Rivoluzione Djokovic: un nuovo team basterà per tornare al top?

Novak Djokovic si lascia alle spalle i professionisti che lo hanno assistito durante gli alti e bassi della propria carriera. Sarà l’alba di un nuovo inizio o il principio del tramonto?

Ha colto tutti di sorpresa, come un fulmine a ciel sereno, la notizia della separazione tra Novak Djokovic ed il suo storico team. Con questo gesto il campione serbo ha lanciato un chiaro messaggio al mondo dello sport con la racchetta e a tutti quelli che lo davano già per spacciato a soli 29 anni mentre i veri “vecchietti” del circuito (Federer e Nadal) erano impegnati a spartirsi Slam e Masters 1000 come se fosse ancora il 2010. Djokovic intende staccare la spina, resettare completamente la propria memoria e cancellare tutti i risultati negativi registrati nel corso degli ultimi otto mesi (da quando è iniziata la “crisi”, per intenderci). Ma ripartire da zero, per quanto possa sembrare rischioso, forse è  proprio ciò di cui Novak ha bisogno in questo momento oltre a rappresentare la soluzione più semplice dal punto di vista sportivo.

Lasciandosi alle spalle i compagni di una vita: il coach Marian Vajda, il preparatore Gebhard Phil Gritsch ed il fisioterapista Miljan Amanovic, l’attuale numero due della classifica mondiale torna a caccia di motivatori ma soprattutto di motivazioni. Proprio quelle che sono venute a mancare in quel di SW19, durante la scorsa edizione di The Championships, dove un Djokovic in piena crisi coniugale (almeno a detta dei newspapers) cedeva il passo al gigante statunitense Sam Querrey.  Da allora il “Joker” non è più stato lo stesso: fra il Roland Garros e la fine della stagione ha toppato la finale degli US Open e del Masters, riuscendo a vincere un solo torneo: il Masters 1000 di Toronto. Insomma, fino al giugno scorso il nativo di Belgrado era abituato a ben altri record (12 titoli del Grand Slam, 5 ATP Finals e 30 Masters 1000), oggi invece, a stagione in corso, si ritrova con un bilancio a dir poco imbarazzante per i suoi standard, che segna un totale di 14 vittorie al fronte di 4 sconfitte e lo vede addirittura ventesimo nella Race to London.

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IL DISASTROSO 2017 DI DJOKOVIC

— Inizia la stagione al Qatar Open, dove vince il titolo battendo Andy Murray

— Agli Australian Open supera Verdasco all’esordio poi perde al 2R con Istomin

— Ad Acapulco viene fermato al terzo match giocato da Kyrgios

— A Indian Wells si arrende ancora a Kyrgios dopo aver superato Edmund e Del Potro

— A Montecarlo esce di scena nei quarti di finale contro David Goffin

IL PROBLEMA È NELLA TESTA

Contrariamente a quanto proferito dall’ex coach di Novak, Boris Becker, il quale ha parlato di un calo di tipo fisico vista l’età e la situazione familiare di Djokovic (lui e Jelena stanno per diventare genitori per la seconda volta), Rafa Nadal si è espresso sulla stagione del collega parlando di un semplice momento poco favorevole. “Saranno senza alcun dubbio di nuovo al loro miglior livello [Djokovic ed Andy Murray, ndr]. Se sono numero uno e due al mondo, un motivo c’è. Se non sarà nei prossimi tornei, accadrà nei successivi, e se non si verificherà nemmeno in questo caso, sarà dopo. Più prima che poi torneranno, purtroppo per me”, ha detto il maiorchino sorridendo. E se a dirlo è uno che di battute d’arresto ne sa qualcosa, allora stiamo ben certi che sarà così. Opinione, quella di Nadal, condivisa anche da un altro pilastro di questo sport, Mats Wilander, il quale ha dichiarato: “Perdere è naturale, solo che quando capita a Novak, Rafa o Roger ci sembra incredibile, invece ciò dimostra solo che sono umani anche loro.” Brevemente: quello che adesso manca a Nole è soltanto la testa, la concentrazione mentale, ed in questo momento un team inedito potrebbe costituire il punto ideale da cui ripartire per toccare nuovamente con mano l’eccellenza.

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NON È FINITA QUI – I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Djokovic si è mostrato più che fiducioso verso il futuro, parlando di come  questa “terapia shock” lo aiuterà ad ottenere risultati migliori, ma con i dovuti tempi: “Voglio continuare ad alzare il livello del mio gioco e tornare al top. Credo molto in questo processo, amo questa sfida, ed ecco perché mi prenderò del tempo per trovare la persona giusta a cui posso legarmi professionalmente.” Dopo il flop del Monte-Carlo Rolex Masters, Djokovic è atteso a Madrid (5-14 maggio), dove difenderà i 1000 punti guadagnati l’anno scorso dopo aver battuto in finale Andy Murray. Successivamente sarà a Roma, in occasione degli Internazionali BNL d’Italia (10-21 maggio), ultimo appuntamento sul rosso prima del Roland Garros, dove dovrà spingersi fino all’atto decisivo se vorrà eguagliare il risultato del 2016. A Parigi, tra esattamente sedici giorni, Nole sarà al via nel secondo Slam della stagione, il Roland Garros, in veste di defending champion.

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