Roberta Vinci è finalmente una top-ten!

Il sogno di Roberta Vinci si è avverato! Grazie alla sconfitta di Carla Suarez Navarro al secondo turno di Dubai, la tarantina da lunedì prossimo sarà n. 10 del mondo. Alla vigilia del suo 33esimo compleanno Roby diventa la 117esima tennista a entrare in top-ten, la quarta italiana dopo Pennetta, Schiavone ed Errani.

Roberta Vinci: “Finalmente in top-ten! Emozione grandissima!”

Quest’oggi vogliamo raccontarvi una storia.

La storia di una tennista nata a Taranto quasi trentatré anni fa, avvicinatasi al tennis all’età di 6 anni, per volere di papà Angelo, ragioniere con un’enorme passione per questo sport. Il suo nome è Roberta Vinci.

Giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, la piccola Roby s’innamora sempre più di questo sport e questo sport sembra innamorarsi di lei. Al circolo da subito attira le attenzioni di maestri ed addetti ai lavori, dimostrando di possedere quella che in gergo tennistico si definisce “una gran mano“.

Il suo è un talento fuori dal comune, è padrona di un tennis desueto e raro, che definiremmo quasi d’altri tempi, fatto di tocchi leggerissimi e poetici, di vere e proprie pennellate di eleganza. Per gli appassionati di questo sport vederla giocare è un piacere per gli occhi tale da non poter passare inosservato. Ed allora ecco che arrivano le prime chiamate importanti, a 13 anni la Federazione le chiede di trasferirsi a Roma: il suo talento va assolutamente preservato.

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A Roma lontano da parenti e amici, studia, gioca, si diverte e cresce la piccola Roby, tennisticamente ed umanamente parlando, sviluppa quella personalità solare e spensierata, che con il tempo diventerà il suo marchio di fabbrica. Nel 1999, all’età di 16 anni, approda al professionismo, i primi anni sono tutt’altro che semplici, il suo tennis sembra essere destinato a non sfondare, troppo fine e complicato per un circuito dominato da giunoniche valchirie, da vere e proprie macchine da guerra programmate per vincere.

Poi d’improvviso arriva la svolta: il doppio. La tennista francese Sandrine Testud, si accorge del suo talento e l’accoglie sotto la sua ala protettrice. Da questo momento in poi le due iniziano a vincere e convincere, diventando una delle coppie più temibili del circuito.

Con il tempo arrivano anche i primi successi in singolare, le vittorie in fed cup, l’ingesso in top 10 sfiorato e l’inizio del connubio tennistico con Sara Errani, il più florido e fecondo che la storia del tennis italiano abbia mai conosciuto.

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Il doppio: croce e delizia per Roberta Vinci; è grazie a questa specialità se sono arrivati i primi successi importanti, gli Slam, il Career Grand Slam e la prima posizione delle classifiche mondiali, ma è sempre “grazie” al doppio se frasi del tipo: “Con il suo tennis Roberta è destinata ad essere solo una buona comprimaria” e “Nata con la mano buona, ma negli anni sbagliati“, tra i guru di questo sport diventano all’ordine del giorno. Queste parole, da giornalisti ed esperti sono state ripetute fino allo sfinimento, a tal punto da convincere se stessi, buona parte degli appassionati e (forse) Roberta stessa, della veridicità di quanto stessero affermando.

D’improvviso però, a spazzare via le tante, troppe parole, ci ha pensato la vita, ricordando a tutti che nel tennis come nella vita stessa, nulla può esser dato per scontato, che tutto può cambiare da un momento all’altro e che a volte basta una singola scintilla perché un fuoco si possa accendere più vigoroso e forte che mai.

La scintilla di cui parliamo è arrivata a New York lo scorso anno, precisamente l’11 settembre, quando grazie ad una combinazione di eventi la talentuosa pugliese si ritrova in una semifinale Slam contrapposta alla numero uno del mondo. Davide contro Golia, fantasia ed eleganza contro forza fisica e resistenza, Roberta Vinci contro Serena Williams, chi vincerà?

“Sarà una passeggiata di salute per Serena” ripetevano in tanti, “Roberta battere Serena? Per di più a New York? Fantasia!”, ebbene la fantasia a volte può superare la realtà, l’imponderabile, quello che non osiamo neppure pronunciare avvolte si può avverare e Roberta Vinci battendo Serena Williams l’ha dimostrato. Con un solo gesto Roby si è liberata di anni di comprimato, ha dimostrato a se stessa e al mondo di essere più di una “semplice” ottima doppista, di non aver nulla di meno rispetto a Pennetta, Schiavone ed Errani, di non essere seconda a nessuno e di far parte a pieno titolo della “generazione di fenomene” che in questi anni ha portato in alto il nome nostro paese. La protagonista ora è lei e gli applausi, ora, devono essere “anche per me c….”.

Quest’anno finalmente libera da mille aspettative, dal chiacchiericcio inutile da bar, Roberta può esprimere serenamente il suo tennis, può giocare semplicemente per divertirsi. Grazie a questa spensieratezza raggiunta arrivano anche i traguardi importanti, quelli attesi da tanto, troppo tempo, come la vittoria più importante in carriera: San Pietroburgo e l’ingresso tanto agognato in top-10.

E si questa volta è proprio vero, dopo anni di attese, dopo averla sfiorata, sognata, accarezzata, dopo aver fatto piovere a dirotto persino nel deserto pur di ritardare ancora di qualche ora questo momento, possiamo dire ufficialmente che Roberta Vinci è la 117esima tennista della storia ad entrare in top 10.

Ed ora quanto manca alla vetta, Vinci? 10, 100, 1000 di questi giorni, Roby, semplicemente perché te lo meriti!

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