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Wta Briefing: Caroline Wozniacki asso pigliatutto

Furono premonitrici le dichiarazioni rilasciate a un giornale online danese lo scorso dicembre, poco dopo il trionfo ai Wta Finals, quando Caroline Wozniacki affermò di essere sicura di poter vincere presto il primo torneo del Grande Slam della sua carriera.

Quel successo a Singapore ha donato alla danese delle consapevolezze nuove che oggi hanno portato i loro frutti con il titolo più ambito: gli Australian OpenÈ arrivato, finalmente, il primo titolo Major per la Wozniacki che in carriera era riuscita a raggiungere soltanto due finali agli US Open, perse nel 2009 contro Kim Clijsters e nel 2014 al cospetto di Serena Williams.

CADUTA E RITORNO – Un trionfo per molti inaspettato, o perlomeno fino a una dozzina di mesi fa. La vittoria agli ultimi Wta Finals di Singapore aveva già fatto gridare al miracolo per una tennista che non sembrava più destinata ai vertici assoluti del circuito. Invece il giorno di Caroline Wozniacki è arrivato; e oltre al primo titolo in uno Slam la tennista di Odense ha riacciuffato anche il gradino più alto del ranking Wta dopo sei anni di assenza. Un lungo, lunghissimo periodo durante il quale l’asso pigliatutto Caroline è stato alle prese con vari infortuni ed è sceso negli inferi del ranking, fino alla 74esima posizione del settembre 2016, probabilmente l’annata più brutta. Da lì è cominciata la rinascita, con la costanza di rendimento del 2017, il ritorno nella top 3 e il titolo di Maestra a Singapore.

Caroline Wozniacki ritornerà al n°1 del mondo dopo sei anni di assenza.

DUE SETTIMANE DA RICORDARE – Due settimane memorabili per Caroline Wozniacki che dopo tanti anni di carriera riesce a coronare il sogno di alzare un torneo del Grande Slam. E la prima volta non si scorda mai, si dice.
Caroline è diventata la settima donna a vincere il Major di Melbourne dopo aver dovuto annullare dei matchpoint durante il torneo danese – contro Jana Fett nel secondo turno quando si era trovato addirittura sotto 5-1 40-15 nel terzo set prima di ribaltare l’esito dell’incontro. Inoltre, è riuscita a stoppare la striscia di 11 vittorie consecutive di Simona Halep, che non aveva mai perso dall’inizio dell’anno, e che forse partiva con un piede avanti nei pronostici di questa storica finale. Alla fine a lanciare l’urlo più bello alla Rod Laver Arena (e a crollare a terra in preda alle lacrime) è stata la danese, mentre bere il calice amaro ancora una volta è toccato alla Halep, per la quale l’incubo Slam, dopo i k.o. al Roland Garros nel 2014 e nel 2017, continua.

Antonio Pagliuso

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