Jannik, che fatica!

Sinner se la cava tra i flutti di una partita complicatissima con Barrere e guadagna il secondo turno marsigliese: 7-6, 6-7, 7-5.

Sotto gli occhi di un inquietante pubblico di cartone, Sinner cerca sicurezze ma trova tanta sofferenza e mostra una volta di più la sua forza mentale unita ai vistosi difetti di gioventù.

Nonostante il tennis sia uno sport un po’ diverso dagli altri non può sottrarsi alle logiche umane, per cui i due trofei ATP sollevati di recente non valgono al nostro teenager nemmeno un briciolo di tranquillità: le successive eliminazioni al primo turno (Open d’Australia e ATP di Montpellier), gli acciacchi fisici e ovviamente la relazione con la modella e influencer Maria Braccini (i più arguti sottolineano il nome tennisticamente infelice) hanno sollevato la maretta e i rumori del web e del giornalismo acchiappaclick. Così va il mondo: da fenomeno a meteora in due mosse, senza passare dal via.
La verità è che l’esperienza conta moltissimo, altrimenti non avremmo i tre tenori ultraottuagenari che tengono alla frusta tutti quanti… vabbè quelli sono dei mostri extraterrestri direte voi: avete ragione, ma il discorso vale anche a livelli inferiori. E così non c’è da stupirsi che il ragazzo di San Candido che noi vediamo già a lottare per gli Slam al tavolo dell’alta top ten debba invece soffrire contro professionisti di medio corso dalla carriera non esattamente scintillante. Fa ancora fatica a padroneggiare i match, soprattutto non riesce a chiudere in fretta i punti e deve spendere molta più energia del dovuto, pagando poi in termini di continuità. È incostante e a volte i suoi fondamentali lo abbandonano senza il minimo preavviso. E allora? E allora Roma non è stata fatta in un giorno, per fortuna Jannik – catechizzato in tal senso da coach Piatti – ne è pienamente consapevole ed è il primo ad aspettarsi un ottovolante nei prossimi anni, e notti insonni a cercare di spiegarsi le sconfitte inattese e brucianti.
Eh sì. Perciò un primo turno con Barrere che potrebbe finire 6-2, 6-3 si trasforma in una corsa nel fango. Il francese gioca bene e tiene il servizio facilmente mentre Jannik concede palle break a profusione (13 a fine match, di cui 10 salvate), va sotto poi rimedia e arriva inevitabile il tiebreak, il settimo dell’inizio della stagione. È qui che Sinner sale in cattedra e, nonostante la sfortuna di una palla che salta due volte sul nastro prima di spegnarsi imprendibile nel suo campo, rimane aggressivo dal primo all’ultimo punto, scendendo anche a rete se necessario. Il 7-6 in un set caratterizzato da una prima di servizio davvero sterile è oro colato.

Barrere non si scoraggia e continua a tenere la battuta senza soffrire mentre Jannik concede tre palle break prima di arpionare il tre pari.
La prima occasione per Sinner arriva in un momento caldissimo, sul 5-5 ma non riesce a trasformarla e gli tocca tribolare per trascinare anche questo set al tiebreak. Sinner si aggrappa alle sue certezze fondocampiste e si trova due volte in vantaggio, poi perde la misura e Barrere ne approfitta per pareggiare il conto.

Il terzo parziale conferma l’estremo equilibrio, Jannik fatica nel chiudere i punti, Barrere si tiene a galla a forza di ace. Nel sesto gioco Jannik suona la carica con il rovescio lungolinea e si procura due palle break: sulla seconda il francese perde il controllo del dritto e Sinner sale 4-2. È fatta? Neanche per sogno, perché Jannik concede due palle break e mette fuori un dritto comodo per poi gettare a terra malamente il ferro del mestiere. Il blackout non si ferma al 4-4, c’è un altro break e il francese va a servire per il match. Barrere fa suo il primo quindici ma al momento di spingere l’avversario nel baratro lo grazia con due errori, poi Jannik lo sbatte fuori dal campo dopo un lungo braccio di ferro e si va a prendere due palle break. La prima vola via su una stecca di dritto, la seconda prende vita grazie a un erroraccio a rete del francese: 5 pari. Jannik va ancora sotto 15/40 ma questa volta ci mette una pezza e con quattro punti di fila si porta avanti 6-5, mandando Barrere a servire con un pesante zaino di rimpianti sulle spalle. Jannik ne approfitta e si procura tre sospiratissimi matchpoint. Basta un rovescio profondo sulla seconda di servizio per tagliare il traguardo con un 7-5 preziosissimo, dopo tre ore di battaglia. Domani lo aspetta un altro francese, il mancino e creativo Hugo Gaston che come lui ha incantato al Roland Garros, un avversario diverso, un’altra tappa del percorso.

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