Nadal: “Intervenire sulla redistribuzione dei prize money”

Lo spagnolo si schiera a favore di un'ulteriore redistribuzione dei prize money, evitando il paragone con altri sport. Le cose iniziano a cambiare, con questi Australian Open che toccano un nuovo record di montepremi

Rafa Nadal si è recentemente dichiarato a favore di un aumento dei ricavi per i giocatori di tennis di ranking più basso, affermando che anche i giocatori che ricoprono posizioni più basse dovrebbero poter vivere dello sport che praticano. Il commento del numero uno al mondo segue la notizia riportata dai media secondo cui anche Novak Djokovic, a capo del Consiglio giocatori, si sarebbe espresso a favore di una revisione delle modalità di distribuzione dei premi dei quattro grandi slam. ‘Molto è già stato fatto, ma c’è ancora tanto che si può fare’ avrebbe dichiarato Nadal.

Come lo stesso Nadal ha affermato, neanche fare paragoni con le retribuzioni di altri sport (uno fra tutti il calcio) sarebbe utile, in quanto ogni sport è diverso dall’altro e il tennis in particolare è un mondo a sé. Certo è che la presa di posizione di giocatori del calibro di Djokovic o Nadal, fa luce su un problema antico e mai risolto, quello che potremmo definire un rapporto costi-benefici che i giocatori di ranking più basso devono affrontare per poter praticare questo sport ad alti livelli e per poterci vivere a tutti gli effetti. Da una parte, nei tornei minori le retribuzioni sono molto basse, dall’altra i tornei maggiori sono spesso preclusi a giocatori al di sotto di un certo ranking.

Dunque, a che livello bisogna arrivare per guadagnare una cifra dignitosa? Qualche anno fa, l’ITF aveva realizzato uno studio per individuare il “break-even” ovvero la posizione in cui i giocatori avrebbero almeno smesso di andare in perdita. La risposta è stata numero 336 tra gli uomini, numero 253 tra le donne (differenza legata al minor numero di tornei femminili). Ma la verità è che il tennis è pieno di giovani talenti che pur di fare i tennisti/ tenniste, hanno messo da parte tutto il resto; ragazzi che vivono con la valigia pronta girando con team al seguito e provando a scegliere i posti migliori dove giocare.

dustin-brown

Vincere meno partite significa incassare meno denaro. “Per guadagnare qualcosa bisogna arrivare fra i primi 200. A questi livelli magari si riesce a non pagare l’attrezzatura grazie a qualche sponsor, ma di soldi non se ne vedono” aveva dichiarato nel 2016 Gonçalo Oliveira, classe ’95, all’epoca numero 528 nella classifica ATP (attualmente numero 200), uno di quelli che non solo hanno la valigia sempre pronta, ma la casa se la portano proprio dietro girando in camper. Storia non nuova dato che anche il campione (di tennis e di dred) tedesco Dustin Brown, ha vissuto per quattro anni in camper, dal 2004 al 2007, partecipando a tutti i Challenger d’Europa, per costruirsi una reputazione.

I sacrifici per il secondo sono stati ripagati, il primo sta facendo del suo meglio perché sia così anche per lui. Forse però le cose stanno cambiando, a cominciare dal fatto che questi Australian Open saranno lo slam più ricco di sempre con 35 milioni di euro complessivi (un incremento del 14% rispetto al 2016). Spiccano in particolar modo un aumento del compenso per i giocatori di qualificazioni e primi turni e un abbassamento dei costi dell’organizzazione degli eventi legati al torneo; sarà l’inizio di una ventata di cambiamento nel mondo del tennis? Noi speriamo proprio di sì.

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