Troppo Carlos, Jannik va a casa

La sfida del futuro è quasi dominata da Alcaraz, più fresco e leggero; Jannik lotta come un leone e rimane in partita fino all’ultimo ma deve cedere a un avversario che mette in campo un tennis migliore (7-6, 7-5). Torino si allontana.

Dopo la campagna di Vienna, spedizione superpositiva fino al 5-2 della semifinale con Tiafoe, Jannik ha avuto modo di riflettere parecchio. L’atteggiamento dell’avversario lo ha infastidito, certo, ma questo non cancella una partita già vinta gettata alle ortiche. Lui giustamente non la prende come scusa ma come occasione di apprendimento, perciò è interessante la sua reazione qui a Parigi, su questi campi ben più lenti e contro un avversario in rampa di lancio.
Il duello con Carlos Alcaraz Garfia promette di diventare un grande classico, l’unico precedente risale all’aprile 2019, e l’ha vinto lo spagnolo (allora quindicenne!) sulla terra rossa del Challenger di Alicante. Ne è passata di acqua sotto i ponti e i due ragazzi si sono fatti uomini.

La sfida comincia con il botto, Jannik piazza il break dopo un game infinito ma si fa subito raggiungere e scavalcare (2-1). Nel quarto game la tensione gioca brutti scherzi, due rovesci fuori misura e un dritto balengo complicano la situazione, poi Jannik se la cava, ma il copione si è svelato (e non cambierà): Carlitos mena le danze con invidiabile propensione al comando, Jannik si tiene a galla con affanno. Si arriva così in zona calda sul 4-4. Carlos fa sconquassi con la prima e mette il muso avanti (5-4). Jannik fatica nei pressi della rete ma impatta con l’aiuto del servizio (5-5). L’iberico si conquista agevolmente il tiebreak e Jannik lo raggiunge aggrappandosi di nuovo alla battuta (6-6).

Jannik comincia aggressivo in risposta ma un nastro beffardo gli nega il minibreak, poi una mezza stecca dell’iberico si trasforma in un lob vincente per il 2-0, infine è una superbomba nell’angolino ad arrotondare il vantaggio di Carlos (3-0), che poi consolida con un gioco di prestigio al volo (4-0). Sinner prova a rientrare ma un altro net avverso gli sbarra la strada. La dea bendata agevola un 7-6 giusto, che premia il più intraprendente dei due.
Secondo set: Jannik prova la reazione ma Carlitos è posseduto dagli dei del tennis e scappa 0/40 nel terzo game (sull’1-1). Questo sguardo sul baratro dà la scossa a Sinner, che sale a sua volta nell’empireo, recupera e si porta 2-1.
Bisogna ammetterlo: abbiamo parlato tantissimo – e male – del servizio di Sinner, ma oggi è proprio grazie a questo colpo se Jannik ha raggiunto il tiebreak del primo e ha salvato la pelle nei primi difficilissimi game del secondo set. Questo, a prescindere dal risultato, rende l’idea di quanto si possa chiedere alla battuta una volta messo a punto il processo di crescita. Si veleggia (con il mal di mare) fino al 4-3 Jannik. Nell’ottavo game Jannik trascina l’iberico a ripetuti vantaggi ma non concretizza, poi fa suo un punto clamoroso per inaugurare il nono gioco, che lo manda 5-4. Il 5-5 arriva in un amen e poi Jannik va di nuovo sotto al servizio (15/40): questa volta Carlos non ha pietà, si porta in vantaggio e servirà per il match.
Il primo 15 autorizza a sperare, poi Alcaraz sale 30/15, Jannik impatta con lo smash ma poi sbaglia con il dritto offrendo il matchpoint. Finisce in rete l’ultimo dritto e il diciottenne di Murcia si guadagna con merito gli ottavi di finale con Gaston.

L’impressione generale è stata quella di una sconfitta più netta di quanto dica il punteggio – almeno sul piano del gioco -, però Jannik ha avuto il merito di rimanere lì, regalandosi la possibilità di svoltarla ancora con qualche punto decisivo. Ma non è bastato.
Adesso la strada di Torino si complica; bisognerà vedere fino a quando resteranno in gara gli avversari diretti e poi eventualmente sperare di superarli con un buon percorso al 250 di Stoccolma. L’amaro in bocca è inevitabile, ma il tempo porterà altre soddisfazioni e altri capitoli di questa sfida.

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