Oramai manca meno di un mese al rientro di Novak Djokovic: il serbo tornerà a tracciare fendenti sui campi di Abu Dhabi, nel tradizionale torneo di esibizione che si giocherà anche quest’anno a cavallo fra la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo.
L’attesa è di quelle riservate ai grandi eventi: nessuno sa dire con certezza quale sarà il livello di gioco che il serbo sarà in grado di esprimere, nessuno è in grado di affermare un incontestabile imminente ritorno al successo dell’oramai fu Robonole, nessuno può esprimersi in maniera definitiva circa il tempo di cui Novak avrà bisogno per tornare ai livelli che gli competono, così come nessuno si sbilancerebbe nell’affermare che il tennista di Belgrado sarà capace di raggiungere nuovamente quei medesimi livelli. Molti sono quindi i dubbi, poche le certezze. Novak ha poi aggiunto un’ulteriore variabile con l’aggiunta di un nuovo, inaspettato, elemento al suo già contorto team, andando a pescare nel novero degli ex tennisti e scegliendo un freschissimo membro di questa categoria, l’amico e connazionale Radek Stepanek. In un quadro tanto composito ed apparentemente privo di punti di riferimento, cerchiamo di tracciare una mappa muovendoci fra i punti fermi ai quali Novak dovrà aggrapparsi se vorrà completare la sua personale scalata verso il ritorno al successo, emulando quanto fatto nella stagione appena conclusasi dai due colleghi Federer e Nadal.
Sembrerà forse banale dirlo, ma Novak dovrà innanzitutto partire bene, perché, si sa, chi ben comincia è a metà dell’opera; il serbo dovrà mettere sin da subito in chiaro le cose: “sono tornato, e ora dovrete fare i conti anche con me“. I suoi colleghi si sono difatti ormai abituati alla sua assenza, e più di una volta abbiamo visto nella stagione da poco terminata trionfi, anche in tornei importanti, ottenuti senza affrontare alcun campionissimo. Djokovic dovrà essere in grado di far sì che torni a serpeggiare nel circuito lo spauracchio del serbinator, e quale occasione migliore per far sentire subito la propria voce degli Open d’Australia? Il serbo ho dominato in lungo ed in largo negli ultimi anni a Melbourne, ed il torneo australiano è senz’altro in grado ci suscitare ottimi ricordi nella mente di Djokovic, che dovrà pertanto essere abile nello sfruttare tali condizioni ottimali per piazzare subito la zampata vincente. Certo immaginare un successo a tinte rosso blu già nel primo major dell’anno parrebbe quanto meno inverosimile, ma chi d’altronde avrebbe profetizzato la vittoria di Federer nell’ultima edizione del torneo? Djokovic dovrà altresì fare i conti con un tabellone che sarà fuor di dubbio uno dei più complicati degli ultimi anni, visti i numerosi rientri di giocatori di vertice aventi ad oggi “bassa” classifica, ma la sua presenza stessa in tabellone da testa di serie numero 12 potrebbe costringere gli eventuali pretendenti al trono a scontrarsi col serbo già verso la fine della prima settimana, serbo che si troverebbe in tal caso ad affrontare i più forti fra gli avversari ai primi turni, quando questi potrebbero non aver ancora raggiunto la forma ottimale. Insomma, Nole dovrà partire bene, e gli Australian Open potrebbero costituire un ottimo trampolino di lancio verso una stagione da protagonista.
Altra incognita riguarda il gioco del serbo: Novak nei primi mesi del 2017 sembrava aver perso quel particolare asset tecnico-tattico che gli aveva permesse di dominare tanto a lungo su tutti i suoi avversari, un gioco fatto di colpi penetranti e profondi, scagliati da ogni angolo del campo, un servizio non potentissimo ma estremamente preciso ed efficace nei momenti delicati dei matches, ma soprattutto dei fondamentali granitici; molto si è detto del rovescio di Novak, probabilmente uno dei più solidi ed efficaci dell’intera storia del tennis, colpo col quale Djokovic è in grado di manovrare lo scambio, entrando in profondità con l’incrociato per poi cambiare subitaneamente in lungolinea lasciando fermo l’avversario; il rovescio è stato inoltre la chiave di volta delle numerosissime vittorie ottenute dal serbo ai danni di Nadal, sfiancato e reso inerme col suo colpo migliore, il diritto, proprio grazie ai rovesci profondi e piatti indirizzati verso il lato sinistro dell’iberico. Il Djokovic degli ultimi otto anni aveva però un’arma in più anche nel diritto, le cui traiettorie micidiali incrociate strette hanno messo in difficoltà svariati avversari, spinti fuori dal campo da un diritto ora profondo e penetrante, ora scagliato inside in verso l’angolo sinistro.
Se Djokovic però, anche nei primi mesi dell’anno che volge al termine non sembrava riscontrare particolari problemi col colpo bimane, è spesso sembrato proprio il diritto il fondamentale ad aver abbandonato Novak, lasciandolo disarmato dinnanzi agli avversari in grado di metterlo alle corde proprio da quel lato del campo. Djokovic dovrà quindi risultare in grado di recuperare profondità ed efficacia proprio con il diritto, affiancandolo a quel rovescio tanto determinante per ricomporre un bagaglio tecnico che gli permetta di sovrastare nuovamente gli avversari da ogni punto del campo.
Last but not least, Novak dovrà tornare ad essere il migliore in quell’aspetto del gioco nel quale negli anni scorsi ha più volte dimostrato di poter essere superiore a gran parte dei suoi avversari, l’aspetto mentale. Il Novak visto in campo nelle ultime apparizioni era un giocatore svogliato, non più capace di attingere ad una riserva di energie psicofisiche un tempo inesauribile, di primeggiare sugli avversari prima di tutto sul piano mentale, di esprimere una motivazione ed una voglia di vincere raramente viste prima su un campo da tennis; in poche parole un tennista che aveva perso la voglia di vincere, dopo aver vinto tutto ciò che si poteva vincere, un tennista senza più motivazioni bastevoli per tenerlo attaccato con ogni residuo di forza al campo di gioco. In tal senso i tifosi sperano che il serbo abbia giovato della lunga pausa lontano dai campi per ritrovare quella voglia di vincere, per riacquisire gli stimoli che lo spingano ad esprimersi al meglio. Altro auspicio è che in tal direzione muova anche la scelta del nuovo elemento aggiunto al team del serbo, Radek Stepanek, un tennista che sulla passione per il gioco ha costruito i suoi successi, e che potrebbe concorrere al recupero degli stimoli per Djokovic instillandogli quel viscerale amore per il gioco che Novak sembra aver perso per strada.
Molte restano sicuramente le incognite, e certamente Novak non potrà trovare in questo articolo le risposte a tutti i suoi interrogativi o la mappa per il tesoro, ma sono certo che se il serbo si dimostrerà in grado di lavorare nella giusta direzione sugli aspetti del gioco sopra elencati potrà tornare a dire la sua sull’affollata scena del circuito.
2 comments
Nole é un guerriero e, sicuramente, si sta preparando al meglio per essere competitivo. Non vedo l’ora di vederlo giocare. Gli avversari hanno festeggiato in questo anno ma, spero, che la supremazia Svizzera e spagnola possa finire, o, quanto meno, contrasta.In bocca al lupo Nole!
Penso sarà di nuovo n. 1