WTA Indian Wells: l’ultimo disastro di Camila Giorgi

Camila piegata dalla britannica Heather Watson con un 75 periodico pieno di "perchè". Prestazione oscena oltre il punteggio, difficile da commentare.

di Peppe Arnone

Chi ha visto almeno una volta nella vita una partita della tennista italo-argentina Camila Giorgi, figlia dell’onnipresente Sergio, sa cosa vuol dire.

Sa cosa vuol dire vedere una bellissima ragazza vagare poco presente a se stessa per un campo da tennis in cerca di non si sa cosa, colpire tante palle per sparacchiarle sui teloni, una dopo l’altra, sparare tutto a tutta. Fare 18 doppi falli su 42 punti giocati con la seconda. Mettere il 38% di prime in campo. Tutti noi che fremiamo per i nostri eroi sappiamo cosa significa.

2012 US OPEN

Ma non ci si abitua mai. Tutte le volte l’appassionato medio che guarda il 224 (in tanti criticano il Canale Supertennis, ma se c’è una cosa positiva fatta dalla Fit, è proprio questa), si fa sempre la stessa domanda: perché? Perché Camila Giorgi si comporta come un automa, non è in grado di cambiare l’inerzia di una partita ed è destinata irrimediabilmente alla sconfitta una volta che va in difficoltà? Recentemente abbiamo visto situazioni simili in Fed Cup e all’Australian Open contro Venus Williams. Black out improvvisi e prolungati dai quali non riesce proprio a venir fuori. Una variante tattica, una proposta di gioco adattata, che non snaturi le sue caratteristiche, ma che le consenta di provare a giocare!

Si guardi la partita odierna contro Heather Watson, al primo turno di Indian Wells: 18 doppi falli in 42 seconde di servizio, nel corso di 12 turni di battuta. 18 punti sono quasi 5 games. E infatti, Camila ha perso il servizio per 5 volte su 12. Benedetta ragazza. Ma imparerà mai la parte mentale di questo fantastico e diabolico gioco? Non si può fare proprio nulla per evitare che spari 4 risposte su 4 consecutive alle ortiche?

Il match inizia bene, Camila va 3-1; sembra che tutto possa scivolare via con tranquillità. Ma perde il break di vantaggio grazie al contributo dei suoi inusitati e numerosi doppi falli. Sul 5 pari decide: va in modalità “off”. Esce metaforicamente dal campo, non ne azzecca più una; non riesce a tirare tre colpi di fila. La Watson, dinanzi a lei, fa la figurante silenziosa e contenta. Non deve fare niente, deve semplicemente mettere la palla dall’altra parte e i punti arrivano. A volte non è necessario neanche questo, i punti arrivano comunque. 7 giochi di fila e Camila si ritrova sotto 7-5 5-0, contro una giocatrice anonima che esprime un tennis minimalista, quanto basta per raccogliere i regali dell’avversaria.

Sul 5-0 la Giorgi cambia registro, grazie a una forte complicità della sua avversaria, tutt’altro che cuor di leone, titubante al momento della chiusura. Camila vince un game ed evita il cappotto. Sul 5-1 Watson serve per il match, va avanti 30-0, ma da lì in poi la “nostra” trova 10-15 minuti di se stessa. Incamera una quindicina di punti quasi consecutivi e aggancia la sua avversaria stralunata sul 5 pari. Deve essere già soddisfatta così, Camila. Ed infatti si accontenta di aver fatto questa mini rimonta. Dopo, altri 6 o 7 errori nel momento decisivo del match, e così il secondo set va pure alle ortiche con lo stesso punteggio del primo.

Cosa dire di una prestazione così? Si può commentare tecnicamente? Si può dire “ha giocato male”, “ha giocato bene”, “è mancato questo o quello”? O è il caso di andare indietro, a monte, per capire se e come questa ragazza ha scelto il suo modo di stare in campo? Qualcuno intervenga, lo chiede il tennis, lo vogliono gli appassionati. Giorgi senior ha fatto un grande lavoro dotando questa giocatrice di colpi efficaci, potenti, fantastici. Ma ha fatto il suo! Se non si vuole buttare alle ortiche il talento e la carriera, è il momento di fare delle improcrastinabili riflessioni. Che intervengano gli sponsor mal che vada. Ma qualcuno lo faccia. Adesso.

Altrimenti si materializzerà l’incubo di una carriera “normale”, a navigare nelle trenta, con due o tre exploit all’anno e tanti rospi amarissimi da ingoiare angosciosamente, costellata di sconfitte inopinate, piena di rimpianti, di interviste (pure quelle) incomprensibili. E tutti noi sul divano a roderci il fegato; e lei sempre a dire: “no, io guardo solo Sampras e Agassi”. Ma ci sei o ci fai, Camila?

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