Jannik Sinner ha fatto bene a rinunciare alle Olimpiadi di Tokyo

Jannik Sinner ha sbagliato i tempi e i modi, ma la sua scelta di non giocare le Olimpiadi di Tokyo 2020 è più che comprensibile

Un post pubblicato su Instagram da Jannik Sinner ha scatenato l’opinione pubblica. Il tennista azzurro ha comunicato che non parteciperà alle Olimpiadi di Tokyo 2020 “per concentrarsi sulla sua crescita”. Prima di tutto è necessario fare una premessa doverosa: il tempismo ha lasciato parecchio a desiderare e su questo non ci piove. Jannik poteva e doveva rendere nota la sua scelta ben prima che venisse ufficializzata l’entry list. Non solo ha lasciato una gatta da pelare all’Italia, ma ha anche rischiato di rovinare i piani dei due Lorenzo. Il primo, Sonego, si è ritrovato improvvisamente senza compagno di doppio. Il secondo, Musetti, ha addirittura rischiato di non poter partecipare. A giochi fatti si temeva che il suo destino fosse segnato, ma fortunatamente la FIT ha chiesto e ottenuto una dispensa particolare. Gli unici ad essere tristi sono quindi gli organizzatori dell’Atp di Umago, torneo in programma la settimana precedente a Tokyo al quale Musetti era iscritto. Chiarito ciò, la scelta di Sinner è quanto mai sacrosanta e condivisibile. Ecco perché:

Purtroppo Sinner non sta attraversando un buon momento di forma. Le due sconfitte al primo turno sull’erba sono frutto di una stagione in calando dopo la splendida finale raggiunta a Miami. La domanda, quindi, sorge spontanea: meglio concentrarsi sulla seconda parte di stagione oppure giocare le Olimpiadi per “rappresentare il proprio paese?”. Mettendo da parte il romanticismo, la risposta è tanto scontata quanto egoista, ma il tennis è uno sport individuale e non di squadra.

Tale considerazione porta inevitabilmente a giustificare questa scelta comprensibile. Per quanto si tratti sempre di “Olimpiadi”, purtroppo non si può dire che quest’anno siano caratterizzate dalla normalità. Le restrizioni a causa del Covid-19 sono notevoli e l’aria olimpica che si respirerà non sarà la solita. Come se non bastasse, chi vi prenderà parte dovrà sobbarcarsi una scomoda trasferta in Giappone, meta completamente fuori dai radar dei giocatori. Il calendario Atp non prevede infatti tornei nelle vicinanze, perciò si tratterebbe di una vera e propria deviazione. Al contrario, giocare il torneo di Atlanta (come nelle intenzioni di Jannik) avrebbe senso visto che gli eventi seguenti avranno luogo sempre nel Nord America. Sorge perciò un’altra domanda: meglio collezionare un primo o secondo turno e ricevere altre critiche oppure proseguire per la propria strada e cercare di recuperare fiducia in vista dei prossimi tornei? In virtù dei tanti forfait indubbiamente ci sarebbero state più possibilità, ma difficilmente un Sinner in queste condizioni sarebbe stato davvero capace di spingersi fino in fondo. Non va dimenticato inoltre che a Tokyo non sarà possibile portare membri del proprio staff né allenarsi regolarmente come in tutti gli altri tornei.

Qualcuno potrebbe obiettare che, seguendo questo ragionamento, molti altri giocatori (big soprattutto) avrebbero dovuto disertare in massa l’evento. Ciò in parte è avvenuto, come testimoniato dai numerosi forfait. Lasciando fuori dalla discussione infortunati come Nadal e Wawrinka, basti pensare a Shapovalov, Garin o Ruud, che come Sinner hanno rinunciato beccandosi altrettante critiche. Per molti di coloro che saranno ai nastri di partenza si tratta invece degli ultimi Giochi o comunque dell’ultima chance di conquistare una medaglia. A tal proposito, seppur con tutte le incognite del caso, va considerato in ottica futura che Jannik, potenzialmente, avrà davanti a sé tante altre opportunità di partecipare alle Olimpiadi e magari ambire ad una medaglia.

Purtroppo, va tenuto anche conto dell’importanza dell’evento. Diversamente da altri sport dove la competizione a cinque cerchi rappresenta la massima aspirazione per un atleta, nel tennis non è esattamente così. L’oro olimpico non è lontanamente paragonabile alla vittoria di uno slam e, se non fosse per la sua cadenza quadriennale, potrebbe avere la stessa importanza di un Masters 1000. Non c’è da sorprendersi dunque di un albo d’oro che vanta nomi del calibro di Nadal, Agassi e Murray, ma neppure che 10 dei primi 30 giocatori del mondo non saranno presenti nel Sol Levante.

La scelta di Sinner è criticabile? Assolutamente sì, in fin dei conti si tratta pur sempre di un’opinione personale e non c’è una risposta oggettiva. Tuttavia non è giusto scagliarsi su di lui come ha fatto Corrado Barazzutti, che ha detto: “Dispiace vedere Jannik Sinner, 20 anni, mortificare la più alta competizione mondiale come valori. Evidentemente, se non si crede in certi valori, se non valgono certi principi, tutto sommato meglio stare a casa. Peccato per Jannik, mai fu fatta scelta più sbagliata“. Ancora peggio chi mette in dubbio la sua italianità, come se fossero decisioni simili a mettere a repentaglio il patriottismo di un atleta. Infine, ed è probabilmente la cosa peggiore da leggere, gli insulti ad un ragazzo non ancora 20enne che sta vivendo un periodo complicato. Molti non fanno altro che scendere e salire dal carro, sparando giudizi affrettati. Ed è un peccato che in discorsi simili venga tirata in ballo una scelta più che mai legittima.

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