Australian Open Day-11 WTA: la presentazione delle due semifinali

Nella nottata italiana andranno in scena le due semifinali femminili dell’Australian Open, che dopo i cinque giorni di lockdown imposti dall’amministrazione potrà nuovamente accogliere il pubblico sugli spalti.

OSAKA-WILLIAMS – Sulla Rod Laver Arena il programma inizierà alle 4 di notte italiane con il piatto forte di giornata, la sfida che secondo i più è una finale anticipata. Serena Williams e Naomi Osaka si ritrovano un anno e mezzo dopo l’ultima volta, ma soprattutto due anni e mezzo dopo la storica finale degli Us Open nel 2018. Quel giorno la giapponese conquistava il primo Major della propria carriera, in una partita segnata non solo dal suo dominio tennistico, ma anche e soprattutto dalla controversa discussione tra Williams ed il giudice di sedia Carlos Ramos. Oggi Osaka va invece a caccia del quarto titolo in un Grande Slam, e per avvicinarsi alla conquista del suo secondo Australian Open dovrà ancora una volta cancellare, per la tennista che da bambina ha avuto come modello, il sogno di raggiungere il 24esimo titolo Slam, con cui eguaglierebbe l’immortale Margaret Court. I precedenti dicono 2-1 per la giapponese, che a marzo di tre anni vinse in due set la partita di Miami, prima di ripetersi a New York. Il successo di Williams invece risale al Wta di Toronto di due anni fa, ancora in due set. Al match, entrambe arrivano avendo perso un solo set. Prima di poter riammirare la furia di Serena Williams, il match di ottavi di finale tra Naomi Osaka e Garbine Muguruza sembrava potenzialmente una finale anticipata. Una “finale” che non ha affatto deluso le attese, e che con la rimonta dopo il 4-6 iniziale ha rafforzato lo status di favorita di Osaka. A scombinare le carte, però, proprio nella stessa giornata è arrivata la straordinaria prova di forza di Williams, in grado eliminare in tre set una Aryna Sabalenka apparsa per larghi tratti superiore in quanto a potenza dei colpi ed esplosività dal punto di vista fisico. Una battaglia di due ore e nove minuti a cui la statunitense americana ha dato seguito con un eloquente doppio 6-3 ai danni di Simona Halep.

Nei tre precedenti, la giocatrice che ha avuto una percentuale di prime in campo ed una realizzazione migliore ha sempre vinto la partita. Ovviamente questi due dati potrebbero incidere parecchio sull’esito finale. Nel corso del torneo, quanto al rendimento, la percentuale tra Osaka e Williams è esattamente la stessa, il 79%. Williams mette però la prima in campo con molta più costanza: il suo minimo è il 51% di prime (contro Sabalenka), mentre Osaka ha servito il 43% di prime contro Ons Jabeur ed il 48% nell’ultimo match contro Su-Wei Hsieh. Difficilmente decifrabile la situazione anche se si guarda all’atteggiamento delle due tenniste in risposta: Williams è seconda per punti vinti sulla prima dell’avversaria, mentre Osaka si piazza settima. La numero 3 del tabellone però risponde meglio sulla seconda, in questa particolare classifica è sesta, con Williams decima. Non essendoci mai stato un precedente davvero combattuto, è complicato interpretare in maniera chiara anche i numeri riguardo agli scambi. Osaka ha sempre vinto la maggior parte dei punti chiusi entro il terzo colpo, oltre – prevedibilmente – alla stragrande maggioranza dei punti andati oltre i dieci colpi (9 su 12). Nella partita vinta a Toronto, però, Williams ha dominato quelli tra i quattro ed i nove colpi (26 su 36). L’aver perso un solo set non evidenzia dati particolari per l’americana e la giapponese in questo torneo. Da segnalare senz’altro c’è però l’ottima condizione atletica di Osaka, che ha battuto un’atleta solidissima come Muguruza negli scambi medi ed in quelli lunghi. La notizia più degna di nota, però, è il netto miglioramento negli scambi con nove o più colpi di Serena Williams, che ha chiuso in perfetta parità con Sabalenka, ma ha vinto addirittura 16 dei 23 punti contro Halep. Tutti questi dati configurano la sfida, sulla carta, come la più equilibrata possibile. Con l’uscita di scena di Ashleigh Barty dalla parte alta di tabellone, poi, il clima si fa ancora più bollente. Serena è alla nona semifinale a Melbourne, dove ha vinto le prime otto. Naomi Osaka, quando è arrivata in semifinale, non solo ha sempre vinto la partita, ma ha alzato poi alla domenica il trofeo. Tendenzialmente, in questi casi si chiuderebbe con un 50%-50%, ma c’è un ultimo dato che sposta la bilancia: Osaka, tornata dal lockdown, ha vinto tutte e diciannove le partite in cui è scesa in campo. È giusto pensare che questo possa darle quel qualcosa in più. L’occasione per Williams rimane tuttavia ghiotta: è forse in forma come mai le è accaduto negli ultimi anni, e sebbene non sembri avere limiti, ogni chance può essere l’ultima. Crederci fino in fondo è la cosa migliore che possa fare.

MUCHOVA-BRADY – A seguire sarà la volta delle due sorprese del tabellone femminile. S’affronteranno la testa di serie numero 25, Karolina Muchova, e la numero 22, Jennifer Brady. In questo caso il precedente è uno solo, e del tutto ininfluente, almeno sulla carta, per la partita di questa notte. Soltanto in minima parte può sorridere infatti Muchova, vittoriosa due anni fa nel match a Praga. Di fronte avrà infatti quella che senza troppi dubbi è stata ed è la tennista più costante post-lockdown – sulle superfici veloci – dopo Naomi Osaka. La statunitense da agosto ha vinto 21 delle ultime 26 partite giocate sul cemento: una vittoria (Lexington) e tre semifinali (Us Open, Ostrava e Grampians Trophy), più quella di stanotte ancora tutta da giocare. Per tutti questi motivi, Jennifer Brady non può che essere, pur con non molto margine, la favorita. Come le altre due semifinaliste, Brady e Muchova hanno perso un solo set (proprio nel match di quarti di finale). La numer0 22 del tabellone ha rimontato la connazionale ed amica Jessica Pegula, mentre Muchova viene da una straordinaria impresa che le ha permesso di estromettere dal torneo la numero 1 del mondo Ashleigh Barty. Muchova-Brady è la sfida tra due delle migliori giocatrici del torneo in risposta. Brady, in realtà, brilla anche al servizio nei numeri dell’Australian Open: non solo è la terza per numero di ace, ma è anche la seconda, con l’80%, nella realizzazione dei punti in seguito alla prima di servizio. Muchova, però può non temere la prima dell’avversaria: in risposta alla prima ha vinto 86 punti in cinque partite (meglio solo Williams e Halep). Meglio ancora fa contro la seconda, dove nessuno la supera con 69 punti. Brady, in risposta alla prima, è dodicesima nel torneo, ma anche settima contro la seconda. Muchova ha messo a segno 26 break (seconda nel torneo), Brady 24 (quinta). La questione scambi, in questa partita, potrebbe essere secondaria a quella mentale. Per Brady non è la prima semifinale Slam, ma è la prima da favorita. E davanti si trova una ragazza, Muchova, che è in semifinale a furia di rimonte. Da 0-5 nel secondo set contro Karolina Pliskova, sotto 2-5 nel primo contro Elise Mertens. Per finire, il fiore all’occhiello del suo torneo, almeno finora: rimontare dall’1-6 1-2 la partita contro Barty. In caso di falsa partenza, eventualità non così tanto remota, sarà brava Brady nel non farsi condizionare dai precedenti del torneo? Muchova, dal canto suo, riuscirebbe sotto nel punteggio a giocare, ancora una volta, senza nulla da perdere e senza pensare di essere ad una sola partita da una finale Major? Parola al campo, anche se Brady sembra partire col destino nelle proprie mani.

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