Ana Konjuh: sempre per prima, sempre più in alto

Diciotto anni ancora da compiere, una carriera Junior da standing ovation, super esordio WTA, un titolo WTA e tante belle speranze per Ana Konjuh

Nel mondo del tennis ci sono tante possibilità per sfondare, come crack o come latecomer con i classici e sacrosanti appunti di chi si mette ad analizzare partite, vita, morte e miracoli. Ci sono modi infiniti per perdersi per strada, tra infortuni, mancanza di stimoli o di dollari sonanti, oppure per la testa che non gira come dovrebbe, ma alla fine ci sono le solite storie che arrivano in un lampo agli occhi dell’appassionato e d’un tratto si insinuano nella testa di chi ha il piacere di raccontarle.

Nel caso odierno i fattori per un qualcosa di speciale ci sono tutti: 18 anni ancora da compiere, una carriera Juniores da standing ovation, un esordio WTA con tanto di vittoria su Top 15 e già un titolo WTA giocando quarti e semifinale in un solo giorno.

C’è davvero poco altro da aggiungere al curriculum di Ana Konjuh, anche perché per la determinata guerriera di Dubrovnik c’è ancora tutto un mondo davanti e sarà nostro grande piacere poterle vedere scalare ulteriormente classifiche e tabelloni negli anni che verranno.

La tremenda Ana è venuta fuori con il solito pizzico di scetticismo ad offuscarne i successi, quello che lascia il dovuto spazio all’incertezza della conferma dopo i successi da poco più che bambina sui campi riservati alle “pari peso”; va anche detto che non sono passati inosservati i trionfi all’importante “Eddie Herr International Junior Tennis Championships”, al “Orange Bowl” e nei due tornei Slam Junior su cemento (raggiungendo anche le semifinali a “French Open” e “Championships”).

Punti su punti, N.1 del mondo Junior e tanti scalpi importanti che tutt’oggi leggiamo e vediamo spesso sui media: Ashleigh Barty, Tornado Black, Katerina Siniakova, Taylor Townsend, Allie Kiick, Belinda Bencic, Beatriz Haddad Maia, Jelena Ostapenko, Catherine “CiCi” Bellis, Louisa Chirico e chi più ne ha più ne metta.

Una tale supremazia, anche in tenera età, può già dare una buona indicazione sulle direzioni che potrebbe prendere il talentino croato dopo un po’ di rodaggio nel circuito maestro, ma se poi di rodaggio non c’è da sentirne neanche parlare allora meglio così: dopo tutta la trafila nei tornei ITF, con due finali e una vittoria nel 25.000$ di Montpellier a neanche 16 anni, ecco che l’esordio di inizio 2014 nel circuito maggiore ad Auckland rende onore al detto “anno nuovo, vita nuova”, regalandole un successo tanto bello quanto inaspettato sulla nostra Roberta Vinci che all’epoca era entrata in tabellone come testa di serie N.1 dall’altro della sua 14esima posizione nel ranking mondiale, con la Konjuh capace di ribaltare il 3-6 del primo set chiudendo i due restanti parziali per 6-4 6-2 con grande autorità e spirito di iniziativa.

Con i riflettori già puntati sulla nuova enfant prodige del tennis croato, ecco che arrivano i primi problemi fisici che la costringono ad una debilitante operazione chirurgica ad un gomito che non le permetterà di rientrare a pieno regime prima dell’appuntamento con il tempio del tennis di Church Road, senza i dovuti presupposti per l’exploit preparato e gestito in ogni minimo dettaglio: battute Estrella Cabeza-Candela, Laura Siegemund, Stephanie Vogt nelle qualificazioni, Marina Erakovic e Yanina Wickmayer nel tabellone principale prima della sconfitta contro una certa Caroline Wozniacki che nessuno si è sentito di commentare negativamente.

Konjuh Ana Konjuh in conferenza stampa dopo la vittoria del “Aegon Open” di Nottingham

Se poi si vogliono i numeri, le statistiche ed il numero esatto di servizi vincenti servirà magari studiare Branche appropriate, eppure per innamorarsi di una sensazione permettendole di diventare piano piano speranza basta davvero molto poco, come ammirare i miglioramenti di una ragazza che sta più che mai lavorando sull’aspetto mentale e sulla gestione del match, oppure sulle disfatte che a tanti hanno fatto scuotere la testa ma che più di tutto riescono a costruire le solide basi di lavoro ed umiltà per una campionessa in rampa di lancio.

La settimana appena trascorsa al WTA International di Nottingham le ha consegnato una nuova consapevolezza dei suoi mezzi, oltre alla fastidiosa pioggia che l’ha costretta agli straordinari per battere in poche ore Sachia Vickery e Alison Riske rispettivamente nei quarti di finale e nella semifinale, giungendo alla finale contro Monica Niculescu anche un po’ scarica. Il primo set è un’imbarcata, con jab e montanti che rischiano seriamente di metterla KO a pochi passi dal traguardo, ed è proprio al momento dell’1-0 che tutto cambia, come successo contro Roberta Vinci quasi un anno e mezzo prima, con la tempra che non da niente per scontato e la tenacia che accompagna il gioco di chi sa e vuole vincere a tutti i costi: 6-4 6-2 e braccia al cielo, come era successo in quell’esordio quasi da kamikaze, ma stavolta c’è tempo e spazio per pensarci con la coppa che si avvicina alle proprie mani e con il futuro che in pochi mesi se è fatto più vicino e decisamente meno incerto.

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