La regina in ginocchio

In una scena di forte drammaticità Serena Williams è stata costretta ad abbandonare Wimbledon in lacrime, dopo appena 6 game disputati. Il futuro ora è più incerto che mai

La regina è a terra. Dolorante, ferita nel corpo e nell’animo, non prova neanche a nascondere le lacrime. Non doveva finire così. In fondo lo sapevamo un po’ tutti  che vincere ora il 24esimo Slam sarebbe stata un’impresa ai limiti dell’impossibile, ma il desiderio di seguire l’impresa passo dopo passo, ancora una volta, era più forte che mai. Quella gioia dopo una vittoria, seguita però dal timore dell’incontro successivo, dell’avversaria più forte, della sfida più grande. Una beffa del destino ha privato tutti gli appassionati del mondo del poter soffrire e gioire con lei, la più grande di sempre, in quella che si preannuncia come l’ultima presenza a Londra.


Sembrava che la giornata avesse già offerto momenti toccanti a sufficienza, a partire dall’uscita dal campo di una splendida Carla Suarez Navarro, ripresa con lo smartphone dalla madre, visibilmente commossa. Ci aveva provato poi Venus Williams a prendersi il centro del palcoscenico, uscendo vincitrice a 41 anni compiuti di una grande battaglia contro Mihaela Buzarnescu, in quella che era la sua 90esima partita sui campi londinesi. Eppure, la fredda ed umida serata ha fatto dimenticare tutto in pochi, tristi, attimi. Serena è scesa in campo come solo lei sa fare: lungo strascico bianco, portamento sicuro, determinato, ma allo stesso tempo elegante, regale. Il centrale è ai suoi piedi, anche se la situazione è amaramente destinata a ribaltarsi.

Lo avevano detto Roger Federer ed Andy Murray, lo ha confermato Mannarino con la sua caduta: il centrale di quest’anno è scivoloso e la grande umidità di questi giorni sta peggiorando di molto le cose. Serena è già fasciata quando scende in campo, e pare da subito in difficoltà: si muove male, non trova gli appoggi, si agita. Ma è quell’ultimo punto a non dare pace, quell’urlo straziante, colmo di rabbia e dolore; un urlo che accompagna il corpo di Serena verso il suolo, su quell’erba morbida che conosce così bene e che l’ha questa volta tradita. Il centrale di Wimbledon si ferma mentre la regina sta a testa bassa, accettando una sorte meschina che non le offre scelta diversa dal ritiro. Le lacrime le rigano il volto mentre si avvicina alla rete e prima di lasciare il suo regno si prende un momento per sé, per l’ultimo applauso, più forte che mai.

Come potrebbe essere altrimenti, d’altronde. Ad uscire di scena è la giocatrice più iconica di tutti i tempi, una donna che ha smesso di essere una campionessa anni fa, diventando già leggenda. Una tennista che ha giocato per sé stessa, ma allo stesso tempo ha lottato per milioni e milioni di persone, prendendo il tennis tra le sue mani e stravolgendolo completamente e per sempre. Ha rivoluzionato questo sport in tutto e per tutto, ha messo a segno un record dietro l’altro, ha fatto valere la sua voce, ha insegnato a tante giovani ragazze che il tennis non ha colore, non ha forma, non ha status socio-economico: il tennis è amore, nella forma più pura e devota, e Serena è questo. Non ci sarà nessun rimpianto, nessun rimorso, quando il fatidico momento arriverà; non ci sarà da guardare indietro, ma solo in avanti, verso la gloria che metterà il nome di Serena Williams nella storia. È arrivato il momento di smettere di cercare un’inutile conferma nel 24esimo Major, è arrivato il momento di smettere di esaminare il suo fisico, cercando di capire quanto in forma sarà una volta in campo. Questo è il momento di ammirarla, di sostenerla e di amarla, fino a che la regina non dirà basta. E quando questo accadrà, allora saremo noi ad inginocchiarci per rendere omaggio a chi la storia di questo meraviglioso sport l’ha scritta, e l’ha vissuta.

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