Le quattro moschettiere: un’era ormai finita

Per chi ha vissuto sulla Luna, le quattro moschettiere sono Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Sara Errani. In questa edizione di Wimbledon 2018, per la prima volta dopo 18 anni, nessuna di loro sarà nel tabellone principale.

Il tennis italiano femminile sta attraversando un periodo complicato, con qualche promessa giovane che si muove, ma che di certo non promette quanto le predecessori, che hanno lasciato un’eredità troppo complicata da gestire. Per un caso del destino, Wimbledon 2018 sarà come Wimbledon 2000, nessuna delle nostre Fab4 sarà ai nastri di partenza. Flavia Pennetta ha attaccato la racchetta al chiodo nel lontano ottobre 2015, idem Roberta Vinci nel mese di maggio di quest’anno.

Le uniche che ancora giocano sono l’intramontabile Francesca Schiavone, ormai precipitata in classifica, senza una wc non può partecipare neppure nei tornei WTA International. Situazione diversa per Sara Errani, che sta scontando la squalifica per doping involontario che durerà otto mesi. Quest’anno, l’unica al via di Wimbledon sarà Camila Giorgi. La situazione 18 anni fa, era ben diversa, dove al via ci furono Silvia Farina, Rita Grande, Tathiana Garbin e Giulia Casoni, passata per le qualificazioni. Quindi si può affermare che nel 2000, avevamo delle buone giocatrici già nel circuito maggiore, mentre buonissimi giovani prospetti in rampa di lancio che aspettavano solamente il momento più opportuno per farsi conoscere sui grandi palcoscenici. Adesso, invece, come siamo messi? Come ho detto prima, Giorgi unica e sola nel main draw, nelle qualificazioni ci sono dei buoni prospetti come Martina Trevisan, Deborah Chiesa, Jasmine Paolini e Jessica Pieri. Analizziamo il profilo e gli ultimi risultati delle nostre giovani.

Martina Trevisan, classe ’93 fiorentina, da junior ha fatto buoni risultati, dimostrando un ottimo talento spesso non assistito da un fisico troppo fragile. Nel circuito maggiore ha vinto 8 titoli ITF, tre 25k, un 25k+H e quattro 10k, da segnalare le finali nel 100k di Biarritz nel 2016 e nel 60k di Brescia di quest’anno. E’ la sua quarta partecipazione nelle qualificazioni di uno SLAM, a Parigi quest’anno ha perso al terzo set nell’ultimo turno di qualificazione contro Grace Min. Vanta due partecipazioni ed altrettanti primi turni nei tornei WTA, passata grazie alle qualificazioni.

Deborah Chiesa, altoatesina, è la nostra giovane che si è messa maggiormente in evidenza, grazie alla vittoria contro la Arruabarena in Fed Cup a Febbraio 2018. Ha avuto una carriera junior povera di risultati, ma nel circuito maggiore si è sbloccata agli Internazionali BNL d’Italia 2017 dove tramite le prequalificazioni ha avuto una wc per il main draw. Nel circuito ITF ha vinto tre 25k tutti lo scorso anno post Roma. Negli SLAM ha partecipato alle qualificazioni di Melbourne, perdendo al primo turno e a Parigi, dove si è issata nel main draw perdendo e non sfruttando match point in una battaglia pazzesca contro Belinda Bencic.

 Jasmine Paolini, toscana di nascita, si è fatta conoscere grazie alla vittoria nel 100k di Marsiglia della scorsa estate, precedentemente aveva vinto altri tornei da 25k e 10k dollari (cinque in tutto, più il 25k+H di Valencia). Dopo Marsiglia pochi acuti, qualche bella vittoria, come quella contro la Kasatkina nel WTA di Praga, dove ha perso nei quarti di finale contro Shuai Zhang. Vanta ben sette partecipazioni delle qualificazioni degli SLAM, senza però aver mai raggiunto risultati entusiasmanti.

Jessica Pieri, anche lei toscana, è la più giovane del gruppo; è dotata di un fisico gracile ma anche di tanto talento, ha giocato pochissimo da junior, raggiungendo però ottimi risultati fin dalla giovane età negli ITF vincendo in carriera quattro 10k e due 25k. Lei è alla prima partecipazione nelle qualificazioni di uno Slam. Nessuna di loro è andata oltre la top 140.

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Ma alla loro età, più o meno, dove erano Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci? Erano già di un altro livello? Teniamo in considerazione, più o meno, i 22 anni di età.

Francesca Schiavone fu numero 22 del ranking mondiale, fece quarti di finale a Parigi ed a Roma. Ad inizio anno nel torneo neozelandese di Auckland arrivò in semifinale.

Flavia Pennetta a 22 anni, vinse la finale del WTA di Sobot, torneo che fu costretta a giocare perché per una sola posizione rimase fuori dalle Olimpiadi di Atene.  Giocò altre 2 finali WTA, e subì in questa stagione altrettanti infortuni, chiudendo l’anno al numero 38 del mondo.

Roberta Vinci, invece, è entrata per la prima volta in carriera nella top 100 e si è issata fino al numero 41 del ranking mondiale. Ad Eastbourne superò le qualificazioni e battè la sua prima top10: Anastasija Myskina.

Sara Errani a 22 anni fece due finali, una persa con la Pennetta ed un’altra con la Safina. Fece 3T a Parigi e NY e vinse a Reggio Calabria, la Fed Cup contro gli USA, dove giocò per la prima volta in doppio con Roberta Vinci. Chiuse l’annata al numero 47 del mondo.

Dopo aver aver analizzato le carriere delle nostre rappresentanti del passato e del presente, credo sia il momento di tirare le somme. Per essere corretto, ho tenuto conto dei 22 anni d’età, visto che Chiesa e Paolini ne hanno proprio 22, mentre Trevisan 23 e Pieri 21. Il livello è abissale, sicuramente le qualità delle quattro moschettiere era migliore rispetto alle quattro ragazze odierne citate.

Pensare che la Pennetta aveva già vinto un titolo WTA, che la Schiavone era numero 22 con già un quarto di finale a Parigi e Roma, la Vinci aveva battuto la sua prima top10, la Errani aveva giocato due finali ed aveva vinto la Fed Cup. Tantissimi potrebbero essere sconfortati, però secondo me abbiamo delle giocatrici che potranno fare una carriera simile a quella di Rita Grande o a quella di Tathiana Garbin. Sicuramente non sono da buttare della carriere del genere, lo sconforto è però dovuto che ormai ci siamo abituati alle vittorie SLAM, alle top10, alle vittorie nei WTA International, Premier Five ed addirittura Premier Mandatory (Master 1000 al maschile).

Lo sconforto però è dovuto anche al fatto che nel 2000 avevamo comunque giocatrici di buon livello ma dietro delle ragazze con enormi qualità e che avrebbero fatto la storia. Ora, a chi sottovaluta le nostre giovani, voglio ricordare che neanche gente come la Errani, la Pennetta o la Vinci, si credeva potessero fare quanto hanno fatto, quindi, visto che il tennis non è scontato, aspettiamo fine carriera delle nostre giovani e poi tireremo le somme definitive. Magari, la storia che parte dalle giocatrici di medio livello di fine anni ’90 ed arriva alle campionesse che oggi chiudono un’era, si potrebbe ripetere…

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