Verdasco squalificato per doping…ma solo per 2 mesi. Cosa è successo?

Fernando Verdasco squalificato volontariamente per 2 mesi a causa di una positività al doping. Cosa è successo?

Com’è possibile risultare positivi al doping e ricevere solo 2 mesi di squalifica? Alla lettura di questa notizia in molti saranno rimasti sorpresi, gridando subito allo scandalo e a favoritismi nei confronti di Fernando Verdasco, risultato positivo ad un test anti-doping in occasione del torneo di Rio de Janeiro dello scorso febbraio, e punito con soli 2 mesi di squalifica dal tennis giocato.

Ebbene questa sanzione viene spiegata stesso dall’ITIA, International tennis integrity agency, che ha motivato quanto accaduto: lo spagnolo ha ammesso di aver assunto il metilfenidato, sostanza proibita dall’anti doping. Questa sostanza però è stata ingerita come farmaco per l‘ADHD, disturbo da deficit di attenzione/iperatività, diagnosticato all’ex numero 7 del mondo.

https://www.itia.tennis/news/sanctions/fernando-verdasco-banned-for-2-months/

Verdasco da tempo assume questo farmaco, grazie ad un TUE, un permesso medico che permette ad un giocatore di acquisire una sostanza illecita, senza però incorrere in sanzioni. E allora, vi starete ora chiedendo voi, perchè in questa occasione l’iberico ha ricevuto una squalifica dai campi per 2 mesi? Anche a questa domanda è la stessa ITIA a rispondere: Verdasco si era dimenticato di rinnovare il TUE, assumendo il farmaco in un lasso di tempo in cui non era coperto dall’esenzione.

Per questo motivo, fa sapere l’ITIA tramite un comunicato, la squalifica di Verdasco sarebbe anche potuta essere annullata, facendo valere il principio del TUE retroattivo; il giocatore però ha scelto di non avvalersi di questo espediente accettando una squalifica volontaria a partire dall’8 novembre, di due mesi, che quindi si concluderà il prossimo 8 gennaio, giusto in tempo per disputare le qualificazioni agli Australian Open 2023.

La particolarità del caso ha portato quindi il TADP ad accettare una riduzione della squalifica dai due anni ai due mesi, grazie al riconoscimento della involontarietà del giocatore, e alla dichiarazione da parte dell’ITIA della nessuna colpa e di negligenza. Verdasco può così tirare un sospiro di sollievo: tutto è bene quel che finisce bene.

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