DjokoTime – Il momento della verità: Bercy l’ultima spiaggia per fermare il tornado Murray

Mentre Andy Murray avanza sempre di più e il distacco nella race si è ormai assottigliato a 415 punti, Parigi Bercy rappresenta l'ultima chance per Novak Djokovic di ritrovare la fiamma che lo ha sempre spinto durante la sua carriera e di respingere l'assalto del principale rivale. Dopo un periodo di riposo, e con un tabellone difficile ma non troppo, riuscirà Nole a tirare fuori il meglio?

Siamo ormai agli sgoccioli della stagione tennistica, con ancora solamente due grandi eventi prima della off season: il Master 1000 di Parigi-Bercy e, soprattutto, le ATP World Tour Finals. A differenza degli ultimi anni, tuttavia, le ultime settimane sui campi non saranno solo di contorno o una mera formalità, ma le tappe fondamentali nell’appassionante lotta per la prima posizione nel ranking mondiale, entrata nel vivo e mai così accesa da molto tempo a questa parte. Sembrava impossibile anche solo fino a Giugno, ma il sorpasso di Andy Murray, attualmente numero 2 del mondo, su Nole Djokovic è ormai prossimo: il distacco tra i due, praticamente incolmabile qualche mese fa, è ormai ridotto a pochissimi punti, appena 415 nella race.

E l’appuntamento di Parigi, feudo del serbo dal 2013, potrebbe già essere il momento buono. Il successo nell’ATP di Vienna, infatti, ha permesso allo scozzese di consolidare ulteriormente la propria posizione e di presentarsi nella capitale francese non più come inseguitore, ma come credibilissimo pretendente al trono. A giocare a suo favore vi sono tanti, consistenti fattori: la sua imbarazzante superiorità su chiunque non sia Djokovic; lo smagliante stato di forma messo in mostra da Wimbledon in poi, che lo ha portato a conquistare i Championships, le Olimpiadi e il 1000 di Shangai; e, soprattutto, i tanti dubbi sulle reali condizioni di Novak, che ha trascorso le ultime settimane, dopo la sconfitta subita contro Bautista Agut, tra i festeggiamenti per il compleanno di suo figlio Stefan e vacanze con la moglie Jelena.

E’ stata una mossa intelligente prendersi un periodo di pausa, per ricaricare le energie dopo la debacle cinese? Oppure avrebbe dovuto giocare il più possibile per rintuzzare gli assalti del principale rivale e mettere al sicuro il numero 1? Questo, probabilmente, lo sa solo lui. Ciò che conta davvero è che è arrivato il momento della verità, in cui Djokovic dovrà dare il meglio per salvare almeno il primato, in una seconda parte di stagione deludente, soprattutto dopo i grandi successi dei primi mesi.

“Mi sento alla grande, ringiovanito. Sono felice di essere tornato a Parigi. In questi giorni sto solo cercando di lavorare sul mio gioco, e so che se troverò il mio miglior livello potrò affrontare chiunque”. Sono queste le parole che il serbo ha pronunciato nel consueto appuntamento con la stampa pre-torneo. Sarà davvero così? Il nervosismo, la scarsa incisività a livello mentale e l’inconsistenza a livello di gioco messi in mostra negli ultimi tornei lasciano non pochi dubbi. E’ difficile immaginare che in così poco tempo, speso tra l’altro lontano dai campi, possa avere risolto tutti i suoi problemi. Come direbbe Roger Federer, la “mini-crisi” in cui è entrato ha raggiunto il proprio picco in Cina, dove Nole ha toccato forse uno dei punti più bassi da quando ha cominciato a dominare il circuito, e non sembrano esserci via d’uscita, finché non recupererà le motivazioni perdute.

In ogni caso, vogliamo credergli, e siamo convinti che sia tornato non al massimo della forma, ma quantomeno ad un livello accettabile e alla concentrazione giusta per essere competitivo in un torneo di alto livello. Il sorteggio gli ha sorriso, almeno in parte, presentandogli un percorso difficile ma non impossibile: Almagro è ormai l’ombra dell’ombra di sé stesso; perfino per un Djokovic zoppo perdere da Dimitrov, agli ottavi, sarebbe troppo; e, infine, uno tra Cilic e Goffin potrebbe rappresentare un ostacolo complicato, ma non certo insuperabile. Secondo quanto è emerso dai complicati calcoli sulle possibili combinazioni, per mantenere la prima posizione Nole dovrà raggiungere almeno le semifinali, qualora Murray perdesse in finale, oppure approdare all’atto finale se a vincere il torneo dovesse essere lo scozzese.

Insomma, un obiettivo che, per un Djoker al 60%, sarebbe una mera formalità. La vera questione, però, è se Novak riuscirà a ritrovare quel fuoco che lo ha spinto durante tutta la sua carriera, fino a tagliare ogni traguardo che avesse mai sognato. Basterà trovarsi con le spalle al muro e ad un passo dal perdere per la prima volta da tre anni il numero 1 a tirare fuori il suo meglio?

 

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