Il tramonto della vecchia guardia

Quattro tenniste professioniste, quattro numero 1 al mondo, 3 vincitrici Slam. False speranze o vittorie sudate?

Kerber, Muguruza, Halep, Pliskova. Sono questi i nomi delle professioniste che dal 2016 al 2018 hanno regalato a milioni di appassionati il miglior tennis delle loro carriere. Proprio in quegli anni il loro exploit all’interno del circuito WTA le ha posizionate prime, chi per un intero anno, chi per poche settimane, nel ranking mondiale. Grazie ad un gioco aggressivo da fondo campo, di cui tutte e quattro sono grandi protagoniste, tra il 2016 e il 2018 riescono a brillare.

L’ascesa e la ripresa di Angelique Kerber
Kerber è la prima. Nel 2016 arriva la vittoria del suo primo Grand Slam su suolo australiano, diventando così la seconda tedesca dopo Steffi Graf ad aggiudicarsi un Major, ma è grazie alla vittoria sui campi newyorkesi di qualche mese dopo che a 28 anni conquista la prima posizione del ranking mondiale. Nello stesso anno si aggiudica anche la medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro e raggiunge la finale alle WTA Finals. Nel 2017 scivola in classifica e ritrova la top 10 soltanto dopo la vittoria del suo terzo Slam, Wimbledon, sulla sua amata erba. Tra molteplici alti e bassi, sembra che il 2021 le abbia dato la carica per ricominciare. Sarà di nuovo ai vertici o è forse solo una scintilla passeggera destinata a spegnersi? In questo 2022, escluso il titolo vinto a Strasburgo, sono arrivate più delusioni che vittorie.

Angelique Kerber con il trofeo conquistato a Wimbledon  2018

Garbine Muguruza, una campionessa in attesa di riscatto
Muguruza vince di più sul cemento che sulle altre superfici, dato che lascia interdetti, in quanto il suo nome è scritto sia sul trofeo dello Slam parigino che su quello dello Slam londinese, mentre scarseggiano i grandi titoli sul veloce. Riesce a emergere nelle prove del Grande Slam già dal 2015 quando, proprio sui prati verdi londinesi, arriva in finale, battuta dall’allora numero 1 al mondo Serena Williams. Ma Garbine ha sete di vittorie e in quello che può essere considerato il periodo migliore della sua carriera tennistica, meno di un anno dopo, si vendica dell’americana, conquistando il suo primo Slam sulla terra di Parigi. Nel 2017 Muguruza si aggiudica il suo secondo Slam a Wimbledon, battendo questa volta in finale Venus Williams e diventando così la prima tennista a sconfiggere le sorelle più forti della storia in due finali Major. Grazie a questa vittoria diventa numero 1 al mondo, posizione che riesce a difendere per sole 4 settimane. Sono seguiti due anni bui e ricchi di infortuni per Garbine, che vede la luce in fondo al tunnel tra il 2020 e il 2021, raggiungendo una finale Slam dopo 3 anni dall’ultima – agli Australian Open 2020 – e conquistando il primo titolo a distanza di 2 anni dall’ultimo, a Dubai 2021. Nello stesso anno vince tre titoli WTA, che le permettono di qualificarsi alle WTA Finals, vinte poi in modo sorprendente. A quanto pare però, la terza posizione del ranking, raggiunta a inizio 2022 e che non vedeva da molto tempo, non è stata simbolo di rinascita, bensì tutto il contrario. Per adesso il suo 2022 si è rivelato alquanto catastrofico, con il secondo turno a Melbourne e la clamorosa eliminazione all’esordio al Roland Garros. Riuscirà a scrollarsi di dosso l’incostanza, a ritrovare quel magnifico tennis degli anni d’oro e magari vincere un altro Major, o continuerà invece a deludere le aspettative?

Simona Halep, batteria quasi scarica o un problema di coach?
L’ascesa di Halep arriva un anno più tardi, dopo un esordio più difficile rispetto alle altre. Alla chiusura della stagione 2017 supera Muguruza di 40 punti in classifica e ottiene la prima posizione del ranking mondiale. Inoltre, sulla falsa riga di quanto fatto dalla spagnola, vince nel 2018 il Roland Garros e nel 2019 Wimbledon, prima rumena a riuscire nell’impresa. Molte finali per Simona, che detiene quasi il doppio di titoli WTA vinti, sia rispetto a Kerber che a Muguruza. Per lei il 2021 si rivela un anno fallimentare: costretta a fermarsi per un infortunio in estate, chiude l’anno per la prima volta dal 2013 fuori dalle prime 20 del ranking. Da poco affiancata da Patrick Mouratoglou in questo 2022, ha tutte le carte in regola per provare una risalita nel ranking, ma i tempi d’oro sembrano sempre più lontani.

Simona Halep

Karolina Pliskova si perde quando è sempre “lì lì”
E Pliskova? È numero 1 al mondo da luglio a settembre 2017. Con un servizio potente e preciso – anche se non mancano i numerosi doppi falli – sembra avere una marcia in più. Riesce infatti a destreggiarsi molto bene nel circuito, raggiungendo due finali Slam senza mai riuscire ad affermarsi. La prima finale arriva nel 2016, contro una Kerber formato deluxe, mentre l’altra è del 2021, sull’erba londinese, sconfitta dall’ex numero 1 al mondo Ashleigh Barty. Due finali che la vedevano sicuramente sfavorita, ma che non salvano il suo bilancio nei grandi appuntamenti. Giocatrice dalla grande continuità, ha dimostrato nel tempo di sapersi spingere avanti nei tornei anche giocando male, ma ha troppe volte fallito l’appuntamento con il successo. In molti sperano ancora nella sua vittoria di un torneo del Grand Slam, ma gli anni passano e Karolina è alle prese con infortuni e mancanza di fiducia.

È così che le pioniere – o ex pioniere – del tennis femminile continuano a deliziarci ancora oggi. Il loro stile di gioco lo conosciamo a memoria, ma l’andare a segno nel momento che conta, a parte qualche sporadica vittoria, fatica ad arrivare. Torneranno a brillare o dobbiamo iniziare a convincerci che stiamo assistendo al tramonto della vecchia guardia?

Melania Malavenda

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