Jimmy Arias: l’inventore del diritto moderno

La storia di un emigrato e del suo figlio maggiore che, insieme, rivoluzionarono il modo di giocare il diritto.

“Ragazzo, da adesso non fai più un gioco!”. Disse così, a metà degli anni ’70, l’undici volte campione Slam Rod Laver all’allora dodicenne Jimmy Arias.  Le cose non andarono proprio come aveva pronosticato la leggenda aussie. Nonostante perse il set, Jimmy, fece altri tre games al divino Laver e usci dal campo con una onorevolissima sconfitta per 7-5.

MOTIVAZIONI – A fine match il papà di Jimmy gli disse niente di più e niente di meno di queste cinque parole: “Hai fatto il tuo dovere, ragazzo”. Non molto per un papà che ha appena visto il suo figlio dodicenne strappare 5 game al campionissimo Laver, ma per Jimmy furono già tanto! “Quelle parole sono state quanto di più somigliante ad un complimento sia uscito dalla bocca di mio padre”, dichiarò un giorno Arias al giornalista John Feinstein. “La filosofia di mio padre era quella di non farti mai un complimento quando avevi fatto bene ma solamente richiamarti quando avevi fatto male. E credo sia stato solo grazie a lui se sono arrivato numero 5 del mondo”.

STORIE DI MIGRANTI – Nato a Buffalo nel 1964 (il 16 agosto) Jimmy, era figlio di un migrante. Il papà di Jimmy, Antonio Arias nacque in Spagna ma, ben presto, nel tentativo di sfuggire alla guerra civile, la sua famiglia parti per Cuba. Lì Antonio crebbe e nel 1959, prima della rivoluzione, partì alla volta degli Stati Uniti, per frequentare il college. Antonio che da ragazzo giocava nella nazionale di calcio cubana, sport al quale cercò di avviare Jimmy, il suo figlio più grande. Ma dopo avere provato lui stesso il gioco del momento, comprò a Jimmy una Dunlop Maxply manico 4 ed iniziò ad introdurlo al meraviglioso mondo del tennis così come ogni padre che senza alcuna concezione del gioco, potrebbe fare con il proprio figlio. Antonio, comprò un libro e mandò Jimmy a prendere lezioni da un maestro locale. Il papà di Jimmy, nonostante non avesse mai giocato a tennis, fece però qualcosa che nessuno finora aveva fatto. Con i suoi occhi da profano non capiva i limiti, le convenzioni e le diatribe di carattere tecnico su cosa fosse giusto e cosa non fosse giusto fare nell’esecuzione dei vari colpi. Con le sue conoscenze ingegneristiche, la sua verve agonistica ed il suo spirito di adattamento che solo chi si trova da solo in un paese straniero può capire trasformò irreparabilmente il mondo del tennis.

OLD STYLE – All’inizio degli anni ’70, chiunque si avvicinasse al tennis si sentiva ripetere le stesse identiche parole, quando andava a lezione da un maestro. Apri subito, porta la racchetta dietro, movimento lineare e finisci il movimento puntando la testa della racchetta in direzione del punto in cui vuoi spedire la palla, interrompendo così, quasi a metà, il finale. A quei tempi il diritto più inusuale era quello di Bjon Borg. Lo svedese usava una presa western ma comunque chiudeva il finale puntando la testa della racchetta verso il punto dove voleva indirizzare la palla. Come ha dichiarato Jimmy Arias,  alla rivista Tennis Magazine: “I maestri insegnavano lo stile classico:  impugnatura continental, piedi puntati…”

LASCIA ANDARE IL BRACCIO – Antonio Arias, il papà di Jimmy, non era di questo avviso.  Realizzò che interrompendo lo swing, nel punto in cui la testa della racchetta indicava il punto dove si indirizza la palla, si sarebbe provocata una brusca frenata della racchetta stessa, togliendo così potenza e spin ai colpi. “Mio padre mi disse di non fermare la racchetta ma di lasciarla andare. Fu questo il segreto del mio diritto” ha dichiarato Arias. Accorgimenti che nel 2017 sembrano scontati ma non era così negli anni ’70. Arias iniziò giocare con una semi-western, in open stance. Sotto la guida di suo padre iniziò ad anticipare la palla creando angoli impensabili per allora.

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Jimmy Arias

“Mi allenavo 7-8 ore al giorno!”, disse Arias. Ma una volta perfezionato il suo diritto, Jimmy, ottenne una arma capace di cambiare l’inerzia dei punti. Iniziò a dominare il circuito juniores. Quando aveva dodici anni e incontrò Laver era numero dieci della sua categoria, arrivò alla finale dei campionati giovanili under 12 e perse contro il più forte di allora. Quando tornò a casa sua padre gli disse “Come hai potuto perdere così malamente?!”  Da allora Jimmy  non perse più una finale della sua categoria.

DA BOLLETTIERI – Antonio, il padre di Jimmy fece tutto il possibile per favorire la carriera del figlio. Incluso un viaggio a Sarasota dove conobbero il manager di una nuova Academy, tale, Nick Bollettieri. Che in realtà non aveva ancora completato la costruzione dell’Academy e quindi ospitò Jimmy a casa sua. “Ci lasciò tutti di stucco”, dichiarò Bollettieri. “Jimmy saltava letteralmente in aria, spostando tutto il peso del suo corpo sul suo diritto e poi lo accompagnava con la sua spalla. Aggiungi la sua presa semi western ed hai un anteprima di quello che sarebbe stato il diritto moderno. Jimmy smashava la palla mentre gli atri si limitavano a spingerla. Capi in un attimo che era questo il mondo più giusto di colpire la palla!”. Molto presto il diritto di Arias divenne il diritto alla Bollettieri. “Gli altri ragazzi iniziarono ad imitare il diritto di Jimmy”, dichiarò Nick. ” Ben presto quello divenne il segno distintivo dell’Accademia. E sono convinto che abbia rivoluzionato il tennis”. Jimmy non riusci a sfondare il muro della top-five. In carriera vinse solo cinque tornei tra cui gli Internazionali di Roma. Negli anni ’80 il tennis iniziava a diventare più muscolare: Boris Becker vinse Wimbledon nel 1985 e all’accademia di Bollettieri si facevano strada giovani come Jim Courier Andre Agassi. Jimmy e suo padre ebbero comunque il merito di inventare il diritto moderno.

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