E’ difficile da raggiungere, ma non si sa mai. Non avrei mai pensato di raggiungere quota 16, ma ci sono riuscito: dipende tutto da come giocherò e da come risponderanno il mio corpo, la mia testa e i miei avversari nei prossimi anni. Dico la verità: per quanto la gente si impegni, è qualcosa a cui non si fa mai l’abitudine. Nel tennis non si può fare bene solo in quattro eventi all’anno, perché sarebbe frustante per tutto il resto del tempo. Giochiamo molte settimane l’anno, e il tennis va ben oltre i quattro “Grandi Slam”, anche se ovviamente sono i tornei più importanti e che si vogliono vincere di più. Però, quello che mi rende felice è giocare a tennis, competere e sentire che ogni settimana che gioco, posso fare bene“.

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