I magnifici otto: Jack Sock

E' la sorpresa del Master, l'incognita, il proiettile vagante. Jack Sock, alla sua prima apparizione nel torneo dei maestri, cercherà di rubare la scena ai più blasonati compagni facendosi strada a colpi di cannonate. Cerchiamo di capire come arriva lo statunitense alla O2 Arena di Londra.

Manca solo un giorno all’inizio delle Nitto ATP Finals 2017: il 12 Novembre si aprirà il sipario sul profondo blu della O2 Arena di Londra, che ospiterà anche quest’anno i migliori 8 della stagione tennistica, i maestri; l’elitaria entry list dell’evento recita, in ordine di apparizione nella race, i seguenti nomi: Rafael Nadal, Roger Federer, Alexander Zverev, Dominic Thiem, Marin Cilic, Grigor Dimitrov, David Goffin e Jack Sock. Tutto normale, no? Rileggete bene l’elenco: in fondo troverete Jack Sock. Sì sì, proprio quel Jack Sock che fino ad un paio di settimane fa occupava la posizione numero 22 del ranking, posizionamento sì di tutto rispetto, ma non certo da Finals. Eppure Jack ci ha creduto fino in fondo, anche quando sembrava che un Carreno Busta in stato di grazia potesse strappare l’ultimo posto utile, anche quando un Juan Martin del Potro edizione US Open 2009 potesse compiere una tanto miracolosa quanto romantica risalita dagli inferi e raggiungere i suoi vecchi compagni in quel di Londra.

Alla fine però il miracolo l’ha fatto lui, il ragazzotto biondo americano dal bell’aspetto e dal sorriso contagioso, quello con il cannone al posto del braccio: nell’ultimo Master 1000 dell’anno, andato in scena sul cemento indoor di Parigi, Giacomo Calzino (così è noto ai più simpatici fra i tifosi dello stivale), approfittando di un tabellone inaspettatamente apertosi col ritiro di Nadal e in conseguenza delle numerose assenze, leitmotiv questo in realtà di tutto l’ultimo scorcio di stagione, è riuscito ad issarsi sino ad un insperato successo; il triplete è stato così servito (ci riesce Sock e non la Juventus…): primo 1000 della carriera, primo ingresso nella top 10 e prima qualificazione alle ATP Finals. Una settimana da sogno, in poche parole.

Eh sì che quello forte, quello destinato a grandi cose, sembrava dover essere Ryan Harrison, l’altro biondo, non quello del Nebraska ma quello della Louisiana, quello che era arrivato sui grandi palcoscenici ma che non ha saputo restarvici. Jack invece si è mosso nell’ombra, a fari spenti, partendo dalle retrovie; di anno in anno sale lentamente in classifica, sino ad un 2017 che si apre sotto i migliori auspici, con la doppietta Auckland/Delray Beach e la semifinale ad Indian Wells, che lasciavano ben sperare per il prosieguo nell’anno; poi Jack è però tornato in the darkness, la sua old friend, raccogliendo prestazioni deludenti e negli slam( parziale di 3 vittorie e 4 sconfitte) e nella stagione estiva sui campi di casa. Poi, ex abrupto, l’acuto finale, il colpo di scena all’americana, la settimana da sogno parigina, e la qualificazione è servita: vado a Londra mamma, con Roger e Rafa, non aspettarmi perché forse torno tardi.

Jack arriva a Londra da underdog, come dicono negli States, ma attenzione a darlo per spacciato. L’entusiasmo di chi non ha nulla da perdere, la fortuna dei principianti, uno stato di forma straripante e quel diritto sparato a mirabili velocità saranno avversari ostici per tutti; Jack venderà cara la pelle, statene certi. Il girone, tolto Federer, dato come primo da tutti, addetti ai lavori e non, è alla sua portata: Zverev ha disputato una grande stagione, ma non è di certo al top della forma, Cilic è sempre Cilic, ma non sembra tirato a lucide nemmeno lui. E allora Giacomino vuole continuare a sognare, e non saremo di certo noi a fermarlo.

Good luck Jack, we trust you!

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