Serie A1: una giornata all’Ata Battisti di Trento

I genitori di Grigelis, l'educazione di Gaio e i trick di Novak. Bologna espugna Trento, ma a vincere davvero è la Serie A1 e tutti coloro che la guardano.

Il ritorno dell’ora solare mi concede 60 minuti di sonno in più, ma la stanchezza si fa sentire ed i postumi del sabato sera anche. Poco male. Mangio una manciata di biscotti e volo alla fermata dell’autobus, in attesa di approdare a destinazione. E’ vero, avrei potuto restare a letto fino a tardi, ma non capita tutte le settimane di avere tennisti così forti dietro l’angolo e io, che ahimè mi emoziono facilmente grazie a questo sport, non voglio lasciarmi scappare questa occasione. Il bus mi lascia di fronte ad un supermercato, dietro il quale spunta una stradina di campagna che mi appresto a percorrere. Il tempo di attraversare un sottopassaggio che scorgo in lontananza un capannone, circondato da prati e montagne. Si tratta del circolo Ata Battisti, situato a Trento Nord, che sorge proprio nel bel mezzo del verde più totale: da un lato la campagna dall’altro la montagna. Man mano che mi avvicino inizio sempre più a sentire quell’aria di tennis – o forse sono semplicemente le conseguenze della mia astinenza da tennis dal vivo che dura dagli Internazionali d’Italia – fino a quando non varco le porte dell’ingresso ed ammiro immediatamente il tabellone dell’Itf disputato lì a febbraio, vinto da Jannik Sinner, senza dubbio uno dei nomi più prestigiosi nell’albo d’oro di questa manifestazione. La location è accogliente e carina, ma a me poco interessa. Son qui per vedere racchette che colpiscono quella splendida sfera gialla e dunque mi fiondo subito in un grosso tendone dal quale arrivano dei suoni armonici. Sono i giocatori delle due squadre – i padroni di casa dell’Ata Battisti affrontano il Tc Bologna – che si riscaldano prima di scendere in campo. Io, a metà esatta delle tribune con la rete che mi divide in due il viso, mi siedo e mi godo l’atmosfera. Sono le 10: si comincia.

Ad inaugurare la giornata odierna saranno i numeri due e tre dei rispettivi circoli, che esordiranno sul campo uno e due, in quest’ordine. Scelgo di vedere il match del campo uno, che vedrà opposti Federico Gaio e Marco Brugnerotto, ma a dir la verità l’altro campo è confinante con il primo perciò, di fatto, si possono guardare due match in contemporanea. Pronti, partenza, via e subito break di Gaio, che tenta di far valere la sua esperienza e prova ad allungare già in avvio. Brugnerotto, però, sostenuto da un caloroso pubblico trentino, che – a suon di megafoni – gli dedica persino dei cori personalizzati, reagisce prontamente e recupera lo svantaggio, riportando in parità la situazione. Nonostante le circa 800 posizioni di differenza tra i due nel ranking Atp, la chela mancina del tennista di casa dà fastidio a Gaio, il quale spesso è costretto a ricorrere al back di rovescio. Brugnerotto, forse un po’ troppo leggero, ma capace di esplodere colpi molto potenti, riesce perciò a dare del filo da torcere al tennista marchigiano, il cui gioco si sposa oggettivamente meglio con altre superfici, ma non a sufficienza da evitare che Gaio conquisti il primo set per 6-4. Anche il secondo parziale si chiude con lo stesso punteggio, ma la sfida è sempre in equilibrio ed in bilico fino alla fine. Se da un lato Brugnerotto tiene il servizio con difficoltà in un paio di occasioni, dall’altro Gaio offre due palle break – le prime del set – proprio nel momento in cui serve per chiudere. L’esperienza e l’intelligenza tattica premiano però il tennista del TC Bologna, che fa suo il match dopo circa un’ora e venti minuti di gioco. Vantaggio, dunque, della compagine emiliana, mentre sull’altro campo Fabio Mercuri e Mattia Bernardi battagliano come se non ci fosse un domani.

Oltre alla vittoria in campo, però, non posso fare a meno di elogiare l’educazione di Federico Gaio, che a ventisette anni e con una carriera di tutto rispetto alle spalle, ancora si rivolge ai raccattapalle dicendo categoricamente “grazie” e “per favore” ed inoltre, in ogni singola occasione, anche quando ha palesemente ragione, si rapporta con le altre persone con estrema pacatezza. Chiamatemi anche romantico, ma quando noto questi piccoli particolari, non riesco a fare a meno di commuovermi. E sì, ci vorrebbero più Gaio nel tennis, ma soprattutto nella vita di tutti i giorni. 

Mentre sul campo due la lotta continua, sull’altro tappeto si presentano l’austriaco Dennis Novak ed il lituano, ma ormai adottato dall’Italia, Laurynas Grigelis. Fin dai primi colpi, è facile notare come nessuno nel raggio di svariati chilometri abbia la pesantezza di palla del tennista amico, nonchè concittadino, di Dominic Thiem. I colpi escono dalla sua racchetta con una potenza strepitosa e, ammirarli da così vicino, fa un certo effetto. Non si può dire lo stesso della precisione, considerando i tanti errori gratuiti che gli rendono il compito più difficile. Grigelis, che dà tutto e anche di più, si arrende infatti con un duplice 6-4 – curiosamente stesso punteggio del match precedente, peraltro sullo stesso campo – nonostante a livello di gioco ci sia molta più differenza. Non dimentichiamo inoltre che stiamo parlando del numero 124 del mondo, che appena cinque giorni fa era sul centrale di Vienna a due games dalla vittoria contro un certo Gael Monfils. Novak consegna dunque il secondo punto a Bologna, che nel frattempo si porta sul 3-0 grazie ad una clamorosa vittoria di Mercuri ai danni del pupillo di casa Bernardi, maturata in tre tie-break e dopo quasi tre ore di match. A ridare un barlume di speranza ai trentini ci pensa Davide Ferrarolli, che batte meritatamente Manuel Righi, aggiudicandosi l’ultimo singolare del giorno. In attesa del doppio – che deciderà le sorti della sfida – ci sono diverse opzioni: fermarsi a mangiare nel buon ristorante del circolo, sedersi fuori al sole a chiacchierare o anche fare una passeggiata nei dintorni, dove spiccano montagne e prati illuminati dal sole, ma anche campi da calcio e da rugby. 

E’ tempo di doppi e, disputandosi in contemporanea entrambi i match, mi stanzio sul campo uno in modo da avere sott’occhio entrambi gli incontri, ma vedere più da vicino quello che si prospetta potenzialmente con maggiore equilibrio. Effettivamente i due giovani dell’Ata Battisti, Bernardi e Ferrarolli, si impongono in due comodi set; non si può dire lo stesso, invece, dell’altra sfida. Grigelis e Brugnerotto, spinti dal pubblico di casa, ci credono e si portano ad un passo dalla conquista del primo set – gravissimo il doppio fallo di Brugnerotto sul 6-5. Dall’altra parte, qualche errore di troppo tradisce Novak, che però si appella al trascinatore Gaio – migliore in campo per distacco – e insieme annullano un paio di set point e si assicurano il tie-break del primo parziale. Altro set, stessa storia: di break neanche l’ombra. I due giocatori del TC Bologna tentano di sfruttare il vantaggio di servire per primi aggredendo gli avversari in risposta, ma è destino che sia ancora il tie-break a risultare decisivo. Questa volta, però, i trentini perdono subito il treno e lasciano scappare gli avversari, che prevalgono in due set e regalano la vittoria al circolo bolognese.

Si chiude dunque una splendida giornata di tennis all’Ata Battisti Trento con il trionfo per 4-2 di un Bologna corsaro. Mentre sono sul bus che mi riporta a casa, però, alcune domande mi assalgono. Perchè c’è così poca gente a vedere la Serie A1? Cosa spinge gli appassionati di tennis a preferire altro?

Da sempre la Serie A1 è un evento purtroppo snobbato, che riunisce gli spettatori allo stadio o in televisione solo nelle fasi finali, complice la messa in onda di alcune emittenti televisive. Eppure, la giornata di ieri mi è servita per capire che dietro questa manifestazione apparentemente comune e banale c’è tanto altro.

Ad esempio si possono osservare belle scene come Grigelis che parla con i propri genitori prima del suo match, con questi ultimi che restano in tribuna ad incitarlo ed ammirarlo – ma anche ad imprecare in una lingua sconosciuta – presumibilmente lituano – quando Laurynas spreca un set point sbagliando in lunghezza un rovescio. E’ bello vedere come delle figure importanti quali i genitori, che accompagnano i loro pargoli ai primi allenamenti ed ai primi tornei, magari non possono più seguire assiduamente i propri figli durante gli eventi in giro per il mondo, ma colgono l’occasione per riconciliarsi approfittando di un evento come la Serie A1.

Oppure possiamo parlare dell’atmosfera distesa e rilassata che si respira, diversamente dai tornei dove i giocatori sono concentrati e ogni tanto anche antipatici. Federico Gaio, per citarne uno, ad un certo punto – durante un momento concitato del doppio – inizia a ridere e scherzare con il pubblico trentino, stemperando la situazione con dell’abile ironia. Novak, invece, si esibisce in continui trick con la pallina da tennis, ideando numeri da giocoliere, ovviamente con i piedi, ed emulando il suo amico Dominic Thiem, che non è nuovo ad abilità del genere ed è un grande appassionato di calcio, nonchè tifoso del Chelsea. Poi ci sono i piccoli particolari che non si percepiscono dalla tv ma, per chi come me ama questo sport ma non ha molte chance di vederlo “live”, mandano in visibilio – lo so, mi accontento di poco. Ad esempio l’abaco presente sul seggiolone dell’arbitro. O anche il giudice di linea che, per evitare una prima di servizio addosso ma al contempo chiamare la palla out, si esibisce in una posa plastica degna di un portiere di Serie A – ma quella di calcio.

Ciò che conta maggiormente però, è la passione, il tifo e tutto ciò che c’è dietro questa splendida macchina che è la Serie A1. In ogni singolo attimo si possono cogliere i sacrifici del circolo per arrivare a questo punto, i sacrifici dei giocatori, degli arbitri, ma anche dei raccattapalle e dei loro genitori. Non è il tennis che si vede dietro uno schermo, è il tennis, quello vero. [embedcontent src=”instagram” url=”https://www.instagram.com/p/BY-RbOCDNkv/?utm_source=ig_web_copy_link”]

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