Ricordando Anna Chakvetadze

Anna Chakvetadze ha lasciato un segno tra gli appassionati di tennis. Numero 5 del mondo ad appena 20 anni, un tennis delicato ed elegante, un volto mistico. Poi la rapina, gli svenimenti, le velleità politiche e il ritiro. Ci manca tantissimo. Anna, torna!

Anna Chakvetadze: i risultati

Il primo acuto è del 2004, quando Anna, appena 17enne, sconfigge nel primo Slam della carriera (Us Open) la connazionale Myskina al secondo turno. Con questo gran risultato entra per la prima volta nelle cento. Il 2005 e il 2006 sono due anni di crescita, in cui Anna arriva a sfiorare la top-ten.

Nel 2007, l’anno migliore della sua carriera, vince quattro tornei e arriva sino alle semifinali degli Us Open, sconfitta poi dalla Kuznetsova.

La Chakvetadze si è distinta per un gioco meno potente e più geometrico rispetto alle altre valchirie dell’est. A volte la guardavo, ammirato, e pensavo a come riuscisse a fare delle sue mozzarelline dei colpi efficienti e vincenti. Grande corsa, pochissimi errori gratuiti. Un tennis intelligente. Uno splendido rovescio.

Vissuta nell’ombra di due campionesse più titolate come la Sharapova (sua autentica bestia nera, lo score recita 7-0 per Maria) e la Kuznetsova (anche qui score netto, 3-0 per Svetlana), la Chakvetadze ha saputo ritagliarsi uno spazio. E chissà dove sarebbe potuta arrivare se…

Anna Chakvetadze e la rapina

Un paio di mesi dopo il grande risultato raggiunto agli Us Open del 2007, esattamente il 19 dicembre, Anna è vittima di una rapina nella sua abitazione, a Mosca. Alle quattro di mattina un gruppo di persone armate irrompe in casa. Anna viene legata, i genitori picchiati. I delinquenti risparmiano Roman, il fratellino oggi 16enne della Chakvetadze. Sarà un caso, ma da questo episodio in poi non vedremo praticamente più la vera Anna. “Non posso dire che sento ancora il peso di quel che è successo. Ma certo, psicologicamente ha influenzato negativamente la mia carriera” ha dichiarato tempo dopo. Un’altra volta, però, dichiarò: “A livello mentale ho completamente dimenticato l’accaduto in pochissimi giorni. Solo i primi due-tre giorni sono stati difficili perché tutti mi chiamavano chiedendomi come stessi. Il 2008 è stata una pessima stagione ma non a causa del furto”.

Nessuno ci ha mai creduto, però. L’unica cosa certa è che non è stato l’unico problema che Anna ha dovuto affrontare. Non è stato questo ad affossarla completamente. Ma gli occhi del 2007 non li ho mai più visti.

[fnc-sz-youtube url=”https://www.youtube.com/watch?v=eP9xQaewafs ” p=”Qualcuno mi deve spiegare perché cade, 2010″ />

Anna, gli svenimenti e i guai fisici

18 febbraio 2011. Anna sta giocando contro il muro danese – e numero 1 al mondo – Caroline Wozniacki, nel match di secondo turno del torneo di Dubai. Anna è precipitata in classifica, invece. È al numero 56. Perso il primo set in appena trenta minuti, Anna ritrova l’orgoglio, arrivando a condurre 5-3 nel secondo. A un certo punto, si assenta dal mondo. Traballa, poi sviene. Cade lasciando tutti di stucco. La Wozniacki viene a sincerarsi delle sue condizioni, Anna non riesce a seguire il dito spostato dal medico. Volto pallido, occhiaie. Viene diagnosticato un virus intestinale.

Un mesetto dopo succede di nuovo. Secondo turno a Indian Wells. Vertigini, nausea, Anna non sta in piedi. Sincope neurocardiogena. Torna a Stoccarda, supera le qualificazioni ma al primo turno si ripetono i sintomi. Questa temporanea perdita di coscienza e diminuzione del battito cardiaco può essere attribuita a più cause: caldo, stress fisico e/o mentale.

Il 2011 è l’annus horribilis che dà il colpo di grazia (o di coda) alla carriera di Anna Chakvetadze. È l’anno, infatti, in cui sopraggiunge anche un grave problema alla schiena. Anna gioca il suo ultimo torneo a Tashkent 2012, uscendo sconfitta dalla non irresistibile Voskoboeva. Si ritira – ufficialmente – nel 2013, a soli 26 anni. “E’ stato difficile prendere coscienza che non avrei più giocato a tennis. Ho pianto molto, ho sperimentato una forma di depressione: ero totalmente apatica, non volevo fare niente né vedere nessuno. Volevo solo essere lasciata da sola. Col passare del tempo, però, ho capito che non avrei voluto mettere ancora più a rischio la mia salute”.

Anna Chavetadze tra passioni, modi gentili e l’esperienza politica

Anna Chakvetadze non è/è stata solo tennis. Prima di iniziare tennis, a otto anni, studiava pianoforte, mai gradito. “Il tennis mi è piaciuto da subito, ma è stata anche una scusa per smettere di suonare il piano” ha raccontato.

Anna è anche una ragazza laureata. Nel 2006, poco prima di entrare nella top 5, si iscrive alla facoltà di psicologia. E lei stessa ha garantito che deve e ha dovuto molto del suo approccio tennistico agli studi da lei effettuati.

E poi c’è l’Anna dalle ambizioni (forse velleità, dovremmo dire) politiche. Nel 2011, anno complicato per lei (quello delle buone sensazioni per il ritorno, sbiadite poi dai continui svenimenti), Anna viene invitata a stare lontana dai campi da tennis per un po’. E così, il 26 settembre dello stesso anno, annuncia di essere stata scelta come candidata del partito russo di destra Pravoe Delo per le elezioni legislative di dicembre. Avrebbe voluto occuparsi soprattutto di sport (“in particolare di sport per i bambini, credo che lo Stato dovrebbe sostenere questa iniziativa, rendendola gratuita”), ma il partito raccoglie solo l’1% dei voti e non entra nella Duma.

C’è l’Anna sui campi. Una tennista dalle grandi qualità e dai modi fiabeschi, quasi mistici. Un fare distaccato, una camminata delicata e un volto quasi monacale e talmente puro da lasciare incantati. Era indecifrabile, sul campo. Silenziosa ed educata, sempre. Beh, proprio sempre no. Nel 2008, nell’iconico match di Fed Cup tra Russia e Israele, un’inedita Anna si scaglia contro l’antisportivo pubblico israeliano. Vince un punto e comincia a sbraitare “c’mon”, più assatanata della Sharapova quando urla spaccandoci i timpani. A volte si batte il petto, urla, ma sembra un cucciolo di tigre più che una belva feroce. Vince punti su punti in serie, mentre il pubblico continua a fischiarla. Ma lei non sbaglia più nulla per cinque minuti. A condire il tutto una Sharapova in tribuna, versione cheerleader alta quasi due metri, che ride e festeggia saltellando divertita dalla visione dell’ascetica Chakvetadze trasformata in panterona. Uno dei momenti più trash e più belli che io ricordi sui campi da tennis. Anna, indimenticabile finta felina, ancora più dolce e più bella.

. “Never say never” ha detto ridacchiando. “Non puoi mai sapere cosa succederà nei giorni a venire. Chi sa cosa potrebbe succedere tra tre anni? Ci sono stati così tanti tennisti che sono tornati dopo molti anni. Magari mi sentirò meglio e tornerò. Vedremo”. Sarebbe splendido rivedere il suo tennis aureo ed elegante. In fondo so che tornerà. Tutti o quasi tornano, prima o poi. Sì, adesso commenta qualche partita Slam in Russia e allena alcune juniores futuribili, ma tornerà. Vero, Anna?

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