Atp Roma, Novak Djokovic più forte di tutto: rimonta Nishikori e vola in finale

Novak Djokovic supera in un match incredibile Kei Nishikori e un fastidio alla caviglia prima di conquistare in rimonta l'accesso in finale nel Master 1000 di Roma. Il serbo ritroverà come domenica scorsa Andy Murray.

Novak Djokovic supera ogni avversità e raggiunge Andy Murray in finale a Roma. Il serbo si impone in rimonta su un ottimo Kei Nishikori, pur soffrendo all’inizio a causa di un colpo di racchetta sulla caviglia sinistra, con il punteggio di 2-6 6-4 7-6(5) in più di 3 ore. Il numero 1 del mondo centra cosí la sesta finale stagionale, la quarta in un Master 1000, la settima nella capitale italiana.

GRANDE BATTAGLIA – In molti, con una certa sicumera, avevano già nominato il quarto di finale tra Djokovic e Nadal come il match più bello di questa 73esima edizione degli Internazionali Bnl d’Italia. Non avevamo previsto, però, che la sfida di stasera tra il robottino nipponico e la furia serba sarebbe stata una feroce battaglia, non inferiore per qualità, agonismo e intensità degli scambi. Una lotta sfrenata, che il n. 1 del mondo ha dovuto iniziare in salita, ma dopo un primo set perso malamente, con una caviglia sanguinante, Djokovic ha ripreso terreno e, dopo aver vinto il secondo, ha chiuso nel tie-break del terzo. Kei Nishikori ha dato tutto, ma la superiorità, il cuore e la resilienza del tennista di Belgrado si sono fatte valere ancora una volta. Grazie a questa splendida vittoria il serbo conquista la sua 91esima finale, la settima al Foro Italico (dopo 4 titoli vinti e 2 persi), e domani cercherà di agguantare il quinto sigillo nell’ultimo atto contro Andy Murray.

DOLORE ALLA CAVIGLIA – L’incontro parte male per Novak, che nel primo game si procura una ferita alla caviglia sinistra a causa di un colpo di racchetta: durante il cambio campo il serbo chiede un Medical Time-Out per pulire e fasciare la lesione. Il dolore però si fa sentire e gli crea non pochi problemi: zoppica un po’ durante un punto e l’altro, ha difficoltà negli spostamenti, nei recuperi, ma anche nel movimento durante i fondamentali e nel servizio (arriva a scagliare una seconda ad appena 129 km/h). Il solerte Kei prontamente approfitta, e dopo aver salvato due palle break ai vantaggi, nel terzo game è lui a strappare il servizio. Attacca, il 26enne di Matsue, con il suo gioco pulito ma letale, e prontamente chiude ogni punto senza dubbio alcuno: dopo aver tenuto il servizio ai vantaggi, nel settimo gioco ottiene un secondo break, a 15, e sempre a 15 chiude il primo parziale.

NOVAK SI RIPRENDE – Il match sembra compromesso per Djokovic il quale, tra smorfie di dolore e recuperi affannosi alternati a disperati vincenti, dà l’impressione di non poter resistere ancora a lungo. Invece, a partire del secondo set, il serbo resiste eccome: il dolore sembra quasi passato e Djokovic ritorna la furia di ieri, durante il match contro Nadal. La battaglia entra nel vivo: il serbo prima annulla ben quattro palle break nel secondo game, poi non ne sfrutta una nel turno seguente. Dopo altri due tentativi falliti nell’ottavo gioco, tiene prima il servizio a 0 e poi, sul 5 a 4, strappa la battuta a 30, anche grazie a uno splendido dritto vincente. Tutto il parziale è una collezione di magnifici scambi, in cui le geometrie perfette dei lungolinea di rovescio del giapponese e le millimetriche palle corte si alternavano con i dritti possenti del serbo, che piano piano ritrovava la sua forza. Nel corso del parziale Novak scaglia una risposta quasi colpendo, inavvertitamente, un raccattapalle: il giudice di sedia Mohamed Layani punisce la sua imprudenza con un warning, ma subito viene coperto dai fischi del pubblico del Centrale: “Ajde Novak!” gridano in decine dagli spalti, mentre lui corre dal bambino e si scusa dandogli una pacca sul cappellino, per poi tornare e alzare le braccia al cielo (alla fine dell’incontro non stringerà la mano all’arbitro).

IL TRIONFO – Il terzo set è teatro di un vero e proprio susseguirsi di colpi di scena: la sensazione è che Nishikori avesse perso la sua chance cedendo nel secondo e che fosse destinato ad essere travolto di fretta dalla furia del serbo. Djokovic infatti strappa il servizio ai vantaggi nel secondo game e sale 3 a 0, annullando due palle dell’immediato contro-break. Un parziale simile, contro il n. 1 indiscusso del mondo, scoraggerebbe chiunque: ma non il silente Nishikori che, con pazienza e perizia, continua ad infliggere i suoi rovesci piatti o i suoi dritti in diagonale, che come frecce appuntite sfondano sempre più spesso il muro avversario. Djokovic più di una volta grida “bravo!” applaudendo qualche suo vincente particolarmente riuscito. Il giapponese resta in scia e sul 4 a 2, dopo aver salvato due opportunità del doppio break e quindi del 5 a 1, alla terza occasione è lui a riprendersi il servizio, al termine di un game da incorniciare, sfruttando un piccolo passaggio a vuoto di Novak. Il pubblico si divide e incita i due sfidanti, rendendosi conto di trovarsi di fronte a un finale tutto fuorché scontato. Kei e Novak mantengono con autorità le rispettive battute fino al 5-4 per il serbo, che non sfrutta una palla-break, e soprattutto un match-point, grazie all’ottima controffensiva giapponese. Dopo due velocissimi turni di servizio, il match trova il suo epilogo naturale al tie-break. Qui, dopo un mini-break per parte, Kei sale 3 a 1 al termine di un lunghissimo scambio, a pochi passi da un successo insperato. Qui però anche la mente indistruttibile del “robot” nipponico sembra accusare i colpi della tensione: a partire dal 3 pari, infatti, Kei gioca malissimo tre punti di fila (doppio fallo e due dritti fuori), per poi consegnare altri 3 match-point al serbo. Kei non demorde e annulla i successivi due punti, ma sbaglia e – alla quarta occasione complessiva – consegna il match al n. 1 del mondo.

 

[1]N.Djokovic d [6]K.Nishikori 2-6 6-4 7-6 

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