Tennis azzurro. Il 2018 come il 1977: gli anni d’oro dell’Italia

Ripercorriamo insieme quelli che sono stati i punti più alti toccati dal tennis italiano, che in questo 2018 ha visto i giocatori azzurri portare a casa ben sette tornei, come non accadeva dal lontano 1977.

Il 2018 è sicuramente da siglare come uno degli anni più importanti per il tennis italiano, un anno da ascrivere negli annali in cui gli azzurri si sono saputi contraddistinguere con ben sette vittorie tanto che ciò ci fa inevitabilmente tornare indietro e riaffiorare alla mente gli anni delle vecchie glorie italiane.  

Infatti, grazie  a Fabio Fognini, con i titoli vinti a San Paolo, Bastad e Los Cabos, a Marco Cecchinato, con le vittorie a Budapest e a Umago, a Matteo Berrettini, che si è aggiudicato il torneo di Gstaad, e a Camila Giorgi, che ha conquistato il trofeo a Linz, il tennis nostrano ha avuto una vera boccata di ossigeno, un respiro che non si prendeva dal 1977 in cui si ottenne lo stesso numero di vittorie. 3C0E9BB4-3566-4C12-B82A-D55F4FB4D618

Per parlare di fasti appunto bisogna ricorrere alla macchina del tempo e ripercorrere gli anni 60 e 70 quando nel tennis italiano, ancora piccolo in termini di popolarità, iniziano a farsi strada i grandi a partire da Nicola Pietrangeli, giocatore che fin da subito si è contraddistinto per uno stile raffinato ed elegante.

Il tunisino infatti conquista già le sue prime vittorie nel 1955 ma sarà nel 1959 a raggiungere maggior fama trionfando per la prima volta al Roland Garros, torneo che vincerà anche l’anno seguente e che gli permetterà di approdare alla terza posizione nel ranking mondiale, aumentando così la risonanza del tennis nel nostro paese.

Tutto il decennio successivo è costellato di vittorie del nostro Pietrangeli che raggiungerà il traguardo di 66 titoli vinti in carriera, come singolarista, che si concluderà nel 1974. In campo femminile invece si è contraddistinta Lea Pericoli oltre che per i numerosi tornei vinti, sia in singolare che in doppio, anche per le sue mise stravaganti indossate durante le partite. A1EFD3FB-B0DA-40CE-9FEB-2A77803B93EE

Nel frattempo a tennis, sport divenuto sempre più popolare in Italia, iniziavano a giocare, e a crescere, piccoli talenti come Adriano Panatta, Corrado Barazzutti e Paolo Bertolucci che, alle porte del 1970, cominciarono a dare l’avvio alla propria carriera.

Adriano, dallo stile con alto tasso tecnico, raggiunge il miglior risultato tra tutti gli italiani, nell’era Open (iniziata nel 1968), conquistando 10 vittorie totali e guadagnando così la quarta posizione del ranking mondiale. Il romano, considerato uno dei più grandi giocatori italiani nella storia del tennis, è stato al centro delle cronache sportive per tutta la sua carriera, terminata nel 1983, e non solo. Ha dominato anche le cronache rosa grazie ai suoi flirt con donne famose. Le sue vittorie e le sue vicissitudini amorose hanno contribuito alla crescita della sua fama e di conseguenza del tennis in Italia.

Anche se con meno vittorie, ugualmente Corrado Barazzutti e Paolo Bertolucci sono stati due giocatori importanti per la storia del nostro tennis. Il primo, con 5 titoli ottenuti, ha raggiunto la settima posizione del ranking, invece il secondo, con 6 titoli, ha conquistato la dodicesima. Sono proprio loro due ad ottenere tre successi per uno proprio nel 77, l’anno d’oro per l’Italia, insieme alla vittoria di un torneo di Panatta, arrivando così a 7 titoli complessivi.  

Per trionfare e incoronare tutti gli sforzi italiani bisogna aspettare il 1976, stagione in cui la storia del tennis italiano si scrive con tutti i crismi. Infatti quell’anno la squadra italiana, composta da Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli e Panatta e capitanata da Pietrangeli, regala all’Italia la prima e unica Coppa Davis contro il Cile, determinando una storica vittoria. 

L’epoca d’oro del tennis dura per tutti gli anni ottanta per poi vivere un certo declino nel decennio seguente anche a causa di un passaggio sempre più scarso delle partite in chiaro con la nascita delle pay tv. Sarà negli anni 2000 a ritornare in auge grazie alle donne.

Infatti maggior soddisfazione la otteniamo grazie alle vittorie individuali di Francesca Schiavone, Sara Errani, Flavia Pennetta e Roberta Vinci che entrano tra le prime sette della classifica mondiale tra il 2011 e il 2016, rispettivamente numero 4, 5, 6, e 7.

Se Francesca è stata la prima italiana a vincere un Grande Slam, Roland Garros nel 2010, Flavia segue le sue orme e nel 2015 si aggiudica gli Us Open giocando un match avvincente tutto azzurro contro Roberta. Quest’ultima poi, insieme a Sara, ha costituito la prima coppia che nel doppio è riuscita a completare il “Career Grand Slam”, ottenendo tra il 2012 e il 2014 la vittoria dei quattro tornei più prestigiosi. F838D388-4A49-44BF-8D0D-B19B70B64FC4

Le fantastiche quattro, che insieme hanno formato la squadra italiana della Fed Cup vinta ben quattro volte (2006, 2009, 2010, 2013), danno una sferzata al tennis italiano, tanto che il successo della Schiavone a Parigi 2010 e il suo arrivo in finale l’anno successivo hanno causato il ritorno in chiaro di alcune partite.

Mentre la Pennetta si è ritirata a seguito alla vittoria degli Us Open, la Schiavone e la Vinci si sono ritirate proprio quest’anno; dunque con grande rammarico si sono dimezzate le prospettive rosa dal momento che la Errani è attualmente squalificata per doping.

Pertanto dopo un 2018 in ascesa per gli italiani che assomiglia ai vecchi fasti, non resta che sperare in un 2019 pieno di pagine di storia del tennis da scrivere con una biro azzurra.

Isabella Bonciani

4 comments
  1. Sunto storico molto preciso. Si, il tennis italiano maschile è in decisa ripresa, la quantità c’è (tre ottimi giocatori in attesa di qualcun altro che verrà…) e la qualità non è male. Tuttavia negli anni Settanta avevamo la possibilità di batterci per il successo finale nei tornei più prestigiosi sulla terra rossa e in Coppa Davis. Ora, onestamente, la vedo dura: Fognini è un talento che ho il timore non vincerà mai nulla, Berrettini e Cecchinato sono ancora delle incognite tutte da verificare. Certo, quarant’anni fa era un tennis differente e con meno concorrenza, il paragone diretto tra epoche diverse è improponibile (ecco perchè per me scervellarsi sul goat è un gioco divertente, ma del tutto sterile). Relativizzando, penso che comunque noi italiani eravamo molto più forti in quei lontani anni rispetto ad oggi.

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