Novak Djokovic: stati alterati di coscienza

Intervistato dopo la finale vinta del Roland Garros, il giocatore serbo, ha provato a descrivere le emozioni provate duranti gli ultimi scambi della partita che lo ha consegnato, definitivamente, alla storia del tennis.

La finale del Roland Garros giocata domenica pomeriggio tra Novak Djokovic ed Andy Murray non è stata tra le più emozionanti e belle da vedere nella storia del torneo. Ma, se questo è il punto di vista di un qualunque spettatore, più o meno appassionato, che abbia già visto altri match di questi livelli,  lo stesso non è condivisibile dai giocatori che in campo hanno battagliato, l’uno contro l’altro, spesso anche contro se stessi,per conquistarsi un posto nella storia, davanti a milioni di telespettatori collegati in diretta da ogni parte del globo. Il vincitore, Novak Djokovic, ha cercato di descrivere cosa ha provato quando è andato a servire per il match.

Stati alterati di coscienza – Dopo avere perso 6-3 il primo set, Nova Djokovic, ha vinto 17 dei successivisi 22 giochi portandosi,  rapidamente, sul punteggio di 3-6 6-1 6-2 5-2! Andando a servire per conquistare il match che gli avrebbe aperto le porte del career grande slam.  Novak, non ha nascosto un sorriso di compiacimento al cambio campo. Quasi spavaldo. Come se si trattasse di un gioco da ragazzi, ormai, alzare ala cielo quella coppa per la quale tanto ha lottato, almeno, fin dal lontano 2011. E, invece, era solo gioia, troppa gioia. Incontenibile gioia, anche per tutte le tecniche di rilassamento praticate dal campione serbo. Che, emozionato, come un ragazzino, rimette in gioco Andy Murray.  “Quasi non stavo nella pelle dalla gioia. Stavo andando a servire per il match. Ero  inondato da emozioni e sensazioni positive”, ha dichiarato nel post-partita. “Mi è successo poche volte durante tutta la mia carriera di provare una sensazione di questo tipo. Era come se il corpo si muovesse da solo. Novak, però, viene brekkato e consente a Murray che conserva il proprio servizio di portarsi sul 4-5! Ora,  Novak, serve nuovamente per la . . . storia!

“Tutto inizia dentro di noi. E’ il modo in cui affrontiamo le cose che ne determina l’esito.”

Novak, di nuovo al servizio per chiudere il match,  perde il primo punto ma, con tenacia, riesce, quasi subito, a portarsi sul 40-15 e, quindi, a giocarsi due match point. Sul proprio servizio. Lo stesso che fece doppio fallo regalando il match nella finale contro NAdal di qualche anno fa. Ed, infatti, non si smentisce. Il primo match-point va via  con un doppio fallo. Il secondo, con un banale errore da fondo campo.  Ma, Nole non può più rimandare l’appuntamento con la storia. E così conquista un terzo match point che definitivamente gli apre le porte del successo.
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Esperienze extracorporee – “Non riesco a ricordare cosa sia accaduto durante l’ultimo punto”, dice Novak. “E’ stato come se il mio spirito avesse lasciato il mio corpo e lo stesse osservando da fuori vedendolo mentre giocava gli ultimi 3-4 scambi correndo a destra ed a sinistra, sperando che Andy sbagliasse, come poi, infine, è  accaduto.”

Anche Andy Murray dichiarò di avere provato qualcosa di simile quando vinse Wimbledon, tre anni fa. “Abbiamo giocato per tre ore ed eravamo esausti”, continua Nole.  “Durante l’ultimo punto il mio corpo si muoveva da solo. Ho provato questa emozione, anche, nella finale vinta contro Nadal agli Australian Open. Quando giocammo per quasi sei ore. Solitamente questo capita quando non hai più energie e gli scambi si fanno lunghi.”

 L’affetto del pubblico – La vittoria di Djokovic era attesa non soltanto dal numero uno del mondo e dal suo staff ma anche da tutto il pubblico di Parigi. Dopo l’ennesima sconfitta subito lo scorso anno in finale (per mano dello svizzero Wawrinka) Nole era entrato se così possiamo dire nelle grazie del pubblico parigino che non ha esitato a fischiare l’arbitro pur di sostenere Novak, quasi dispiaciuto, forse, per non avere ancora potuto dedicare il suo tripudio al numero uno del mondo così come hanno già fatto gli affezionati a Londra, New York e Melbourne. Ed è stato forse questo nuovo affetto avvertito da Nole ad baverlo spinto finalmente ad alzare al coppa dei moschettieri.

“E’ stato veramente differente rispetto agli anni passati. L’affetto del pubblico, il feeling con gli organizzatori e tutti quelli che hanno contribuito a rendere possibile l’evento. I ball-boys, gli uomini della security, le ball-girls. Ovviamente, come ogni anno, speravo che questo fosse l’anno buono. Il sostegno e l’affetto di tutte le persone intorno a me, però. hanno fatto si che questo sia  stato, davvero, l’anno buono!  Il loro calore è stato determiante e molto presente allo stadio durante il match”!

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