Carlos Alcaraz, cuore spagnolo sulla terra di Parigi: “Roland-Garros? Un sogno diventato realtà”

Carlos Alcaraz torna al Roland Garros per difendere il titolo. Dai sogni d’infanzia al trionfo sulla terra rossa, il giovane campione racconta la sua ascesa, i sacrifici e l'eredità di Rafael Nadal.
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Dai sogni di bambino alla gloria sul Philippe-Chatrier

Per Carlos Alcaraz, il Roland-Garros è molto più che un torneo: è il palcoscenico dove il sogno di un ragazzino si è trasformato in realtà. Oggi, a 22 anni, con già quattro titoli Slam in bacheca e una maturità fuori dal comune, il giovane murciano ritorna a Parigi per difendere il titolo conquistato nel 2024, consapevole del significato speciale che questo torneo ha sempre avuto per lui. “Ho visto molti tennisti spagnoli giocare lì, incluso Rafa Nadal. Ricordo che da bambino correvo a casa da scuola per accendere la televisione e tutto ciò che volevo era passare il pomeriggio a guardare le partite”, racconta con emozione.

L’amore per il torneo parigino non è mai stato un caso. La sua prima esperienza sulla terra rossa di Parigi risale a quando aveva 11 anni, partecipando a un torneo giovanile. “Il primo giocatore che ho visto dal vivo fu Richard Gasquet, e pensai: ‘Un giorno sarò qui’”. Un pensiero che si è trasformato in motivazione, determinazione e infine, nel 2024, in un trionfo che resterà scolpito nella storia del tennis.

Lavoro, sacrifici e il sostegno della famiglia

Dietro ogni trionfo, c’è una storia di fatica e rinunce. Alcaraz non ha mai nascosto quanto sia costato arrivare a questi livelli. “Ci vuole talento, certo, ma senza duro lavoro non ha senso. Per anni ho fatto sacrifici enormi per raggiungere il mio obiettivo”.

Il sostegno dei genitori e delle persone a lui vicine è stato determinante, soprattutto nei momenti più difficili. Quando le sconfitte lo colpivano come “un enorme schiaffo in faccia”, il conforto arrivava sempre da chi gli è accanto. “Ogni volta mi dicevo: ‘Ok, sono dove ho sempre sognato di essere. Non c’è tempo per la frustrazione, bisogna godersi il momento’”. Questo approccio mentale è diventato la sua forza, la chiave con cui affronta vittorie e battute d’arresto.

Rafael Nadal, idolo e mentore

Nella carriera di Alcaraz, un nome è sempre stato presente come punto di riferimento: Rafael Nadal. Dall’ammirazione da bambino fino alla condivisione del campo da doppio ai Giochi Olimpici, il legame con il maiorchino ha segnato profondamente la crescita del giovane campione.

“Rafa è una persona eccezionale, umile, che gioca ogni partita con passione. Giocare insieme a lui mi ha insegnato molto su come gestire la pressione e prepararsi mentalmente”. L’esperienza olimpica, culminata con una medaglia d’argento, ha ulteriormente consolidato la sua connessione con il pubblico francese e con i valori dello sport. “Giocare con il tricolore spagnolo sul petto, pochi mesi dopo il titolo a Parigi, è stata un’esperienza che non dimenticherò mai”.

Un gioco in evoluzione tra terra rossa e cemento

Nonostante la terra battuta sia il terreno che l’ha visto crescere, Alcaraz ammette che la sua superficie preferita resta il cemento. “Non ho messo piede su un campo in cemento fino a 11 o 12 anni, ma oggi credo che il mio gioco si adatti molto bene a entrambe le superfici”. La sua abilità di adattamento, combinata con un tennis esplosivo e moderno, lo rende una minaccia costante su ogni campo.

Accanto a lui, un coach d’eccezione: Juan Carlos Ferrero, vincitore del Roland-Garros 2003. “Ho visto i video delle sue partite. Era fortissimo, soprattutto negli spostamenti. A volte sogno di avere il suo stesso gioco”, confida sorridendo.

Un futuro ancora tutto da scrivere

Con la maturità di chi ha già affrontato il successo e le difficoltà, Carlos Alcaraz torna a Parigi con la voglia di riscrivere ancora una volta la storia. In campo, con la grinta e l’umiltà che lo contraddistinguono; fuori, con il carisma di chi è destinato a diventare il nuovo volto del tennis mondiale. “Sono dove ho sempre sognato di essere. Non resta che continuare a lottare e godermi ogni istante”. E se il passato ha il volto dei suoi idoli, il futuro porta già il suo nome.

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