Il secondary ticketing: un fenomeno da controllare

Un tempo, per accaparrarsi gli ambiti biglietti di un grande evento, si facevano lunghe file ai botteghini. Più tardi, è stato necessario rimanere fermi alla scrivania con un Pc, carta di credito alla mano, attendendo l’ora x scelta per l’apertura delle vendite online. Oggi, anche questo può non bastare.

Nel mondo del tennis la finale di Coppa Davis tra Francia e Svizzera è ormai alle porte. In occasione di questa grande sfida era esplosa una nuova polemica riguardante la vendita dei tagliandi. Come ha riportato TennisBest, i biglietti per l’evento sono andati esauriti in meno di un’ora e numerose sono state le scelte logistiche sbagliate della federtennis francese.

Ma al di là di queste problematiche, non resta che rilevare come si sia trattato dell’ennesimo caso, familiare soprattutto agli appassionati di musica e frequentatori di concerti, ma ormai abituale anche nello sport, in cui i biglietti di un evento risultano esauriti nel giro di pochissimo tempo (parliamo anche di minuti) dalla loro messa in vendita, per poi comparire, magicamente disponibili, su altri siti non ufficiali e a prezzi molto più elevati.

E’ il secondary ticketing: un mercato legale, destinato alla compravendita di biglietti esclusivamente tra privati, ovvero da “fan a fan”. Una serie di società online in particolare, come le celebri Viagogo e Seatwave, forniscono in teoria un servizio di mediazione tra la domanda e l’offerta. “Mercato legale di compravendita di biglietti tra fan”.Un nobile intento, ma per il quale il problema di fondo resta quello della mancanza di una regolamentazione. Accade spesso che fenomeni nuovi, nati quasi da un giorno all’altro in un mondo dominato dal progresso tecnologico e digitale, rimangano senza una regolamentazione normativa, in questo caso più che necessaria.

In Inghilterra, dove il secondary ticket market sembra essersi per primo diffuso, ormai da più di un anno è in atto una seria discussione sul tema. La rivendita di biglietti infatti in Inghilterra non è illegale (tranne che quella dei biglietti per le partite di calcio, nel qual caso è necessario il consenso dell’organizzatore dell’evento, ovvero delle società). Tuttavia, per alcuni eventi sono previsti regolamenti specifici, come emerso ad esempio in occasione delle Olimpiadi londinesi del 2012, per le quali la vendita dei biglietti è stata regolata dal “London Olympic and Paralympic Games Act”. “In Inghilterra è consentito con regolamenti specifici”.Una maggiore trasparenza di quello che è chiamato anche Resale Market è stata oggetto anche di una recente raccomandazione indirizzata al governo da un gruppo parlamentare. Insomma, anche se ancora non si è arrivati a una regolamentazione generale, il tema è molto sentito anche dalla classe politica.

In Italia, invece, le società di secondary ticketing operano in un vero e proprio vuoto normativo, risultando regolarmente iscritte ai registri delle camere di commercio e pienamente libere di operare. E anche se assicurano che i biglietti provengono solo da fonti legittime, nessuno ci toglie dalla testa che in molti casi il fenomeno cui siti come questi danno luogo non sia altro che bagarinaggio online. Risulta infatti difficile credere che l’idea ispiratrice di fondo, ovvero che la vendita avvenga solo tra appassionati, sia sempre rispettata. Se infatti teoricamente dovrebbe trattarsi di piattaforme sulle quali è possibile rivendere biglietti acquistati per eventi ai quali non ci si può più recare, nella prassi poi i rivenditori non sono sempre semplici fan, ma più spesso soggetti che acquistano biglietti con lo specifico fine di rivenderli. E come farebbero i responsabili di tali siti di secondary ticketing a distinguere tra le due, diversissime, situazioni? “In Italia alto rischio di bagarinaggio online”.

Per di più, da una preoccupante inchiesta del 2013 di Dispatches, programma britannico di Channel 4, è emerso un quadro piuttosto inquietante, secondo il quale sarebbero gli stessi dipendenti dei maggiori siti di secondary ticketing, creando degli account con nominativi falsi, ad aggirare i limiti sulle vendite che vengono imposti dalle catene di distribuzione ufficiali, per poter così acquistare i biglietti in blocco.

Il sito ufficiale della Coppa Davis, che indica il sold out per la finale, e il sito di secondary ticketing “Ticketbis”.

Uno dei problemi di fondo, in ogni caso, sembra essere quello del prezzo di rivendita dei biglietti: se tali siti nascono per “garantire sicurezza a coloro che vogliono acquistare o vendere biglietti per i principali eventi sportivi e di intrattenimento“, come affermano da Viagogo, che bisogno c’è allora di permettere che la vendita avvenga a prezzi eccessivamente più elevati di quelli indicati sul biglietto stesso? E’ proprio tale possibilità che apre questo mercato a frodatori e bagarini. Un appassionato che non può più recarsi a un evento, ovvero il venditore che i siti di secondary ticketing hanno in mente, dovrebbe accontentarsi semplicemente di “piazzare” il biglietto ed evitare di rimetterci dei soldi.

Sempre più spesso quindi, in mancanza di una regolamentazione nazionale, sono i diretti interessati a porre rimedio alla situazione. Così ad esempio, in campo musicale, la band dei Mumford & Sons ha scelto come partner Twickets, dove è possibile rivendere i biglietti dei concerti solo al prezzo stampato sul tagliando.  In Italia recente è l’iniziativa della Juventus, che ha creato per questa stagione un proprio secondary ticketing ufficiale, allestendo una sezione del proprio sitoweb nella quale gli abbonati possono rivendere biglietti di singole partite. Una scelta importante (messa in atto quest’anno anche dal Bayern Monaco) che dovrebbe essere imitata dalle altre maggiori società, in Italia come all’estero, dove invece club come il Manchester City o il Paris Saint-Germain hanno preferito stringere accordi con le discusse società di secondary ticketing.“Necessità di un mercato più etico e senza speculazioni”.

Insomma, la soluzione sembra essere quella di un mercato di secondary ticketing etico, un mercato ovvero nel quale il fan, quello vero, può sì rivendere un biglietto ad altri fan, ma con in primo luogo la previsione di una soglia-limite alla maggiorazione del costo dei biglietti e in alcuni casi con il divieto assoluto di modificazione del prezzo stampato sul tagliando. Tutto ciò può avvenire solo regolamentando tale nuovo settore, e prevedendo norme che assicurino una maggiore trasparenza.

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