Il prime time della discordia al Roland Garros: sessismo o strategia?

Il Roland Garros continua a escludere le partite femminili dalle sessioni serali. Scelte logistiche o discriminazione? Il dibattito divide il mondo del tennis.
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Un’ombra sulla magia serale di Parigi

Il fascino delle serate a Roland Garros è indiscutibile: il cielo si tinge di rosa sulla terra rossa del Philippe Chatrier, il pubblico si prepara a vivere il match clou della giornata. Ma da qualche anno, questo incanto è accompagnato da una controversia che ha acceso un acceso dibattito nel mondo del tennis: l’assenza quasi totale di partite femminili nelle sessioni notturne. Da quando sono state introdotte nel 2021, solo quattro incontri WTA hanno avuto l’onore di essere programmati in prime time, l’ultimo nel 2023. Una scelta che divide appassionati, atleti e dirigenti, sollevando interrogativi profondi sulla parità di genere nello sport professionistico.

Ons Jabeur contro la “doppia morale”

A dare fuoco alle polveri è stata Ons Jabeur, che non ha esitato a definire “triste e inaccettabile” la linea seguita dal torneo. La tennista tunisina ha espresso con forza la sua frustrazione: “Spero che chi prende queste decisioni non abbia figlie femmine, perché non credo voglia vederle trattate così.” Secondo Jabeur, negare visibilità al tennis femminile in fasce orarie di massimo ascolto equivale a non offrirgli la possibilità di crescere, confermando la “doppia morale” di chi critica la WTA per il minor seguito, ma non le concede le stesse opportunità.

A sostegno delle sue parole, si sono espressi anche nomi storici come Chris Evert e Pam Shriver, che vedono nella programmazione attuale una chiara forma di discriminazione. Ma il fronte delle opinioni è tutt’altro che monolitico.

La posizione di Swiatek e la difesa di Mauresmo

Iga Swiatek, numero uno del mondo, ha adottato un punto di vista più pragmatico. La polacca ha spiegato come, per lei e molte colleghe, “giocare di giorno è preferibile” per ragioni fisiche e logistiche: garantisce tempi di recupero migliori e una gestione più equilibrata del torneo. Non considera quindi la scelta degli organizzatori una forma di discriminazione, ma una modalità che favorisce le atlete nel lungo percorso del torneo.

Anche la direttrice del Roland Garros, Amélie Mauresmo, ha difeso con determinazione le scelte fatte, respingendo le accuse di sessismo. L’ex campionessa ha chiarito che “non è una questione di qualità, ma di formato”: un match maschile, garantendo almeno tre set, offre più tempo di gioco e quindi un ritorno maggiore per chi paga anche 160 euro per un biglietto serale. In sostanza, l’argomento è che uno spettacolo più lungo è percepito come più “valido” e giustifica il costo più elevato rispetto alla sessione diurna.

Strategia commerciale o ingiustizia culturale?

Questa logica viene però vista da molti come una giustificazione miope e limitante. È vero che le partite maschili, con il formato al meglio dei cinque set, hanno maggiore probabilità di offrire un match lungo e combattuto. Ma ridurre l’offerta femminile a una questione di durata rischia di ignorare la qualità, la passione e la narrazione sportiva che molte partite WTA sono in grado di offrire.

Paesi come Australia e Stati Uniti sono riusciti a bilanciare la programmazione serale offrendo due partite per sessione, una maschile e una femminile. A Parigi, invece, il match serale parte tardi (dopo le 20:15), rendendo logisticamente complesso ospitare due incontri. Ma questa non è una giustificazione sufficiente per escludere sistematicamente il tennis femminile. Come evidenziato da alcuni commentatori, “non c’è peggior disuguaglianza che trattare in maniera uguale due situazioni disuguali”, ma nemmeno si può ignorare un evidente sbilanciamento che va avanti da anni.

Il futuro del tennis femminile passa anche dalla visibilità

L’equilibrio tra spettacolo, equità e mercato è difficile da raggiungere, soprattutto in un’epoca dove le istanze di giustizia sociale si scontrano con le esigenze economiche degli eventi sportivi. Ma la domanda resta: cosa perde il tennis quando nega alle donne la visibilità del prime time?

Forse il Roland Garros ha ancora margine per evolvere, trovare una via di mezzo tra esigenze di spettacolo e riconoscimento dell’eccellenza femminile. Sperimentare con anticipi, alternanza e programmazioni flessibili, come accade altrove, potrebbe essere un passo avanti non solo per la parità, ma anche per la qualità complessiva del torneo.

L’evoluzione del tennis è sempre stata scritta non solo sui campi, ma anche nelle scelte dei suoi organizzatori. Ora spetta a loro dimostrare se vorranno essere parte del cambiamento o continuare a difendere uno status quo sempre più contestato.

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