Preludio di una stagione (non) monotona

Dopo un mese di disintossicazione da tennis giocato, i primi tre giocatori del ranking, motivo per il quale circa la totalità degli spettatori rimane ancora incollato al televisore, fanno il loro ritorno accendendo nuovamente i riflettori su se stessi.

Si ricomincia, più o meno, da dove tutto era finito, con Novak Djokovic pronto ad alzare l’inutile trofeo del Mubadala World Tennis Championship e confermare il proprio status di favorito per l’inizio del 2019. In finale il serbo ha sconfitto Kevin Anderson, ancora in splendida forma dopo una stagione, la scorsa, nella quale ha raggiunto il picco massimo di rendimento all’interno di una lunga e precedentemente piuttosto monotona carriera. Il sudafricano, nel corso dell’anno che sta per avere inizio, rappresenterà la certezza dal grande servizio che Isner e Raonic hanno incarnato nel corso delle passate stagioni. Senza mai ottenere un successo di immani proporzioni, lui sarà sempre lì, pronto a mettere in difficoltà i soliti grandi nomi che si contenderanno la fama. Si è rivisto, dopo quattro mesi di stop, un buon Rafa Nadal, rinunciatario, per motivi di prevenzione, alla sfida per il terzo posto che lo avrebbe visto opposto a Khachanov.

A causa di questa decisione, in molti si sono chiesti se il maiorchino abbia effettivamente recuperato dall’infortunio che agli ultimi Us Open lo costrinse al ritiro, ma è lo stesso Nadal, in un’intervista rilasciata a Tennis World USA, a confermare le sue buone sensazioni in vista dell’appuntamento australiano. A completare il terzetto, Roger Federer rifila un duplice 6-1 a Cameron Norrie nella sfida di Hopman Cup che ha visto la Svizzera umiliare la Gran Bretagna ancora orfana di Andy Murray. Nessuna prova sufficientemente probante per valutare la condizione di Roger, impegnato, tra due settimane, nella complicata difesa del titolo australiano. Insomma, dopo un mese di disintossicazione da tennis giocato, salutare per tutti nonostante gli appassionati abbiano più volte rischiato la morte, i primi tre giocatori del ranking, motivo per il quale circa la totalità degli spettatori rimane ancora incollato al televisore, fanno il loro ritorno accendendo nuovamente i riflettori su se stessi. È vero che il 2019, ai nostri occhi, appare come un’annata colma di ipotetiche sorprese.

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Djokovic, Nadal e Federer, pur rimanendo ben saldi ai vertici della classifica mondiale, sembrano gradualmente cedere centimetri a quella generazione che, ormai da tempo gettata cruentemente sul mercato mediatico, ha finito di essere di essere “Next” per riscoprirsi invece abitante del presente. L’obiezione a quest’ultima frase è facile da muovere, d’altronde i tre nomi sopracitati, nel 2018, hanno vinto i quattro Slam presenti in calendario. Quando però, stremati dalla ricerca di novità sulle quali comporre articoli come questo, giornalisti e non si prodigano in rischiosi vaticini, spesso si basano esclusivamente su sensazioni personali che anni ed anni di visione di tennis giocato possono portare a sentire, abbandonando così l’algida oggettività dei numeri. È dunque logico e addirittura scontato che in terra australiana Djokovic sia il favorito, così come Nadal nel proprio feudo parigino, per passare a Federer e Djokovic nella reggia britannica fino a tornare a Djokovic nella patria di David Foster Wallace. Esiste però un’ipotesi lontana, forse assurdità partorita dalla mia mente alla frenetica ricerca di uno scoop, che a questo ormai monotono dominio, questa sorta di Triplice Intesa alla quale sono stati mutati gli addendi, possa sfuggire il fulmine di un sovversivo rivoluzionario.

Non è difficile credere che Tsitsipas, per citare un nome tra tanti, possa battere Nadal ai prossimi Australian Open. Sarà poi però anche in grado, perché questo è necessario affinché possa vincere lo Slam, di superare anche Federer e addirittura Djokovic? Il motivo per il quale nessuno, a parte il trittico, si imponga nei Major, è presto detto. Compiere un’impresa, per un giocatore normale, non è impensabile. Ripeterla tre volte, all’interno di uno stesso torneo, sì. Vivo comunque nella speranza. La scrittura di un nuovo nome all’interno dell’indelebile memoria del tennis, porterebbe soltanto aria fresca ad un movimento dominato dall’ipossia. Che sia una splendida ed indimenticabile annata, auguro a tutti voi un sincero buon anno.

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