Jarkko Nieminen, essere “Sisu” fino alla fine

A pochi mesi dal suo addio al tennis da pro, compie gli anni la leggenda finlandese Jarkko Nieminen, esempio sul campo e nella vita

TENNIS – Il tennis finlandese, in tutti questi anni di circuito maggiore, non è mai riuscito a ritagliarsi un ruolo importante al pari delle nazioni con una maggior tradizione, eppure il suo araldo d’eccezione l’ha avuto, promettente fin dai suoi primi anni da professionista e molto amato dagli appassionati anche a pochi mesi dal suo definitivo addio ai campi del circuito ATP.

Jarkko Nieminen, classe ’81 nato a Masku, ha dato al circuito mondiale molto più di ciò che un semplice risultato sportivo possa lasciare in un ranking o nel proprio portafogli, ha saputo insinuarsi in un mondo difficile senza un precursore a fargli da punto di riferimento, sapendo di non possedere il talento sovrumano del campionissimo ma focalizzando chiara davanti a sé la strada per continuare a salire sempre di più, con un impeto che è diventato un marchio di fabbrica e, contemporaneamente, con umiltà e gioia, oltre ad un sorriso che non poteva fargli voler male.

Jarkko ha iniziato a stupire da subito quando nel 1999, a 18 anni appena compiuti, è riuscito a conquistare gli U.S.Open Junior battendo il danese Kristian Pless in finale, facendo mormorare molti sul suo conto tra cui il campione Bjorn Borg che, al suo ingresso nei Top100 datato 2001, ha parlato di quali ottime prospettive avesse davanti a sé il giovane finnico. A permettergli l’ingresso tra i primi 100 giocatori ATP è stata la finale raggiunta in quel di Stoccolma, ma non sarà la sconfitta subita da Sjeng Schalken a bruciare di più, bensì la mancata conquista di quel torneo che così tanto ha significato per lui negli anni, quello “Stockholm Open” che per ben 4 volte lo ha visto giungere in finale (di cui una in doppio con il tennista di casa Johan Brunstrom) ma mai gli ha regalato la vittoria più desiderata; sarà proprio Stoccolma a celebrare i suoi ultimi passi da professionista nel tennis visto l’ormai preannunciato addio tra pochi mesi, e se la sua ultima passerella lo attende, anche all’ultima edizione di Wimbledon è stato sacrosanto il saluto che gli hanno rivolto gli spettatori presenti al suo match contro il N.1 Novak Djokovic.

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Al primo turno aveva eliminato Lleyton Hewitt, anch’egli celebrato in occasione del suo addio ai courts di Church Road, ma se l’addio di Jarkko sarebbe potuto passare in sordina rispetto all’ex N.1 e campione ai Championships, a rendere il tutto un po’ più speciale ci ha pensato Novak Djokovic, che oltre a spendere delle belle parole nei suoi confronti ha anche contribuito a regalargli a fine match il giusto plauso per un’uscita di scena davvero toccante.

Eppure il suo sorriso non lo ha abbandonato neanche in quel momento, pensando più alle splendide esperienze della sua lunga e fortunata carriera nel corso della quale ha raggiunto obiettivi davvero di livello: da quelle partite disputate con Roger Federer nel doppio quando ancora erano dei ragazzini fino alle sue due vittorie in carriera, a Auckland nel 2006 dopo aver sconfitto Mario Ancic e nel 2012 dopo aver battuto Julien Benneteau, passando poi per i tre quarti di finale Slam (U.S.Open 2005, Wimbledon 2006 e AusOpen2008) e per l’incredibile best ranking al N.13 del mondo datato proprio 2006, quella che rimarrà la sua migliore annata nonostante oltre un decennio di tennis di gran livello sempre con una ottima classifica.

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Nieminen ha sempre fatto della tenacia e della combattività sul terreno di gioco il suo punto di forza, e quella scritta tatuata sul fianco che più volte ha mostrato dopo i suoi match sintetizza perfettamente la sua figura nel tennis mondiale: “Sisu”, di difficile traduzione letterale, rappresenta un connubio tra forza di volontà, determinazione, perseveranza e razionalità, emblema della cultura finnica che Jarkko si è tatuato addosso come se fosse la massima espressione della sua filosofia di vita.

Saranno le sue ultime partite di tennis, come detto, ma quello che Nieminen ci lascia in dote è la vittoria del lavoro e della grande umiltà, quello che in fin dei conti lo ha reso grande e portato fino al suo più alto traguardo, e anche in quel di Stoccolma ci sarà solo da rendergli omaggio e da augurarsi che qualcosa di lui e del suo splendido modo di interpretare la vita all’interno del mondo del tennis riesca ad arrivare a tutti quei giovani che, come lui fece più di 16 anni fa, guardano i grandi e ne traggono ispirazione. Auguri Jarkko, grazie e buona fortuna per tutto quanto.

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