Us Open, trionfa Emma Raducanu e scrive la storia

È Emma Raducanu a trionfare in una bella finale contro Leylah Fernandez, al termine di una partita di alto livello e grande pathos

Nella finale che nessuno si aspettava, a sollevare il trofeo è la più piccola ed inesperta tra le due, che ha dimostrato di essere fredda e lucida nel corso di queste tre settimane, anche rispetto ad avversarie ben più quotate. Ha fatto ciò che meglio le riesce, comandare da subito e cercare di togliere i tempi giocando in anticipo, sfruttando la capacità di abbassare il baricentro e andare a segno con vincenti imprendibili. Dall’altra parte Leylah Fernandez ha messo in campo belle variazioni, traiettorie taglienti e angoli ostici, cercando fino alla fine di non soccombere alla potenza dell’avversaria. Vediamo più nel dettaglio l’andamento del match.

Contro ogni aspettativa, le due giovanissime iniziano forte e sciolte già dai primi punti, con l’ago della bilancia che sembra leggermente spostato verso Raducanu. Dopo un solido turno di servizio conquista il break al termine di un gioco lottato, segnato da un paio di doppi falli di troppo della canadese. Nonostante ciò, Fernandez appare pienamente in partita, alla ricerca di qualche schema utile per contrastare il tennis potente d’anticipo di Raducanu. È stato così il cammino di Leylah fino a qui, un percorso fatto di lotte, con un’ampia gamma di soluzioni tattiche per arginare ogni tipo di avversaria. Ed è con tenacia ed intelligenza che già nel terzo game rientra in corsa, conquistando il controbreak immediato. Sul centrale non ci sono le sorelle Williams, non c’è Osaka, né Azarenka, ma l’impressione è che il livello in campo valga ampiamente il prezzo del biglietto.

Il corso del match riprende dunque i classici binari, con turni di servizio mai banali e scambi di alto livello, anche se con qualche gratuito di troppo. Con le dinamiche di gioco sempre più chiare, tra schemi rapidi della britannica ed interessanti variazioni della canadese, si prosegue verso il momento caldo del set, quando la mancina di Montreal si trova a servire per rimanere nel parziale. Dopo aver annullato due set point, non può nulla su un dritto in corsa di Raducanu, con peso del corpo completamente spostato sulla gamba destra e baricentro bassissimo, un colpo che probabilmente Belinda Bencic ancora sogna di notte. Finisce dunque 6-4 il primo parziale, in favore della più giovane delle due NextGen.

Il secondo set sembra avere un’unica protagonista per i primi minuti, con Raducanu che si porta avanti 1-0 e 0-40 sul servizio avversario. Qualche errore in risposta di troppo per lei, che deve dunque ricominciare, non sfruttando un’occasione più che ghiotta. Il tennis però è uno sport che punisce, e dall’avere tre palle per condurre 2-0 si trova invece a rincorrere, per la prima volta in questo match, ed una delle poche in tutto il torneo. Ma Emma Raducanu non è giocatrice che si fa intimorire, né abbattere, e nel momento del bisogno ha saputo ritrovare distanze e tempi sulla palla in risposta, mettendone a segno due vincenti e recuperando subito il break subito. Da lì, il contraccolpo psicologico è troppo per Fernandez, che finisce per cedere il servizio per la seconda volta di seguito. Si cambia campo, e la 18enne britannica Emma Raducanu è avanti 6-4 5-2, ad un solo game da una vittoria che andrebbe diretta nella storia.

Dopo aver annullato un pericolosissimo match point, la canadese riesce ad issarsi fino alla palla break che può riaprire tutto, ma proprio in quel momento Raducanu striscia dolorosamente a terra il ginocchio, provocandosi una ferita da cui esce sangue copiosamente. Non c’è alternativa, è necessario un MTO per medicare, mentre Fernandez si lamenta per il pessimo momento in cui farlo. Ma appunto, non c’è scelta, e una volta tornata in campo Raducanu rimette in sesto il proprio gioco, annulla due palle break e con un ace chiude un bellissimo match e trionfa nel suo primo titolo Slam.

La britannica è la prima qualificata nella storia del tennis, sia ATP che WTA, a vincere un trofeo Slam, e dunque è colei che ha vinto più partite in un unico Major. Inoltre, è la prima da Serena nel 2014 a vincere senza cedere nemmeno un set per strada nel tabellone principale – e neanche nelle qualificazioni, ma quello è un record a sé – ed è la più giovane vincitrice Slam dai tempi di Sharapova nel 2004 a Wimbledon, scalzando così le varie Osaka, Andreescu, Swiatek e Ostapenko, tutte sopra i 19 anni. Per lei arriva l’ingresso nelle prime 25 del mondo e potrà solo migliorare praticamente fino a giugno prossimo, quando tornerà al torneo di casa per difendere gli ottavi. A prescindere, sia per lei che per Fernandez c’è all’orizzonte un futuro roseo, ma per viverlo dovranno prima saper confermare quanto di buono fatto vedere. Anche se, ad essere onesti, i dubbi non sono molti.

 

 

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