Novak Djokovic: storia e punti di forza di un campione

Questa è una storia di perseveranza. Un ragazzino, 4 anni, vive a Kopaonik, Serbia, una località sciistica dove i suoi genitori gestiscono una pizzeria. Ci sono campi da tennis nelle vicinanze. Il ragazzo inizia a giocare. E’ serio. Studioso. Sogna. Si applica senza sosta e dice che un giorno sarà il miglior giocatore di tennis al mondo.

Una famosa allenatrice, la donna che ha preparato una giovane Monica Seles, dice ai genitori che hanno un “bambino d’oro”, uno che è stato toccato dal cielo. Questo è ridicolo. Le probabilità che questo bambino dalla Serbia – perennemente in guerra, economicamente zoppicante, evitata dal resto del mondo, con inverni gelidi pochi campi da tennis e senza pedigree nel tennis – possa diventare un professionista del tennis sono vicine allo zero. Il ragazzo lo ignora. Continua a giocare. Si trasferisce lontano dalla famiglia, in Germania, si allena con altri prodigi. Non è come gli altri. Scherza, usa l’humor per ambientarsi, vuole piacere. Ma non si fa prendere dalle ragazze, dall’alcool o dalle droghe. Preferisce fare streatching. Diventa un top junior, un professionista eccezionale, campione nel singolare del Grande Slam a 20 anni. Poi inizia a perdere. Ben presto si blocca, terzo incomodo in uno sport dominato da due leggende. Si domanda: E’questo tutto quello che ho? Non lo accetta. Modifica la sua dieta, si allena più duramente, ci crede di più, ignora nuovamente le avversità. Poi, alla fine, si rialza da solo. Meglio di tutti.

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La storia di Novak Djokovic dovrebbe essere amata da tutti – e finalmente, dopo anni di gavetta dietro Roger Federer e Rafael Nadal, Djokovic comincia a vedere la luce delle vittorie. Non sarà mai Federer, il Michelangelo del tennis per gli affezionati, un giocatore che grazia e talento prodigioso hanno reso forse il più popolare atleta al mondo. Non sarà mai Nadal, un formidabile fascio di muscoli e energia, incarnazione dell’eroe dei fumetti preferito. Ma Djokovic, 27 anni, n. 1 al mondo, sposato da poco, ora anche padre  e più che mai padrone del proprio destino, lui e solo lui ha ancora l’opportunità di passare alla storia come o più dei suoi rivali.

“ E’ così bravo, potrebbe anche essere migliore degli altri due” afferma Mats Wilander, ex n.1 al mondo. “Quando è sul pezzo e combatte, è quasi impossibile batterlo. Non riesci a fare un vincente.  Federer e Nadal hanno delle “bestie nere”, con cui non vorrebbero mai giocare contro. Djokovic, invece, non si preoccupa di chi ha di fronte”.

Djokovic ha vinto tre dei quattro tornei del Grande Slam, tranne il French Open (Roland Garros), dove ha perso in due finali – entrambe con Nadal, a sua volta vincitore dell’evento con il record di nove volte. Federer e Nadal hanno entrambi vinto tutti i quattro titoli maggiori. Djokovic resta ancora indietro rispetto a loro nella scala della superiorità sportiva- dopo la sua vittoria di quest’anno agli Australian Open, è arrivato a otto majors, contro i 14 di Nadal e i 17 di Federer- ma Wilander si aspetta che Djokovic vinca almeno sei o sette volte di più. Djokovic sta inseguendo qualcosa di più grande. Sa di poter vincere. Ma sa anche che deve ancora guadagnarsi il rispetto universale.

“ Per me  è più importante che la gente mi ricordi come persona, come qualcuno che ha mantenuto la giusta direzione in ogni aspetto della sua carriera.”, sostiene.” E’ qualcosa di più che vincere un trofeo”.

DJOKOVIC

E’ una domenica di una mite estate a Melbourne, un giorno prima dell’inizio dell’Australian Open di quest’anno, a metà gennaio. Djokovic è seduto a un tavolo da picnic in un giardino dietro il Rod Laver Arena, lo stadio principale del torneo, in TRIM, giacca nera WARM-UP e pantaloncini bianchi Uniqlo, con cui ha firmato un contratto di cinque anni nel 2012. Djokovic fa tutto tranne che dormire nei suoi vestiti da tennis: una foto dal suo Twitter feed , risalente alla vigilia di Natale, lo ritrae con abiti da allenamento mentre tiene in braccio il figlio Stefan. Quando ha occasione di indossare qualcosa d’altro, Djokovic preferisce jeans e polo, uno stile che chiama smart casual. “ Mi piacciono le giacche” dice. “ Giacconi sportivi , ma anche giacche eleganti”. Si sporge in avanti  e tamburella le dita  mentre parla, sottolineando i suoi pensieri con colpi ritmici.

Djokovic è stato male per quasi due settimane. Subito dopo Capodanno ha avuto la febbre, che gli ha impedito di giocare un match di esibizione. Dopo il suo arrivo a Melbourne, ha sopportato dolore allo stomaco, notti insonni, vomito quotidiano. Si è allenato con parsimonia e ha riposato nel pomeriggio. Un punto basso è stato pochi giorni prima del torneo, quando ha vomitato, ha annullato l’allenamento e la conferenza stampa pre-torneo. Ha chiamato la moglie Jelena su FaceTime, e per la prima volta suo figlio lo ha riconosciuto da lontano.

“Ha reagito e sorriso alla mia voce”, ha detto Djokovic. “Non ha nemmeno tre mesi! Speriamo che possa essere più intellettuale possibile”.

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Pochi mesi prima che sua figlio nascesse, Djokovic ha detto che la famiglia ha sorpassato il tennis nelle priorità della sua vita. E’ una scelta che nessuno metterebbe in discussione, ma data la risolutezza che Djokovic ha nel suo sport, è una dichiarazione che ha sorpreso gli appassionati.  Djokovic insiste che è cambiato. “Fino a qualche anno fa, il tennis era l’unica cosa che volevo mettere a fuoco”, dice. “Ho ancora lo stesso approccio al tennis, la stessa motivazione per vincere Slam, stare ancora numero 1, ma con una filosofia diversa. Ho solo un modo diverso di intendere le cose nella vita.

Nole comincia i suoi giorni lentamente: si alza, fa colazione, ascolta musica classica e poi si allena in tarda mattinata o primo pomeriggio. Fa streatching, lavora per la velocità e la resistenza, e fa ancora streatching. Nei suoi allenamenti, qualità e intensità contano più della quantità. Si prende qualche giorno di lavoro. Ha trovato anche il tempo per dilettarsi nel mandarino (parla correttamente Serbo, Italiano, Inglese e Tedesco, e sa anche un po’ di Francese e Spagnolo.).

Controlla rigorosamente e in prima persona tutto ciò che consuma, se sta alimentando bene il suo corpo o la sua mente. Fa meditazione, yoga e legge libri sull’autostima. E’ fanatico su ciò che mangia. E’ ossessionato dai “supercibi”, la radice di maca (un parente Peruviano del ravanello spesso usato per aumentare la fertilità del bestiame), varie forme di alghe e bacche di goji (popolari in Cina e pensato per promuovere la longevità). Non mangia cioccolato (anche se lo ama), beve il caffè (che non gli piace)o prende addirittura un sorso di alcool durante i tornei o allenamenti intensi. Si permette una brilla gluten-free qualche volta all’anno. Nella finale degli AUstralian Open 2012, Djokovic ha battuto Nadal in un match durato quasi sei ore. In seguito, negli spogliatoi, si è addirittura concesso una scaglia di cioccolato fondente grande quanto il suo dito. E’ talmente orgoglioso del suo stato di salute che ha parlato dei germi che gli hanno causato le lunghe settimane di malattia come intrusi che lo hanno attaccato. “Loro non mi hanno rotto”, ha deto. “Non lascerò la mia vita a loro”.

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Nel 2010, Djokovic ha scoperto di essere allergico al glutine. Alla fine ha ne ha rinunciato e ha perso 5 chili. Dopo è arrivata la sua stagione 2011, che per sempre sarà tra le migliori di sempre nello sport. Ha vinto i primi 41 match giocati, e ha finito l’anno con un record di 70-6, con le vittorie agli Australian Open, Wimbledon e Us Open. Chiunque voleva capire la sua dietaa, Djokovic disse che era essenziale, ma la sua descrizione rasenta la semplicità: niente glutine, diventa un superuomo. “Non è stato l’unico segreto dietro il mio successo.”, ha detto. “Ho un approccio molto olistico: la mia dieta, il benessere, gli esercizi, la mentalità, il pensiero, le persone che ho intorno a me, dove vivo, quello che faccio. Tutte queste cose combinate fanno sì che io sia dove mi trovo”.

Djokovic ha viaggiato per gli Australian Open senza la sua famiglia, ma ha intenzione di portarli per il resto dell’anno. La stagione tennistica comprende 11 mesi, e il programma di Djokovic è imballato. Giocherà i prossimi tre Slam, i prossimi tornei Masters, un evento per prima di Wimbledon e la Coppa Davis, che potenzialmente aggiunge qualche settimana, se la Serbia continuerà a vincere (Djokovic ha guidato la Serbia alla vittoria nel 2010 , un seuccesso che è stao celebrato nei giorni successivi a Belgrado). Djokovic e Jelena, che si sono sposati l’anno scorso, si sono incontrati a Belgrado quando erano adolescenti. Nei due o tre mesi in cui non viaggiano, risiedono a Monte-Carlo, casa di Djokovic da quando ha diciotto anni. Per gli standard di Monaco, vivono modestamente: hanno una casa con due camere da letto, con una vista sul Mediterraneo. No yatch, no Ferrari (Djokovic guida una Peugeot, marca che lo sponsorizza).  Si tratta di una vita fantastica, ma anche molto ma anche frenetica. Djokovic riconosce che ci saranno dei cambiamenti, che la sua vita con un neonato na sarà prevedibile, ma non prevede alcuna complicazione: “Non ho tempo libero per giocare a golf, o cose simili, anche se mi piacciono.”, ha detto.

Il gioco di Djokovic non è appariscente come quello delle leggende che insegue. Federer ha versatilità e grazie: i suoi movimenti hanno una precisione che si addice al suuo essere Svizzero. Nadal, da Maiorca, colpisce il suo dritto mancino con tanto spin che la palla colpisce il campo come fosse caduto un dirigibile. Il suo marchio di fabbrica invece non è un colpo, ma il suo corpo. Flessibile. Veloce. Instancabile. Sempre in equilibrio. Djokovic scivola sul cemento come se facesse lo slalom sui monti di Kapaonik (viene da una famiglia di sciatori). E’ un elastico umano. “Dovrebbe essere nel Cirque du Soleil”, ha detto Larry Stefanki, un ex professionista che ha allenao John McEnroe e Andy Roddick. “Lui è super flessibile. Il suo corpo, per me, è perfetto per il tennis”.

Boris Becker, che ha vinto sei Grand Slam in singolare con un servizio esplosivo e grandissime volèe in tuffo, allena Djokovic da più di un anno. Si è meravigliato per l’atletismo di Djokovic. “Vorrei avere la sua fisicià”, dice Becker. “E’ così morbido quando si muove, quasi come un ballerino”.

Nonostante abbiano passato molti anni sotto i riflettori,  Federer e Nadal hanno ben poco bagaglio. Loro sono dei reali del tennis, il loro posto nella storia era già chiaro dal primo giorno. L’ascesa di Djokovic invece è stata molto più improvvisa. Da giovane, si ritirava in diverse partite, anche del Grande Slam. Occasionalmente scherzava un po’ troppo (alcune delle sue imitazioni dei colleghi venivano prese col sorriso, altre meno).  A volte le folle si sono rivolte contro di lui. Federer e Nadal sono affidabili, sempre gli stessi, quasi mai spinti fuori dalle loro zone di confort. I primi anni sul tour gli hanno dato una reputazione di volubilità.. “E’ la differenza tra guardare un concerto dei Rolling Stones e guardare Bob Dylan”, ha detto Wilander. “Con gli Stones, sai sempre cosa ti aspetta.”

Può essere l’impeccabile standard fissato da Federer e Nadal che fa sembrare Djokovic qualcosa meno di un principe. Non maledice gli arbitri o fa scenate, come McEnroe o Connors. Nella sua prima conferenza stampa dell’anno, in Australia, ha distribuito cioccolatini (“vedo nei tuoi occhi che ne vorresti due”, ha scherzato con un giornalista). Firma molti autografi, posa per le foto e stimola i bambini nella folla durante i suoi allenamenti perché possano giocare con lui. Ha imparato  a conquistare il suo pubblico con complimenti e finezze, anziché con ….. La sua fondazione, che ricostruisce le scuole e contribuisce all’educazione dei ambini poveri in Serbia, ha raccolto più di 6 milioni di dollari da quando è stata fondata nel 2007. Un segnale che Djokovic sta cominciando a ricevere l’ammirazione che desidera è che ora, quando perde, le persone sono sorprese, a volte scioccate. E quando lo fa, Djokovic applaude immancabilmente gli avversari e non cerca scuse: “Quando l’ultimo punto è finito, siamo semplici persone”, dice. “Dai un abbraccio al tuo avversario e digli bella battaglia, ed è tutto”.

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Da quando è diventato professionista, Djokovic ha migliorato il suo gioco più di ogni altro top lì player. Il suo dritto, una volta traballante, è un’arma. Il suo rovescio, già affidabile, è ancora più stabile. Il suo servizio, una debolezza nel 2010, è diventato un punto di forza. La sua risposta al servizio è la migliore in questo sport. Con Becker, sta affinando il suo gioco a rete e la sua tattica. L’apprendimento non si ferma mai. “Geneticamente ce l’ha, ma nonostante ciò  lavora duramente”, ha detto Becker. “Questa è la giusta combinazione”.

Stefanki, che ha visto il tennis americano cadere nei livelli più bassi della storia, senza nessun campioni del Grande Slam in singolare per più di una decade, era scettico su Djokovic: era troppo spesso infortunato, prima di disciplina e indifferente. Stefanki ora considera Djokovic come l’ideale: “Non lascia niente al caso”, afferma. “Mi piacerebbe avere più gente come lui nel nostro paese”.

Federer e Nadal, e il rispetto che hanno guadagnato, potrebbero essere fuori dalla portata di Djokovic. Ma è troppo presto per precludergli delle possibilità. Più è assurdo l’obiettivo più determinato diventa Djokovic. In quella che molti considerano la più grande epoca nella storia del tennis, ha già fatto quello che pochi pensavano avrebbe potuto fare. Ha imparato a battere Federer e ha superato Nadal. “Quei due”, ha detto Djokovic a una conferenza stampa nello scorso autunno, “mi hanno fatto diventare un giocatore più forte. Mi hanno fatto capire di cosa ho bisogno per migliorare”. Lui li ha battuti entrambi  in finali del Grande Slam e li ha battuti entrambi nello stesso torneo. E’diventato numero 1 del ranking, lo ha perso, e poi lo ha ripreso. Parla di possibilità, non di limiti. E’sempre quel ragazzo che viveva in un paese di montagna, non più ingenuo, ma immancabilmente ottimista. E ha intenzione di esserci ancora.

“Sono felice di essere in grado di giocare questo sport e sono molto grato per tutto quello che ho ottenuto finora”, dice. “Io sento di avere ancora molti anni nelle mie gambe”.

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