Sonego e co. dietro i loro successi c’è un “manico” tutto italiano

La semifinale di Lorenzo Sonego agli Internazionali d’Italia, quattordici anni dopo Filippo Volandri conferma lo stato di salute del tennis azzurro. Ma se in passato i nostri tennisti erano stati costretti a cercare allenatori stranieri per poter competere nel tennis che conta, ora le cose sono decisamente cambiate.

 

Erano passati quattordici anni dall’ultima volta che il pubblico del Foro Italico si era emozionato per un tennista italiano, quando Filippo Volandri attuale capitano di Coppa Davis sconfisse ai quarti di finale Roger Federer.  Lorenzo Sonego l’eroe degli ultimi Internazionali d’Italia era fino a pochi giorni fa “solo” il n.4 degli azzurri (ora è n.3 avendo scavalcato Fabio Fognini) con un ranking comunque importante che lo vedeva a ridosso dei primi 30 del mondo. Non solo, la semifinale romana per quanto risultato caro al pubblico italiano veniva dopo le due finali nei precedenti master 1000 di Miami e Madrid perse con l’amaro in bocca da Jannik Sinner e Matteo Berrettini. Insomma il tennis italiano ha dominato nei 1000 in questa prima metà della stagione e certi risultati stanno diventando abitudini e non più piccoli miracoli, a conferma di un movimento in crescita che vede dodici italiani tra i primi 100 del mondo e quattro di loro Sinner, Musetti, Sonego e Berrettini sono tutti under 30 e con ampi margini di miglioramento.

IL SALTO DI QUALITA’ DELLE SCUOLE ITALIANE   Per anni sono stati versati fiumi di inchiostro sul movimento tennistico italiano e soprattutto sulle scuole tennis. Ci si interrogava sul motivo per il quale l’Italia riusciva a produrre campioni in tutte le discipline sportive possibili, tranne che nel tennis sport tra i più praticati del paese. La risposta ci venne data da Flavia Pennetta che quando nel 2009 entrò nella top ten WTA regalandoci il primo storico risultato italiano degli ultimi quarant’anni, raccontò come la fortuna sia andata a cercarsela in Spagna e grazie alla scuola iberica riuscì a fare il salto di qualità nel tennis che conta. La seguirono a ruota Sara Errani, Fabio Fognini ed anche Francesca Schiavone che per un periodo si allenò a Londra prima di trovare l’intesa professionale con Corrado Barazzutti. A confermare le impressioni della Pennetta l’Italia non aiuta molto chi vuole andare avanti nello sport”, fu anche Adriano Panatta che spesso criticò la scuola italiana incapace di formare allenatori validi ed affermò che le ragazze vincevano perché più indipendenti e pronte a fare le valigie per diventare campionesse.

UN “MANICO” MADE IN ITALY ED UN FUTURO ROSEO  Ora però dopo due tornei dello Slam vinti è il movimento femminile ad arrancare, solo due sono le italiane tra le prime cento del mondo (Giorgi e Trevisan e nemmeno ai vertici) mentre gli uomini si riprendono la gloria con la differenza però che i ragazzi hanno tutti coach italiani. Vincenzo Santopadre, Riccardo Piatti, Simone Tartarini e Gipo Arbino sono gli allenatori che stanno facendo grande il tennis nostrano, ad eccezione di Fabio Fognini da tempo stabile in Spagna e seguito dall’argentino Alberto Mancini.

Il dominio azzurro nel circuito ATP sta diventando pian piano un’ abitudine e l’impressione è che vittorie di livello che diano seguito al titolo di Montecarlo di Fognini del 2019 siano non molto lontano, così come la conquista di uno Slam che attendiamo da più di quarant’anni.

E la consapevolezza che le scuole italiane sappiano finalmente produrre talenti è una garanzia per il futuro.

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