Alison Van Uytvanck e Greet Minnen: un modello per contrastare l’omofobia nel mondo del tennis

La coppia del tennis belga, composta da Alison Van Uytvanck e Greet Minnen, intende essere un modello per l'abbattimento delle discriminazioni e aiutare chi ancora non trova il coraggio di parlare delle proprie scelte affettive.

Tutte le conquiste nella storia dell’umanità sono frutto del coraggio di chi, con uno sguardo rivolto al futuro, ha avuto le forze per coinvolgere la società e determinare il cambiamento. Una radicale svolta rispetto ad anacronistici quanto rigidi parametri di pensiero e codici comportamentali. Lo sport è ancora un mondo sommerso in questo senso, perché l’omosessualità è un grosso tabù. Un ambiente chiuso, incapace di superare i cliché. Come è possibile che tra tantissimi atleti e atlete non ci siano gay? Un interrogativo valido non solo per il tennis, ma anche per il calcio, il basket, il ciclismo. In genere è proprio dal tennis che hanno preso il via i moti di apertura, grazie alle storie di Billie-Jean King, che si è battuta per i diritti delle donne, o Arthur Ashe che ha sollevato le istanze antirazziste.

Nel ventunesimo secolo, nel terzo millennio, incredibilmente l’accettazione della libertà sessuale è ancora un problema. Di recente la tennista svedese Johanna Larsson ha deciso di parlarne e il percorso non è stato indolore: non celare la propria omosessualità espone alla scure del giudizio, all’indice e gli occhi puntati ma, per uno sportivo, anche al terrore di subire il taglio da parte degli sponsor.

Alison Van Uytvanck (numero 52 Wta) e Greet Minnen (numero 154 del mondo) hanno agito controcorrente: non hanno mai nascosto la loro relazione sentimentale, tanto che il bacio scambiato a Wimbledon 2018 (quando la Van Uytvanck è corsa verso il suo angolo per abbracciare la compagna dopo il match vinto contro Garbine Muguruza), potrebbe rappresentare l’immagine simbolo nella lotta contro l’omofobia. Le due tenniste hanno raccontato le sensazioni vissute nel campo numero 2, in quel torrido pomeriggio londinese. A parlare per prima è stata Alison Van Uytvanck: “E’ stato puro istinto. Avevo appena incrociato lo sguardo di Greet e volevo abbracciarla”. Greet Minnen è sulla stessa lunghezza d’onda: “Non abbiamo pensato alla folla, al fatto che tutti ci guardassero. Alison aveva appena ottenuto la più importante vittoria in carriera, aveva eliminato la campionessa in carica Garbine Muguruza. Ero felice”.

Alison Van Uytvanck-Greet Minnen, Wimbledon 2018
Alison Van Uytvanck-Greet Minnen, Wimbledon 2018

La serenità della Van Uytvanck e della Minnen è un caso isolato nel mondo del tennis: basti pensare che di questi tempi non c’è un giocatore dichiaratamente gay e lo stesso circuito Wta, sdoganato da Martina Navratilova e Billie-Jean King, sembra ripiombato nell’omertà. Forse l’esperienza delle due atlete belghe contribuirà a migliorare le cose e incoraggerà chi sopprime la propria sessualità per il timore delle reazioni dell’ambiente circostante. Questa è certamente la speranza di Alison e Greet, le quali hanno apertamente invitato coloro che si ritrovano a sacrificare una parte significativa di sé con l’isolamento a rompere il silenzio e vivere secondo le proprie scelte e non seguendo canoni convenzionali decisi dai condizionamenti sociali. Alison Van Uytvanck e Greet Minnen hanno oltrettutto dichiarato che l’aver rivelato il loro legame sentimentale non ha creato alcun problema. Anzi: le due giocatrici hanno raccontato di aver percepito esclusivamente reazioni positive. Il primo contesto non giudicante è stato quello familiare e per entrambe. Alison e Greet si sono conosciute nel 2015, poiché tutt’e due erano seguite dalla Federazione Tennis del Belgio e si allenavano insieme. Per loro l’unico fattore probabilmente destabilizzante è stato il dover costruire le basi per la prima esperienza omosessuale, ma questa è una delicata sfaccettatura che riguarda le dirette interessate e nulla ha a che fare con le pubbliche rivelazioni. Quelle sono arrivate più avanti e i timori iniziali sono stati superati grazie al sostegno di genitori, amici e all’atteggiamento non ostile dell’ambiente tennistico. E’ vero che la società non si riduce al mondo del tennis, ma la vita di chi ne fa parte è prevalentemente assorbita da viaggi, allenamenti, tornei, interviste, contatti con addetti ai lavori. I ritmi di Alison Van Uytvanck e Greet Minnen seguono né più né meno quelli di altre coppie celebri (etero) della racchetta, come Dominic Thiem e Kiki Mladenovic, Gael Monfils ed Elina Svitolina. Condividere gli alti e i bassi del tour ha i suoi pro e contro. Tra gli aspetti negativi, certamente la lontananza. Alison e Greet raramente giocano gli stessi tornei, perché la Minnen ancora non ha la classifica per accedere a gran parte degli International. Una condizione che potrebbe cambiare in tempi relativamente brevi perché Greet Minnen sta facendo significativi progressi e grazie ai passi avanti nel ranking di Greet, prima o poi, le due si ritroveranno in campo l’una di fronte all’altra in veste di avverarie. “Sarebbe davvero strano, non voglio nemmeno pensarci”, ha raccontato in proposito Alison Van Uytvanck. L’eventualità di uno scontro diretto non è da sottovalutare e per questo, come ammesso da Greet Minnen, l’argomento è già al centro di una riflessione condivisa: “Ne stiamo parlando perché sappiamo che il momento si avvicina. Sarà difficile ma daremo entrambe il massimo”, così Greet Minnen ha approfondito la questione. Alison Van Uytvanck preferisce godersi i momenti in cui può unire le forze con Greet in doppio, come è accaduto con i quarti di finale centrati martedì a Rabat o il titolo vinto a Lussemburgo lo scorso anno. Il sogno tennistico? Giocare insieme negli Slam.

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