Ecco perché Federer e Nadal sottovalutano il dominio di Djokovic

I due grandi (ex) dominatori Federer e Nadal non hanno paura di Djokovic: per loro il serbo difficilmente manterrà così alto il suo livello di gioco. Ma, forse, lo sottovalutano.

Cosa si fa quando si viene sconfitti sempre dallo stesso giocatore? Semplice, si cercano le contromisure. Beh, a quanto pare non quando ti chiami Roger Federer o Rafael Nadal. Prima di Natale, le due leggende del tennis hanno affermato che non avrebbero utilizzato la off-season alla ricerca di metodi per arginare Novak Djokovic, il grande dominatore del 2015.

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Vogliono forse smentire la brillantezza del serbo? Oppure è solo l’orgoglio professionale che li trattiene dal cambiare le loro routines di allenamento? Ciò che sembra particolarmente ottimista è l’idea, espressa da Nadal dopo aver subito una pesantissima sconfitta da Nole a Doha, che prima o poi il numero 1 del mondo calerà. Viene da chiedersi se hanno prestato attenzione nell’ultimo anno,  se stanno sottovalutando uno che ha raggiunto 16 finali consecutive.

Forse, più semplicemente, hanno ottenuto risultati talmente straordinari per così tanto tempo che fanno fatica ad accettare la nuova realtà. Perché questa è l’era di Novak. Come ha detto il commentatore per ESPN ed ex tennista Brad Gilbert: “E’ uno dei tennisti più completi che io abbia mai visto. Per il modo in cui sta giocando ora, credo proprio che avrà un’altra stagione mostruosa”.

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Fino a qualche anno fa, le debolezze interne di Djokovic sembravano sempre destinate a uscire fuori nelle partite più importanti. Non si spiegherebbe, altrimenti, la bizzarra sequenza di 5 sconfitte su 6 nelle finali Slam, a cavallo tra il Roland Garros 2012 e il 2014.

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Sfortunatamente per gli avversari, il serbo ora ha esorcizzato i suoi demoni. Dal torneo di Wimbledon 2014, momento in cui ha raggiunto una solida intesa con il coach Boris Becker, ha mostrato sempre meno punti deboli. Basta chiedere ai bookmakers, che lo danno come sicuro vincitore degli Australian Open 2016. Hanno apprezzato il semplice fatto che non si vince i grandi eventi senza battere Djokovic durante il proprio cammino.

Ora però torniamo alle risposte che Federer e Nadal hanno dato in novembre, quando gli hanno chiesto se avrebbero dedicato il momento di pausa al tentativo di realizzare questa Mission Impossible. “Non proprio – ha detto lo svizzero – So che con il mio gioco avrò possibilità”. L’iberico invece ha affermato: “Non penso mai agli altri. Quello che sta facendo Djokovic è impressionante, ma è difficile rimanere a lungo a quel livello”.

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Perché sono così testardi? Una ragione potrebbe essere nella loro incredibile popolarità. Nessuno dei loro tifosi li ha abbandonati per sostenere Djokovic, il cui tentativo di trovare fans è molto simile a quella di Ivan Lendl (un altro che aveva problemi di immagine per il paese da cui proviene). Non importa quello che accade sul campo, Federer e Nadal hanno continuato a godersi gli applausi e il sostegno della folla, che devono alleviare la delusione per le sconfitte.

Ma potrebbero anche, più semplicemente, pensare che i numeri sono (ancora) dalla loro parte. Con 10 Slam conquistati, Djokovic rimane almeno un anno di Major dietro a Rafa (14) e almeno due dietro a Roger (17). Forse hanno ragione, e nonostante l’incredibile forma attuale, è possibile, se non probabile, che Novak non li raggiunga entrambi.

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Mats Wilander

Mats Wilander, il campione svedese commentatore per Eurosport, concorda nel dire che prima o poi arriverà un momento di difficoltà per Nole. Secondo lui, nonostante il numero 1 del mondo abbia inanellato tutti questi successi, è vero anche che basta poco per perdere rapidamente tutta la fiducia acquisita. “Ho vissuto questo da giocatore e ho visto anche tanti altri fare lo stesso – ha dichiarato al Telegraph – Hai appena perso una semifinale Slam, per esempio, e all’improvviso perdi la fiducia e smetti di vincere. E’ così strano: improvvisamente è finita”.

Ma questa argomentazione sottovaluta le qualità che rendono Djokovic una macchina perfetta. E’ un campione insolito perché, al contrario del precoce Wilander, ha iniziato a ottenere i grandi successi relativamente tardi. La sua intensa motivazione è stata alimentata da anni di frustrazione, sempre all’inseguimento di Federer e Nadal, un po’ come Lendl con McEnroe e Connors. Ora, che finalmente ha raggiunto la vetta, Djokovic non ha la minima intenzione di farsi scalzare dal trono.

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Nel 1980 o ’90, un campione di 28 anni avrebbe già iniziato la propria parabola discendente. Ma anche sotto questo aspetto, Djokovic è diverso. Può infatti avvalersi delle cure moderne, oltre a una dieta ferrea e a una flessibilità eccezionale, favorita anche dalla lungimiranza della sua prima allenatrice Jelena Gencic, che gli fece fare quando era piccolo esercizi per sviluppare questa qualità. Il risultato è che lui potrà essere uno dei tennisti più longevi del circuito. Proprio come ha detto Gilbert: “E’ incredibile per essere un ragazzo di 28 anni. E’ nel momento migliore della sua carriera. Secondo me, otterrà grandi risultati anche nei prossimi due anni”.

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Andy Murray

C’é un solo uomo, però, che sembra accettare la dura realtà degli ultimi anni. Andy Murray ha sofferto più di chiunque altro il dominio di Djokovic, e sa benissimo che per vincere gli Australian Open dovrà sconfiggerlo.

“E’ una sfida enorme – ha detto il capitano della squadra britannica di Davis Leon Smith – Ma lui (Andy) ha dimostrato di poter apportare modifiche e miglioramenti al proprio gioco. Come tutti i giocatori, sta cercando di migliorare il proprio tennis per affrontare e battere i migliori, e adesso il migliore è Djokovic”.

Tra l’ammettere la superiorità di un altro, come fa lo scozzese, e il batterlo grazie a questo approccio, c’è grande differenza. E non a caso Murray inizia il 2016 con una striscia di dieci sconfitte nelle ultime undici partite contro Nole. Ma almeno, se vogliamo credere a Smith, il numero 2 del mondo arriva a Melbourne con un piano.

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Fonte: The Telegraph

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