Quando lo sport è una questione di famiglia

La bellezza e l'intensità di un abbraccio tra fratelli per noi amanti del tennis non è certo qualcosa di nuovo, sono infatti decine le coppie di fratelli e sorelle che negli anni si sono alternate sui campi da gioco.

Da poco è calato il sipario sulla XXIII° edizione dei giochi olimpici invernali, ammirando la cerimonia di chiusura, da inguaribili nostalgici quali siamo ci è tornata alla mente l’edizione italiana di Torino 2006. Edizione splendida quella di Torino, curata nel dettaglio, emblema di quel made in italy che nel mondo vince e convince, ma anche capace di regalare grandi emozioni. Proprio di una di queste emozioni vogliamo parlarvi quest’oggi, molti di voi lo ricorderanno, era il 26 febbraio 2006, quando un abbraccio tra due fratelli commosse un’intera nazione. Sul gradino più alto del podio c’era un fondista italiano Giorgio Di Centa, trionfatore nei 50 km a tecnica libera, gara conclusiva dei giochi, a premiarlo non una persona qualsiasi bensì la pluri-campionessa Manuela Di Centa, sorella di Giorgio. Una Manuela visibilmente emozionata pose la medaglia d’oro al collo del fratello per poi lasciarsi andare in un lungo, commosso e sincero abbraccio. In quei pochi attimi c’è tutto: c’è l’emozione e l’orgoglio di una sorella che più di chiunque altro conosce la fatica, le sofferenze e le delusioni che si celano dietro a quella vittoria; ma c’è anche lo sguardo commosso di chi può lasciarsi andare, perché quel sogno che ha accompagnato la sua vita sin da bambino finalmente è diventato realtà, è campione olimpico, la sorella che per anni ha ammirato e sperato di poter emulare lo sta premiando, il tutto davanti al suo pubblico e con un sottofondo d’eccezione, l’Inno di Mameli intonato in suo onore da centinaia di persone. La bellezza e l’intensità di un abbraccio tra fratelli per noi amanti del tennis non è certo qualcosa di nuovo, sono infatti decine le coppie di fratelli e sorelle che negli anni si sono alternate sui campi da gioco, regalandoci grandi emozioni. Tra i più noti ci sono: i fratelli McEnroe, John e Patrick; i fratelli Safin, Marat e Dinara; i fratelli Murray, Andy e Jamie; i fratelli Bryan, Bob e Mike; le sorelle Pliskova Kristyna e Karolina. Parlando di abbracci per quanto riguarda il tennis ovviamente non possiamo tralasciare un importante dettaglio, ovvero che nel nostro caso, molto spesso l’abbraccio in questione avviene al termine di uno scontro diretto, una vera e propria guerra fratricida, che ha decretato sì il trionfo di tuo fratello ma anche, la tua personale sconfitta. Con 28 scontri diretti, le regine di questo genere di abbracci sono senza ombra di dubbio le sorelle Williams, Serena e Venus. Il tutto ebbe inizio in un secondo turno degli Australian Open nel 1998, all’epoca pochi conoscevano quelle due ragazzine, si vociferava nel circuito che fossero dotate di un grande talento ma anche di un padre egocentrico e troppo ingombrante perché potessero diventare davvero qualcuno. 28 scontri e tanti abbracci a rete dopo, possiamo affermare senza timore di essere smentiti che le due ce l’hanno decisamente fatta. In questi vent’anni, durante ogni scontro Serena e Venus hanno lottato come due leonesse sino all’ultimo punto, perché nel campo da tennis non esistono amicizie ne parentele che tengano, solo avversari da battere, al termine delle partita però nell’attimo stesso in cui si sono incontrate a rete, ogni singola volta, si sono sciolte in tenerissimi e commoventi abbracci, cancellando rabbie, sconfitte e delusioni. D’improvviso l’avversaria che ti ha appena battuto, non esiste più, quella che hai tra le braccia è “solo” tua sorella, colei con cui citando la poetessa Pam Brown “Abbiamo condiviso tutto: genitori, casa, animali, festeggiamenti, catastrofi, segreti. I fili della nostra esistenza sono ormai talmente intrecciati che resteremo unite per sempre. Non potrò mai sentirmi completamente sola, sapendo che sei sul mio stesso pianeta.”

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