Auguri a Mikhail Youzhny, il “colonnello” di Mosca

Il russo Mikhail Youzhny oggi compie 32 anni. Un uomo di carattere forte e di talento cristallino che ha illuminato per anni il circuito con il suo stile e il suo ardore di combattente. In occasione del suo compleanno abbiamo deciso di ripercorrere le tappe più significative della sua vita e della sua carriera. Auguri, Misha!

Il russo Mikhail Youzhny oggi compie 32 anni. Un uomo di carattere forte e di talento cristallino che ha illuminato per anni il circuito con il suo stile e il suo ardore di combattente. In occasione del suo compleanno abbiamo deciso di ripercorrere le tappe più significative della sua vita e della sua carriera. Auguri, Misha!                

Il tennista russo Mikhail Youzhny nasce a Mosca il 25 giugno 1982 e oggi compie 32 anni. Numero 16 nel ranking mondiale si avvicina al tennis a soli sei anni ed è allenato da Boris Sobkin da quando aveva 10 anni. Quando era ragazzino il suo idolo ed esempio tennistico è stato Stefan Edberg del quale ha dichiarato di ammirare la mentalità. Nel 2008 sposa Yulia a Mosca dalla quale ha due figli: Maxim, nato il 4 dicembre 2009 e Igor nato il 4 luglio 2012. Il 15 novembre 2011 si laurea in filosofia presso l’Università di Mosca.

E’ il 1999 l’anno che segna il passaggio del 17enne Mikhail Youzhny al professionismo. Si aggiudica 4 Futures (Bielorussia F1, Russia F2, Gran Bretagna F10 e F11) ed esordisce nel circuito ATP al torneo casalingo di Mosca grazie ad una wild card. L’impatto non è facile: raccoglie 5 games contro Vacek. Può comunque consolarsi con un ranking ATP (290), migliorato dall’inizio della stagione di oltre 700 posizioni.

Nel 2000 si avvicina ai top 100. A soli 17 anni esordisce in Coppa Davis e conclude la stagione al numero 113 della classifica mondiale. Nel 2001 entra per la prima volta tra i top 100, con i primi 50 nel mirino. Riesce subito a mettersi in evidenza nei primi Slam. Agli Australian Open raggiunge un buon terzo turno, a Wimbledon addirittura gli ottavi, agli US Open ancora un terzo turno (stoppato da un futuro finalista Sampras allora numero 10 del ranking). Il suo miglior risultato nel circuito è la semifinale di Copenaghen dove è sconfitto da Vinciguerra. Chiude un’annata di transizione ma positiva al 58esimo posto del ranking ATP.

“Misha”, o “Colonel”, come lo chiamano gli amici e i fan, sale alla ribalta mondiale nella finale di Davis nel dicembre 2002 contro la Francia. In quell’occasione, è lui a giocare il match decisivo per l’assegnazione della coppa, che fino ad allora i russi non avevano mai vinto. L’avversario è il francese Paul-Henri Mathieu, un giocatore all’epoca giovane ed inesperto, ma allo stesso tempo molto forte con i colpi da fondo e con un vantaggio in più rispetto a Misha: il supporto del pubblico parigino. Il match sembra già scritto dopo che il francese conduce per due set a zero, ma come spesso succede nel tennis, un match non si può dire finito se non dopo la stretta di mano al giudice di sedia; Misha comincia a prendere in contropiede l’avversario e mette in atto precise accelerazioni lungolinea che lasciano il suo avversario immobile sul campo. Due set pari e si va al quinto set che deciderà l’assegnazione della coppa. È Misha ad avere la meglio, crolla a terra incredulo e non si rende conto che con quella vittoria ha segnato la storia del tennis per il suo paese. E pensare che mentre diventava l’eroe di una nazione, per lui giocare a tennis non era altro che un modo per non pensare a quello che intimamente lo aveva toccato.

[fnc-sz-youtube url=”https://www.youtube.com/watch?v=Dsb27xBM0BI” p=”Video celebrativo sulla vittoria della Russia contro la Francia in Davis Cup, 2002″ />

Mi riferisco alla perdita del padre il 24 settembre 2002. Il 30 settembre di quello stesso anno Misha avrebbe dovuto partecipare al torneo di Mosca, importantissimo per lui come per qualsiasi altro russo che si possa definire tale. Purtroppo, quando spesso la realtà è più grande di noi, quando improvvisamente le nostre certezze vacillano, quando una giornata normale si trasforma in un giorno tragico , è difficile essere pronti al dopo e purtroppo ciò che ci accade condiziona irrimediabilmente la nostra vita e noi stessi.

Quel 24 settembre 2002, per Misha e suo padre, Mikhail senior, era una giornata ordinaria. Mentre erano a bordo della loro autovettura furono coinvolti in un incidente stradale. Mikhail senior fu colto da un attacco cardiaco e per lui non ci fu niente da fare.

Luca Brancher, in un articolo del 2007 intitolato “Dedica a Mikhail Youzhny”,citava alcune dichiarazioni del nostro “colonel” e delle sue sensazioni in merito a ciò che lo aveva terribilmente turbato.

Mikhail affermava: “Tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003 io giocavo solo sulle mie emozioni, giocavo senza un perché, pensavo continuamente a mio padre e sentivo che dovevo giocare, sempre. Io dovevo giocare. Questo andò bene per un po’ di tempo, ma dopo un po’ capii che era impossibile proseguire così”.

Ed in merito alla sua vittoria in dicembre aveva più tardi aggiunto: “Era davvero dura per me, perché solo tre mesi prima mio padre era morto. Aveva fatto molto per me e non aveva potuto vedere quel match. Ed io non potevo essere completamente felice, soddisfatto forse, ma non completamente felice.”

Forse, il peso e la pressione di aver segnato la storia del tennis del suo paese e la mancanza della figura fondamentale del padre lo hanno bloccato, nonostante avesse tutti i numeri per essere un top 10. Mikhail inizia a vincere alcuni tornei – Stoccarda nel 2002 e San Pietroburgo nel 2004 – ma ogni volta che si trova davanti il campione, spesso non riesce a tirare fuori la rabbia e la sua voglia di dominare l’avversario in campo.

Nel 2005, durante un match contro Rafael Nadal a Melbourne, viene sconfitto da quest’ultimo in cinque set con un unico rimpianto: aver perso un match point per aver buttato in corridoio una voleé di dritto. Durante l’incontro, proprio quando la sua carriera sembra essere tornata in ascesa, comincia ad accusare problemi al ginocchio. Si ferma per tre settimane, ma il problema lo costringe ad operarsi al ginocchio in Germania.

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Torna a competere a Roma, dove subisce la terza sconfitta dell’anno, dopo Doha e gli Australian Open; A batterlo è il futuro vincitore del Roland Garros, Rafael Nadal, contro il quale Misha riesce a portare a casa solo due giochi.

Salva la stagione arrivando agli ottavi di finale di Wimbledon ed ad altre partite, che nonostante non gli procurino delle vittorie, danno dimostrazione delle sue buone qualità di gioco.

Tra il 2005 e il 2006, il subentrare di un nuovo problema alla schiena lo spinge ad allenarsi duramente, ma purtroppo gli sforzi e il duro lavoro non danno i frutti sperati. Ad Amburgo subisce una durissima sconfitta contro Guillermo Garcìa Lopez che domina il match per 6-0 6-4.

Agli U.S Open nel settembre 2006, Misha riesce a stupire il pubblico raggiungendo per la prima volta una semifinale Slam.

Durante il match di quarti di finale contro Rafael Nadal, Misha dimostra un’ottima qualità di gioco e un carattere forte. La battaglia tra i due inizia al terzo set quando Nadal conduce l’incontro 5-4 e Misha serve sotto 0-40. Rafa non riesce a portare a casa il set ed è qui che parte la rincorsa al match del nostro “colonel”, contro un Nadal ammutolito e giunto al punto di girarsi spesso verso il suo angolo con l’espressione stampata in faccia del “Cosa posso fare?”.

Lo stesso giorno vince in doppio con il ceco Leos Friedl contro i gemelli Bryan che erano campioni in carica.

Nel 2007 entra per la prima volta in tre anni in Top 20 e in  Top 10 in agosto, ma vi rimane solo per una settimana.

Nel 2008 vince il suo quarto titolo ATP a Chennai, raggiunge i quarti di finale agli Australian Open, il terzo turno al Roland Garros, il quarto turno a Wimbledon ed entra in Top 50. Nello stesso anno, durante il torneo Sony Ericsson Open a Miami, dopo aver perso un punto contro Nicolas Almagro, Misha in un momento d’ira si infligge un taglio sulla testa a colpi di racchetta:

A ottobre 2009 il numero due di Russia, secondo solo a Davydenko, vince a Mosca il suo quinto titolo in carriera. Entra in Top 20 per la seconda volta in tre anni; nel 2010 vince Monaco e Kuala Lumpur e per la seconda volta raggiunge di nuovo le semifinali agli Us Open, ma perde contro Rafael Nadal.

Nel 2011 rientra in top 50 e raggiunge quattro semifinali nei tornei di Amburgo, Marsiglia, Gstaad e San Pietroburgo. Il miglior risultato nei Grandi Slam sono i quarti di finale raggiunti a Wimbledon. Nel febbraio 2012 vince l’ottavo titolo ATP a Zagreb, in giugno raggiunge le semifinali ad Halle e in settembre a San Pietroburgo. Raggiunge per la quinta volta i quarti di finale a Wimbledon. Nel 2013 vince due titoli ATP e rientra in Top 20 dal 2010 per la quinta volta nella sua carriera. Vince il titolo a Valencia e a Gstaad. Raggiunge la sua prima finale ad Halle, perdendo contro Roger Federer. Raggiunge i quarti di finale agli Us Open e il quarto turno al Roland Garros e a Wimbledon.
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Il 1° gennaio di quest’anno si ritira al secondo turno durante il torneo di Chennai contro Dudi Sela sul punteggio di 1-3 a causa di un malore. Agli Australian Open esce al secondo turno contro Mayer in cinque set e il 27 febbraio si ritira durante il match contro Novak Djokovic a Dubai a causa del freddo. L’8 marzo si ritira da Indian Wells per un problema alla schiena ed esce al secondo turno del Roland Garros contro Stepanek. Sembra essere un anno un po’ sfortunato per il festeggiato di oggi che per il momento ha superato brillantemente il primo turno a Wimbledon contro l’inglese James Ward in tre set e giocherà il secondo contro il tennista di Taipei Jimmy Wang.

Misha ha sempre giocato un ottimo tennis, il suo punto di forza è da sempre il rovescio incredibile che ricorda Borg per il modo di portare dietro la racchetta accompagnandola con una forte rotazione del busto e le gambe ben parallele. Riesce a mascherare in modo perfetto la direzione della palla, altro fattore di vantaggio notevole. La chiusura del colpo è sempre alta, ampia, maestosa, con la racchetta che si slancia dietro a fine corsa, per uno swing aperto ma composto, che sembra lento, ma che in realtà fa uscire la palla piatta e veloce. Preferisce il lungo linea come colpo vincente. È anche bravo nei colpi incrociati, precisi e nell’angolo.

Oltre che come tennista di alto livello, è doveroso sottolineare il fatto che Misha sia il tennista “più russo” di tutti. Non ha mai tradito la madre patria e ha sempre vissuto in Russia.

Addirittura, Luca Brancher nel suo articolo, già citato sopra, dice che abbia fatto fatica ad imparare idiomi diversi da quello nativo. Insomma, Misha è l’esempio di uomo russo per eccellenza e anche i suo colleghi compatrioti ne hanno sempre dato conferma.

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Vogliamo augurare buona fortuna a Misha e fargli tanti auguri di compleanno sperando di assistere ancora molte volte al suo congedo al pubblico dopo una vittoria, con il saluto militare usando la racchetta come cappello e indirizzando il saluto ai quattro lati del campo,ringraziando anche il suo storico coach Boris Sobkin, al suo angolo da ben 14 anni.

Questo gesto non solo sottolinea il suo amore per la patria e il suo essere “vero uomo russo”, ma probabilmente è anche un modo per ricordare, ringraziare e rendere onore a suo padre( che era un militare) che è come se lo accompagnasse ancora nella sua vita e nella sua carriera, semplicemente guardando i suo match da una prospettiva migliore.

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