Federer e Kvitova, successi vintage

Halle è in Germania e Zverev è tedesco, ma, nonostante ciò, il centrale del torneo sul quale, oggi, si è disputata la finale, si tingeva di un rosso-crociato unito al coro imperioso di "Roger, Roger!".

Halle è in Germania e Zverev è tedesco, ma, nonostante ciò, il centrale del torneo sul quale, oggi, si è disputata la finale, si tingeva di un rosso-crociato unito al coro imperioso di “Roger, Roger!”.
Basterebbe questo, ad un occhio abituato alla routine del circuito, per capire come, da logica, sono andate le cose. Dopo un torneo mestamente sottotono, Federer ha illuminato la platea presente per l’atto conclusivo, demolendo il giovane Alexander trovato in lacrime sotto la scrivania della sala stampa.
Nono titolo nel villaggio teutonico, che apertamente si dichiara a lui devoto.
Volèe, smorzate, pallonetti e back (tra questi il meno appariscente, ma tecnicamente più pregiato). Un infinito campionario stilistico che, su erba, trova la sua massima espressione.
C’è chi, da mesi, si domanda se sia il Vate il favorito per Wimbledon.
La risposta è sì, senza dubbio. Fiducia massima e prestazione mirata in vista del sacro appuntamento britannico. I risultati ottenuti ad inizio anno, a mio avviso, hanno stupito tanto noi, modesti osservatori, quanto il Sommo, ma la stagione su erba, da sempre periodo di razzie apollinee e raggianti, è obiettivo dichiarato.
Zverev, etichettato campione, perse qualche mese fa a Montacarlo con Nadal, racimolando due game. Oggi ne vince quattro con Federer, uscendo platealmente malridotto dall’impietoso scontro tattico. È dunque lontano, ancora, il tempo in cui, la nuova leva, sarà in grado di imporsi sugli antichi nomi altisonanti.
Mentre nel circuito maschile trionfa dunque il Re supremo, a Birmingham assistiamo ad una storiella gioiosa. Nel silenzio inglese, interrotto ritmicamente dal sordo suono degli erbivori fondamentali, si rivede Petra Kvitova, accoltellata ad una mano sette mesi fa durante un rapina, giunonica donzella mancina ed instabile, due volte campionessa a Wimbledon e, potenzialmente come tante, a tratti imbattibile.
Il prato la risveglia. Mladenovic, Safarova e Barty in finale. Petra sorride ed i colpi, tra i più potenti del circuito, tornano ad esplodere. Un nome per il prossimo Slam?
Ovviamente. Che piacere vederla di nuovo, bipolare e felice.
Menzione d’onore va anche a Lopez, che, dopo anni di tentativi, conquista il prestigioso trofeo del Queen’s.
Lode a lui, che più invecchia e più incanta.

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