Come Murray ha beneficiato dell’assenza di Ivan Lendl

Una particolare teoria di Espn per capire le dinamiche del rapporto vincente tra Andy Murray e Ivan Lendl.

La testata Espn ci fornisce un’interessante visione sui successi di Andy Murray, specialmente in relazione al rapporto col suo coach Ivan Lendl. Infatti il ritorno dell’otto volte vincitore di Slam nel team dello scozzese è coinciso (e non può essere una casualità) con il secondo Wimbledon, l’Olimpiade e il raggiungimento della vetta del ranking ATP.

RAPPORTO INSOLITO – La particolare teoria riguarda il metodo che i due utilizzano per gestire gli allenamenti: infatti, a differenza di molti coach che seguono ovunque i loro giocatori, Ivan Lendl non sembra comportarsi in modo “convenzionale”. Anzi, parrebbe essere proprio la dimostrazione di come un “rapporto a distanza” possa funzionare, basta vedere i risultati. Infatti, nei cinque mesi in cui Lendl è tornato ha seguito Murray da vicino soltanto in tre tornei (Queen’s Wimbledon e l’US Open). I due si rivedranno nei prossimi giorni a Londra, subito prima dell’inizio delle ATP Finals. Inoltre, non solo si palesa poco sul campo da gioco, ma pare che neanche al telefono i due si parlino molto. Ma, nonostante questa lontananza, Il ceco sta comunque avendo un ruolo fondamentale per la serenità e la mente dello scozzese: il tennis che ha giocato negli ultimi tempi è infatti il migliore della sua intera carriera e lo ha proiettato verso i risultati di cui dicevamo sopra.

ENERGIA MENTALE – «Da quando Ivan è tornato, i cambiamenti sono stati più mentali che tecnici», ha dichiarato Paul Annacone (ex coach di Federer e Sampras) all’Espn: «Ivan aiuta Andy stabilizzare e a catalizzare le sue emozioni, permettendogli di pensare con maggior lucidità e, suppongo, a salvaguardare la sua energia. Gli alti e bassi mentali prosciugano le forze, se non ci stai attento. Penso proprio che Lendl stia aiutando Murray a capire questo, agevolandolo nel tirare fuori il suo gioco migliore». Al campione ceco non è mai piaciuta troppo la vita da tour, ma Annacone sostiene che egli possa comunque essere di «importante aiuto con poca presenza ma nei momenti chiave. In quei casi è insostituibile».

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DOPPIO AIUTO – Tuttavia, sempre secondo l’ex coach di Federer, non sarebbe stato possibile conseguire tali risultati senza Jamie Delgado, che ha girato col campione scozzese nei passati cinque mesi: è con lui che Lendl comunica regolarmente, ed è lui che poi riferisce le istruzioni più dettagliate a Murray. Ma come mai questo procedimento particolare? Pare che sia proprio lo scozzese a preferire direttamente la comunicazione con il coach seduto con lui, sebbene si scambi messaggi con Lendl. Sempre secondo Annacone «Jamie Delgado ha fatto un gran lavoro e dovrebbe ricevere un maggior riconoscimento. Il suo contributo quotidiano non ha prezzo: non è solo la guida, ma è anche l’osservatore di tutte le cose che avvengono intorno ad Andy. Veramente un lavoro molto difficile, ma riesce a farlo estremamente bene». Non c’è dubbio però che questo matrimonio bis non sia una minestra riscaldata, ma un’unione vincente: «Sicuramente Lendl ha avuto un impatto più forte quando iniziarono la prima volta insieme anni fa, e fu un cambiamento enorme. Ora la situazione è diversa, però è sempre più complicato continuare a giocare bene e a vincere Slam».

RISPETTO E LAVORO – Dal momento in cui Lendl e Murray hanno ricominciato insieme, il coach di Wawrinka, Magnus Norman, ha osservato il lavoro di tutto il team: «Sicuramente l’influenza di Lendl è stata forte, ma bisognerebbe sicuramente riconoscere l’operato dell’intero staff. Delgado è lì ogni giorno. Sembra ci sia una bella chimica tra i due, e questo sta dando i suoi frutti» continua l’ex giocatore svedese «Andy ha giocato bene per tutto l’anno, e anche quello prima. Ha raggiunto la finale in Australia già sette mesi prima del cambio di allenatore. Il nostro team, e specialmente io, nutriamo un profondo rispetto per Murray e chi lo segue. Non deve essere facile trovare un giocatore più concentrato». Infine Norman chiosa «Cosa mi colpisce veramente è la forza fisica e mentale che realmente differenziano lui e Novak Djokovic dal resto del circuito, almeno in questo 2016. Loro giocano un campionato a parte».

Di Giovanni Romano

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