A 38 anni, Novak Djokovic continua a ridefinire il concetto di longevità nel tennis moderno. Con la vittoria su Alexander Zverev nei quarti di finale del Roland Garros 2025, il fuoriclasse serbo ha conquistato la sua 51ª semifinale Slam, diventando il secondo semifinalista più anziano della storia del torneo parigino nell’era Open, superato solo da Pancho Gonzales nel 1968. Ma non è solo la statistica a impressionare: è l’intensità, la fame e la lucidità con cui Djokovic affronta ogni match che continuano a stupire appassionati e addetti ai lavori.
La vittoria contro Zverev: tecnica, vento e cuore
Contro il numero 3 del mondo, finalista a Parigi nel 2024, Djokovic ha offerto una prestazione di grande spessore tecnico e tattico, imponendosi in quattro set (4-6, 6-3, 6-2, 6-4). La partita è stata segnata da un forte vento, elemento che ha condizionato pesantemente le scelte di gioco del serbo. “Magari in TV non si vede, ma in campo si sentiva tantissimo. Nell’ultimo game sembrava di giocare contro due avversari”, ha spiegato, raccontando come le continue palle corte siano state una risposta strategica alla difficoltà di colpire con efficacia da fondo campo.
Nonostante un inizio in salita, Djokovic ha saputo cambiare ritmo e approccio, dimostrando ancora una volta la sua capacità di adattarsi e reinventarsi. “Ho provato a portarlo a rete, a rischiare. Era l’unico modo”, ha raccontato con realismo, sottolineando la tensione nei momenti decisivi del match.
Il ritorno alla forma: dai fallimenti nei Masters al ruggito nei Grand Slam
Il 2025 non era iniziato nel migliore dei modi per il serbo. Diverse eliminazioni al primo turno nei tornei Masters 1000 avevano acceso dubbi sulla sua tenuta e competitività. Ma Djokovic non ha mai smesso di crederci. “Quest’anno ho perso presto in diversi tornei, non succedeva da molti anni. Dovevo trovare il modo per tornare competitivo negli Slam, e l’ho fatto”, ha detto con soddisfazione.
Determinante, in questo processo di rinascita, è stato anche il titolo vinto a Ginevra, il numero 100 in carriera. Un successo che ha dato fiducia e ritmo, contribuendo a cementare la convinzione di potersi ancora esprimere al massimo nei tornei che contano davvero. “È stata una scelta giusta giocare lì, mi ha aiutato mentalmente ad affrontare meglio questo Roland Garros”, ha ammesso.
Verso Sinner: il confronto più atteso
Ora lo aspetta Jannik Sinner, il nuovo numero uno del mondo, reduce da una serie impressionante di vittorie e già vincitore contro Djokovic negli ultimi tre confronti diretti, compresa la semifinale dell’Australian Open 2024. Un ostacolo enorme, ma anche un’opportunità di rilancio straordinaria.
“Niente mi motiva di più, alla mia età, che partite come questa. I match contro i migliori, nelle fasi finali di uno Slam, tirano fuori il meglio di me”, ha dichiarato con trasporto. Djokovic è consapevole della difficoltà del compito: “Sinner sta giocando un tennis incredibile, completo in ogni aspetto. Sarà durissima reggere il ritmo, ma è così che deve essere a questo livello”.
Il serbo non si illude, ma nemmeno si arrende: “Non penso a come fermarlo, penso a come eseguire il mio piano. Mi siederò con il mio team, ci alleneremo su alcuni aspetti specifici. Farò di tutto per farmi trovare pronto”.
Un’impresa storica nel mirino
Se Djokovic dovesse superare Sinner, e successivamente uno tra Carlos Alcaraz o Lorenzo Musetti in finale, diventerebbe il primo giocatore nell’era del ranking ATP a battere i primi tre del mondo in un unico Slam. Un’impresa che, nella sua unicità, racchiude perfettamente l’essenza di Novak Djokovic: un atleta che non si stanca mai di scrivere la storia, anche quando il tempo sembrerebbe spingere in un’altra direzione.
Con la forza della motivazione, la saggezza dell’esperienza e la classe intatta del campione, Djokovic si prepara all’ennesima sfida. Perché, come lui stesso ha detto, “in fondo, è per vivere momenti come questi che continuo a spingermi ogni giorno oltre i miei limiti”.