Wimbledon, lo scontro finale: Djokovic-Kyrgios per il titolo

Nole non perde su questi campi dal 2017 ma è sotto 2-0 nei precedenti con Nick. I due sono passati dalla rivalità alla bromance: “Ora ci messaggiamo su Instagram”. Di Valerio Bianchi

È la finale più attesa, quella in un certo senso più giusta: è la finale tra i due giocatori più capaci sull’erba e più in forma in questo momento, quella che garantisce spettacolo ai massimi livelli in termini di gioco e non solo. Il sei volte campione di Wimbledon Novak Djokovic sfida l’australiano Nick Kyrgios, non testa di serie ai nastri di partenza, alla ricerca del primo Slam stagionale per uno e del primo Slam in carriera per l’altro.

Nonostante i palmares e le posizioni nel ranking dei due potrebbero far prospettare al neofita una partita a senso unico, ci sono tanti motivi per pensare che non sarà così. Intanto, l’australiano parte col vantaggio teorico dei tre giorni di riposo che gli sono stati concessi grazie al ritiro di Nadal prima della semifinale. Ma soprattutto, lo storico degli scontri diretti recita un 2-0 in favore di Kyrgios (senza perdere set!) che va sì preso con le pinze – entrambe le partite sono avvenute a distanza ravvicinata nel 2017, quando Nole aveva problemi al gomito – ma è sicuramente indice che quantomeno tra i due ci può essere partita, eccome.

D’altra parte, 3 su 5 è un altro sport ed è una specialità in cui il serbo eccelle: non serve ricordare i 20 Slam già vinti in carriera, ma un altro dato significativo è ad esempio il record di 10-1 nei match finiti al quinto set qui a Londra (con l’unica sconfitta giunta quando era ancora un ragazzino, nel 2006). Da questo punto di vista, più di un dubbio è lecito su Nick: se ha dovuto aspettare i 27 anni per la sua prima finale Slam, il problema non è stato certo la mancanza di talento, quanto più probabilmente della professionalità e concentrazione necessarie per fare bene in un evento di due settimane in cui una singola partita può durare anche cinque ore.

Sarà interessante vedere da che parte si schiererà il pubblico del Centre Court, in passato mai troppo vicino al serbo, probabilmente in larga parte per la rivalità con l’otto volte campione Federer. Dal canto suo Kyrgios è giocatore capace di aizzare gli animi e portare la folla dalla sua parte, oltre ad avere il classico fascino dell’underdog. C’è da dire che se così fosse, Djokovic ne sarebbe probabilmente felice: la sua carriera (e le sue dichiarazioni) hanno infatti abbondantemente mostrato che sono proprio questo tipo di situazioni ad esaltare la componente mentale del suo gioco.

E se l’australiano dovrà dare una grande prova di maturità nel tenere alta l’attenzione per tutta la partita, questo potrebbe essere anche un tema importante da parte di Nole, che più di una volta ha lasciato set per strada (si vedano gli ultimi due turni con Sinner e Norrie) mostrando una versione di sé quasi svagata a tratti, per poi ritrovare il famigerato occhio della tigre dopo essersi trovato sotto nel punteggio. Oggi probabilmente l’asticella della difficoltà si alza e il serbo farà bene a tenere alta la guardia sin dal primo quindici.

Per finire, una nota sul rapporto tra i due fuori dal campo. In passato Kyrgios non ha risparmiato frecciatine al serbo, che sembrava non stargli particolarmente simpatico, accusandolo in particolare di irresponsabilità ai tempi dell’Adria Tour da lui organizzato (in cui scoppiò un focolaio Covid). A sorpresa, però, Nick è stato l’unico a difendere Djokovic in occasione del caos scaturito dal suo tentativo di partecipazione gli Australian Open di quest’anno, e Nole ha apprezzato al punto da riconciliarsi e mandargli addirittura un messaggino, a inizio settimana: “Spero di trovarti in finale domenica”. Sarà dello stesso avviso a fine partita?

Valerio Bianchi

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