Dal futuro con furore: tanti auguri Shapo

Spegne oggi 21 candeline Denis Shapovalov, uno dei talenti più brillanti e promettenti del tennis moderno, con alle spalle una carriera tanto corta quanto già costellata di vittorie.

Il viaggiare, si sa, è parte fondante del mestiere del tennista e ben pochi possono dire di essere abituati a farlo sin dall’infanzia. All’interno di questo gruppo ristretto, ad ogni modo, si inserisce Denis Shapovalov: il giovane canadese, che attualmente risiede alle Bahamas, nacque esattamente 21 anni fa a Tel Aviv, in Israele.
“Shapo”, infatti, vive solamente per nove mesi in Medio Oriente prima che la sua famiglia decida di trasferirsi a Toronto a causa della situazione instabile presente in Israele. Proprio in Nord America, comunque, Denis inizia a giocare a tennis, all’età di 5 anni, sotto la guida di mamma Tessa, ex tennista sotto la bandiera dell’URSS, che gestisce un’accademia nei pressi di Toronto.

La carriera juniores – la carriera pre-professionistica del talento canadese è costellata di successi: a spiccare su tutte sono le vittorie in doppio allo US Open junior 2015, in coppia col connazionale Auger-Aliassime, e, soprattutto, la strepitosa stagione 2016; in quell’anno, infatti, Shapovalov raggiunge la semifinale al Roland Garros, vince il titolo di singolo a Wimbledon e, nello stesso slam londinese, raggiunge anche la finale in doppio. Da non dimenticare, inoltre, la vittoria della Coppa Davis Junior per il Canada nella stagione 2015.

Denis Shapovalov con il trofeo di Wimbledon juniores nel 2016

Lo carriera da professionista- La carriera vera e propria del giovane Shapo, comunque, inizia nel 2016, tralasciando le annate 2014 e 2015 in cui gioca poco e senza particolare successo. In quell’anno infatti, oltre a raggiungere il proprio best ranking nelle classifiche juniores (numero 2 l’11 luglio), Denis inizia a farsi notare nel Master 1000 di casa: a Toronto batte Nick Kyrgios, al tempo numero 19 del ranking mondiale, al primo turno in tre set.

La stagione 2017 sarà quello che lo porterà di diritto tra i “grandi”: dopo una prima metà d’anno non troppo emozionante, ancora pesantemente basata sul circuito Challenger, infatti, il giovane canadese esplode alla Rogers Cup di Montreal, raggiungendo le semifinali battendo giocatori del calibro di del Potro e Nadal prima di arrendersi ad Alexander Zverev. Agli US Open il successo prosegue: dopo un incremento di ben 76 posizione nel ranking, infatti, raggiunge il quarto turno superando, in ordine, Medvedev, Tsonga e Edmund. Proprio dopo questi risultati, entrerà nell top 50 (numero 49) all’età di 17 anni e 7 mesi, il più giovane di sempre dal 2003, quando a 17 anni e 2 mesi ci entrò un certo Rafael Nadal.

Si dovrà aspettare, tutavia, il 2019 per il primo titolo ATP: a Stoccolma, in quella che è stata anche la sua prima finale in carriera, si impone per 6-4 6-4 su Filip Krajinovic, potendo finalmente mettere in bacheca un trofeo del circuito maggiore. Le soddisfazioni nella porzione finale dell’anno passato, però, non finiscono qua: a Parigi-Bercy, infatti, riesce a centrare la sua prima finale 1000, arrendendosi però a Novak Djokovic nell’ultimo atto. Inoltre, nella tanto discussa “nuova” Coppa Davis, riesce a portare il Canada fino alla finale, dove però viene sconfitto da Nadal, consegnando di fatto il titolo alla Spagna.

Un progetto dal futuro brillante – Andando al di là di numeri, statistiche e risultati, quello che risalta subito quando si guarda il giovane prodotto canadese è certamente il carattere: dimostra un’età decisamente superiore a quella reale, il che si mostra nella pratica con colpi decisamente affidabili, tra cui spicca il potente rovescio ad una mano.

Proprio questo fondamentale mostra, però, anche l’esuberanza propria di un ragazzo di 21 anni: le soluzioni spesso spettacolari, i colpi in salto e da fuori dal campo, infatti, risultano essere quelli più ricordati del nativo israeliano. Certo è, allo stesso tempo, che tutta questa inventiva è tenuta sotto controllo da scelte di gioco lucide e fruttuose, che non sono peculiari di tutti i giovani talenti che si stanno creando il proprio spazio nel tennis odierno (tristemente, è ovvio il riferimento ad un certo Nick Kyrgios…).

Occhio però, il giovane Denis è, appunto, ancora piuttosto giovane e non sempre ha il polso completo della situazione: a ricordacelo sempre è l’incontro con Kyle Edmund nella Coppa Davis. L’ovvio riferimento è alla pallina scagliata, involontariamente sia chiaro, contro il giudice di sedia che si è tramutata, poi, in una squalifica dal match.

Questa stagione non era partita al meglio per il canadese, ma bisogna restare all’erta: il ritorno del tennis professionistico potrebbe non avvenire prima del prossimo anno, ma Shapovalov sarà certamente pronto. Tanti auguri Denis!

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