107 titoli, 22 tornei del Grand Slam, 377 settimane in vetta alla classifica: in quanto a cifre, Steffi Graf non ha nulla da invidiare a nessuna delle sue colleghe. Per celebrare il suo 46esimo compleanno, riportiamo una recente e interessantissima intervista a Mrs. Agassi.
Steffi è la tennista, sia in ambito maschile che femminile, ad aver vinto il maggior numero di tornei dello Slam, se si escludono i 24 di Margaret Court. Elegante, posata, timida, è sempre stata una grande lottatrice. Sacha Acco, giornalista dell’Equipe, l’ha incontrata a Parigi, per una colazione e per chiacchierare di tennis… e non solo.
“La mia carriera mi ha aperto gli occhi”. Tra succhi di frutta e pasticcini, passeggiando tra i tavoli, Steffi ha subito iniziato a parlare della sua fondazione, “Children for tomorrow”, per la quale nutre un amore particolare, e delle sue origini, oltre che degli obiettivi futuri. “Ho viaggiato molto durante la mia carriera tennistica, visitando molti paesi e nazioni. Questa cosa mi ha aiutato a crescere, oltre che ad entrare in contatto con realtà nuove e diverse. Mi ha aperto gli occhi. Ad Amburgo, ad esempio, ho incontrato bambini traumatizzati dalla guerra e da ciò che è scaturito dai conflitti, vissuti da loro in prima persona”, afferma la campionessa tedesca. “Un medico universitario, specializzato in trattamenti psicologici di questo tipo, mi ha presentato ai suoi pazienti. Non capisco perchè non si parlasse di questi bambini. Così mi sono decisa, e, grazie alla mia notorietà, ho aperto la fondazione nel 1998”. Ogni anno circa 1000 bambini sono supportati da fondazioni e centri riabilitativi. “In realtà non raccontano mai la loro vera storia, ma è una cosa normale. Sono rimasti talmente traumatizzati, che per loro è difficile. Si vede nei loro volti la sofferenza e la paura”.
L’obiettivo principale che ci prefissiamo è quello di far sì che questi bambini riescano ad integrarsi in modo sano all’interno della società. E’ un compito assai arduo e che richiede molto lavoro. Ma è grazie alla mobilitazione di medici e psicologi che tutto ciò può essere possibile. “Periodicamente, i bambini ritornano e raccontano in che modo la loro vita sta cambiando e cosa stanno facendo”, afferma sorridente e piena di orgoglio Steffi. “In molti casi i miglioramenti sono reali e questo è un successo. E’ una cosa che riesce a gratificarmi e mi rende felice del mio operato”. Sposata dal 2001 con il campione Andre Agassi, un uomo appassionato e che ama prendersi cura dei bambini, la Graf è mamma di due ragazzi, un maschietto Jaden, ed una femminuccia, Jaz. “Entrambi hanno visitato la scuola di Andre a Las Vegas, ma non sono mai venuti nel cuore della mia fondazione ad Amburgo. A volte, sono più consapevoli del nostro operato nel sociale, piuttosto che di quello che siamo stati come tennisti durante le nostre carriere”, afferma sorridendo. “Con Andre spesso ci chiediamo quali valori ci hanno trasmesso, e quali invece vorremmo che i nostri figli acquisissero. Cerchiamo di seguirli nel loro percorso di crescita, stando loro dietro, ma lasciando loro prendere le giuste decisioni”, afferma soddisfatta. Sorprendentemente nessuno dei due ha intrapreso, per ora, la carriera tennistica. Jaden è appassionato di baseball, mentre Jaz di hip-hop.
Un occhio al gioco. Steffi ormai ha da molti anni abbandonato il tennis professionistico, ma gioca ancora nel tempo libero, nonostante qualche problema fisico. Nonostante ciò però, continua a seguire il tennis odierno. “Il tennis femminile sta attraversando senza dubbio un periodo di transizione, con l’avvento di nuove leve. Serena è senza dubbio la giocatrice dominante, è fortissima. E, seppure dovesse raggiungere il mio record, ciò non mi impedirà di dormire la notte”, afferma Steffi, ridendo.
Eletta “la più grande giocatrice del XX secolo” da una giuria della AP, un’agenzia di stampa globale, Steffi afferma che questa è un’opinione assolutamente soggettiva. “Federer, Nadal, Sampras, Djokovic… Chi può dire chi sia/sia stato il più forte?”, aggiunge.
Una carriera da allenatore? Al momento, vi è una tendenza da parte di ex tennisti a diventare allenatori di giovani promesse, o di grandi campioni. Basti guardare nel caso di Federer e Djokovic, ma anche dello stesso Murray. “Mi è stato chiesto molte volte, lo ammetto. Diventare allenatrice sarebbe un’esperienza stimolante, ma allo stesso tempo molto impegnativa. Insomma, tra Andre, i miei figli e la mia fondazione… la mia vita è molto impegnata!”, ammette Steffi. “Un allenatore deve viaggiare almeno 30 settimane all’anno per far sì che riesca ad ottenere risultati significativi. Non è un ‘no’ categorico il mio, ma per ora sono felice così.”
“Felice così”, è proprio questa la sensazione che si ha quando ci si ferma a chiacchierare con la bellissima Steffi. Dopo una carriera durata più di 15 anni, tra viaggi, impegni, continui tornei e stress, la tedesca emana ora un senso di felicità e di serenità imperturbabili. “Sono molto più felice ora. Durante la mia carriera sentivo di non avere un mio equilibrio ed una mia stabilità. Questi sono valori aggiunti”, dice quasi commossa. “Durante la mia carriera ero felice quando mi fermavano, quando potevo sentire il calore ed il supporto dei miei tifosi. Ho ispirato molte persone e sono orgogliosa di ciò. Ma adesso ho altri obiettivi. Aiutare i bambini, per me, è molto più importante del tennis. Ora posso finalmente cambiare la vita di qualcuno.”