A quando un tennis senza giudici di linea?

Nel circuito PowerShares si testa per la prima volta il gioco senza giudici di fondo. E' davvero possibile? E quanto può influire questa scelta?

Recentemente è stato organizzato un torneo per veterani nello Utah senza giudici di linea a fondocampo. Gli unici in campo erano, oltre ai giocatori, il giudice di sedia e l’Occhio di Falco. Perciò l’interrogativo nasce spontaneo: ma è davvero possibile vedere un tennis senza giudici di fondo?

Nello Utah, nell’organizzazione di veterani PowerSharesdiversi ex giocatori hanno preso parte a una nuova iniziativa con l’obiettivo di vedere come percepiscono e osservano il gioco senza giudici di linea. Il dibattito sta avanzando inesorabile, anche se, per molti giocatori, non ha nemmeno molto senso iniziarlo fino a quando non si arriverà ad una soluzione. Per loro, il gioco del tennis senza giudici di linea è una questione di tempo.

Uno dei quattro partecipanti al torneo, l’ex finalista di Wimbledon Mark Philippoussis, afferma proprio questo: non è questione di quando, come o perchè, è solo questione di aspettare: “Sono fermamente convinto che sia solo una questione di tempo: vedo questo passo come una progressione naturale, sento che sta per succedere. Anche perchè prima o poi questo salto dovrà essere fatto”.

hawleye

PowerShares, un circuito per campioni in pensione, sta consentendo l’attuazione di un’iniziativa senza precedenti, e prevede inoltre di utilizzare anche questo sistema nelle altre 11 città che compongono il Tour per gli ex giocatori oltre i 30 anni. I tennisti – che comprendono oltre a Philippoussis anche vincitori di Slam come Pete Sampras, Andre Agassi, John McEnroe, Jim Courier, Andy Roddick e Michael Chang – sono gli unici giudici in campo, con l’aiuto dell’arbitro e del famoso Hawkeye, alias Occhio di Falco. A tal proposito McEnroe dice“Non avrei mai immaginato un giorno senza giudici di fondo in campo: penso che questo possa essere un cambiamento radicale non solo per il tennis ma per lo sport in generale”.

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Il fondatore del circuito PowerShares, Jim Courier, dirige l’organizzazione attraverso l’associazione che ha co-fondato, la InsideOut Sports + Entertainment, e ha confermato alla stampa che può essere una grande opportunità per testare la sua utilità. Il dubbio principale consiste nel valutare ogni colpo da parte dei giocatori, soprattutto sul servizio rivale: eppure a tutti sembra una buona idea. Più si parla con i protagonisti di questo circuito, e più si respira aria di positività, nonostante i costi decisamente maggiori che deriverebbero dall’installazione della tecnologia Occhio di Falco anche nei Challenger e nei Futures.

“La preoccupazione principale è il servizio – dice Courier – quando Roddick e Phillippoussis colpiscono la pallina a quasi 220 km/h…”. Ma per l’australiano, questo passo va fatto: “E’ il futuro: con la tecnologia che avanza e che migliora sempre di più, viene da pensare che si sta andando nella giusta direzione”.

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