Quando la NextGen non sarà più Next?


E’ passata una settimana dal primo Slam stagionale che ha visto Rafael Nadal vincere il suo ventunesimo titolo contro Daniil Medvedev.

Il russo arrivava come grande favorito per il titolo, dopo che a New York, si era aggiudicato il suo primo titolo battendo in finale Novak Djokovic.

Vedendo poi l’andamento della finale sorge spontaneo chiedersi cosa dobbiamo aspettarci da questa NextGen di tennisti e quando saranno pronti per non essere più considerati come Next ma Now…

L’etichetta NextGen è stata una mossa commerciale di ATP inventata qualche anno fa per creare interessa attorno alla nuova generazione di tennisti in un momento in cui i BigThree sembravano avviati verso il declino e c’era (possiamo dire c’è) la paura di registrare un forte calo di appassionati.

Nadal,Djokovic e Federer invece hanno dimostrato di esser ancora competitivi (specialmente i primi due) e non volere ancora abdicare in favore dei giovani che spingono per emergere.

Messa giù in questo modo sembra che i vari Thiem, Medvedev, Zverev e Tsisipas non vincano nulla, in realtà sono molto competitivi ma sembrano difettare molto in tenuta nel tennis 3 su 5, ovvero gli Slam, metro di misura per definire la massima espressione del valore di un tennista.

Se analizziamo l’albo d’oro delle 4 prove dello Slam, possiamo notare che negli ultimi 4-5 anni ci sono stati solo due vincitori diversi dai soliti noti.

Il primo Dominic Thiem ha vinto gli UsOpen nel 2020 quando Novak Djokovic si è autoeliminato dal torneo per la pallata al giudice di linea, in una finale contro Sascha Zverev in cui ad un certo punto non era chiaro chi dei due avesse più paura di vincere.

Il secondo è Daniil Medvedev che lo scorso anno ha vinto dominando un contratto Djokovic schiacciato probabilmente dalla pressione per il Grande Slam.

Il russo, a detta di tutti, è sempre sembrato il più pronto per prendere lo scettro di numero uno e in tanti pensavano che dopo l’affermazione dello scorso anno si sarebbe ripetuto in Australia.

Come ben sappiamo è andata diversamente, e proprio l’andamento della finale mi spinge a chiedermi se mai vedremo questi tre ragazzi prendere la scena senza dover aspettare il declino dei tre mostri.

Il russo stava dominando la finale, ma ad un certo punto il meccanismo si è bloccato, merito ovviamente anche di un competitor assoluto come Nadal, che per quanto concerne la voglia di lottare non è secondo a nessuno; e che tatticamente è di un’intelligenza assoluta.

Quando lo spagnolo ha perso il secondo set  avanti di due break si pensava già ad un rapido epilogo(tranne lui ovviamente), nel terzo il russo si è seduto e nel quarto si è disunito, perdendosi anche contro il pubblico e a quel punto l’inerzia si era spostata tutta verso lo spagnolo.

Rafa ha cambiato durante il match, sotto due a zero ha cercato soluzioni nuove per scardinare il muro russo che invece non è stato in grado di continuare con lo stesso piano tattico e si è spesso intestardito in scelte tattiche errate(tipo continuare a cercar il dritto di Rafa che puntualmente lo colpiva lungolinea).

Ma Medvedev non è l’unico che si è bloccato in una finale Slam, lo scorso anno il greco Stefanos Tsisipas durante la finale al Roland Garros contro Novak Djokovic è incappato nello stesso errore.

Vinto il primo, dominato il secondo, non è più riuscito a tenere quel ritmo ed è lentamente caduto sotto i colpi del serbo che ha modificato il suo gioco, l’ha lavorato ai fianchi per finirlo al quinto set.

In quell’occasione ovviamente, tanti hanno dato la colpa alla paura dell’esordiente che paga lo scotto dell’inesperienza su un palcoscenico di quel tipo.

Altro giocatore che è già apparso più volte in finale Slam è Dominic Thiem, unico assieme al russo ad aver sbloccato la casella delle vittorie.

L’austriaco nel 2018 e 2019 ha perso a Parigi contro Nadal, poi nel 2020 contro Djokovic in Australia. Se contro lo spagnolo però non aveva dimostrato di poter esser davvero in grado di vincere, contro il serbo era in vantaggio per 2 set a 1 ed anche qui al quinto set il titolo è sfumato.

New York invece è andata diversamente, sotto 2-0 contro Sascha Zverev (fino a quel momento ingiocabile) è riuscito a rimontare portando il match al quinto dove la paura di vincere ha più volte preso la scena colpendo ad ogni turno di servizio i due giocatori.

Proprio il tedesco, di questi quattro giocatori sembra il meno attrezzato per poter arrivare in fondo ad un torneo 3 su 5, anche quest’anno è uscito malamente contro Denis Shapovalov confermando ancora una volta che gli Slam, al momento, non fanno per lui.

Fare previsioni non è mai facile, è sicuro divertente, in particolar modo in uno sport come il tennis è difficile azzeccarle in quanto la stagione è lunghissima e piena di variabili, dati alla mano si fa fatica al momento a pensare che questi ragazzi siano pronti per prender il ruolo di protagonisti del circuito.

Quando Zverev  vinse le AtpFinals nel 2018, dopo che aveva battuto in tornei Master1000 tutti i BigThree, lo si dava per il prossimo numero 1 e dominatore del circuito; ma la realtà è stata ben diversa, con due anni conditi di grandi alti e bassi.

Dominic Thiem dopo la vittoria a New York, contro ogni previsione, è andato in crisi depressiva in più ha avuto diversi problemi fisici che l’hanno tenuto ai box e ancora non è rientrato in campo.

Nella conferenza stampa post finale, Daniil Medvedev ha gettato un’ombra sul suo futuro mostrandosi molto depresso, ma la delusione appena patita era tanta.

Nessuno discute il valore di questi giovani, che sono grandi talenti, ma ci si aspettava un livello di maturazione maggiore e che li vedessimo prendersi la scena detronizzando i tre dominatori sul campo; allo stato attuale delle cose non sembrano ancora in grado invece di compiere questo passo e si corre il rischio che ciò accadrà quando solo la tenuta atletica li renderà superiori delegittimando in un qualche modo il loro valore assoluto.

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