Australian Open femminile: Osaka vince il quarto Slam in carriera! Brady piegata in due set

Naomi Osaka vince il secondo Australian Open in carriera. Jennifer Brady lotta, ma trema nel momento decisivo del primo set e si consegna poi alla stella del tennis femminile, al quarto Major in carriera a 23 anni. Finisce 6-4 6-3 in un’ora e diciannove minuti che ribadiscono la superiorità e la continuità di Osaka: negli ultimi tre anni Naomi Osaka ha vinto due Us Open e due Australian Open, e rientrata dal lockdown non ha ancora mai perso, vincendo ventuno partite consecutive.

PRE-MATCH – Tra le due tenniste è il quarto scontro diretto. Osaka ha vinto entrambi i due precedenti nel circuito maggiore, il primo sulla terra verde di Charleston nel 2018 ed il secondo, recentissimo, nella semifinale dello Us Open. Brady vinse quasi sette anni fa la prima sfida, nel 50k di New Braunfels (cemento). La partita di New York fu una sfida di altissimo livello, vide Osaka costretta a chiudere solamente al terzo set, 7-6(1) 3-6 6-3. Di qualità fu soprattutto il primo parziale, senza break fino al game finale, dominato da Osaka. Con soli due break nel match, il servizio fece un enorme differenza: entrambe chiusero con percentuali ottime, sia sulla prima che sulla seconda e rispettivamente con dieci ace per l’americana e nove per la giapponese. È in effetti la finale tra due delle migliori giocatrici del circuito al servizio: nel torneo, prima della finale, Osaka è prima per gli ace e seconda per percentuale di punti vinti sulla prima, Brady è terza per gli ace e quinta per percentuale di punti vinti sulla prima. La numero 22 del tabellone è tra le prime anche per rendimento sulla seconda, col 54% di punti portati a casa. Alla risposta sulla prima, i numeri sono simili: Osaka è sesta, con Brady che la segue a ruota al settimo posto. Contro la seconda solo Muchova ha fatto meglio di Osaka prima di oggi, mentre la numero 24 del mondo è ancora sesta. Al contempo, però, Brady è stata più cinica, terza per break messi a segno, mentre Osaka è quinta. Simile il minutaggio per le due avversarie in queste due settimane: Osaka ha giocato per sette ore e quarantatré minuti, Brady per quarantacinque minuti in più.

 

 

PRIMO SET – In avvio, le redini del match sembrano da subito in mano alla giapponese, che non solo è più abituata al palcoscenico, alla quarta finale Major, ma è superiore sulla diagonale del rovescio. Il braccio di Brady trema evidentemente nel quarto game: il secondo doppio fallo del game sancisce il primo break del match per Osaka, che si issa sul 3-1. La tranquillità iniziale, un solo punto perso nei primi due turni di battuta, abbandona però anche Osaka. Al momento di consolidare il break, nel quinto game, in campo entra solamente una prima di servizio, fattore che aiuta non poco la statunitense ad entrare in partita. Dal 3-1 40-30, la numero 3 Wta commette un paio di errori gravi e subisce un parziale di 7-0 nei punti, fino al pareggio Brady nel computo dei game, a quota 3. Quando Osaka risponde con profondità, all’uscita dal servizio Brady è costretta a rischiare moltissimo dal centro del campo, e se il colpo non è incisivo Osaka può fare da subito la differenza. Nella seconda parte del set però Osaka fatica a trovare continuità, concedendo spesso a Brady di allungare, in maniera redditizia, lo scambio. I gratuiti mettono Osaka nei guai nel nono game e Brady si guadagna addirittura una palla break con un lob bellissimo su una palla nei pressi della rete. La giapponese si salva però con il servizio, prima di trovare la zampata decisiva, con una buona dose di fortuna, nel decimo gioco. Brady è carica, vigile, mentalmente la contesa sembra andare dalla sua: è più brillante e una volta scioltasi riesce a mettere tanta pressione all’avversaria. L’inerzia cambia sul 40-15 per lei, col doppio fallo che riapre tutto. Nei due punti finali, Osaka trova prima una difesa miracolosa sulla riga colpendo il rovescio ad una sola mano e costringendo all’errore Brady. Poi, sul set point, dopo una risposta innocua di Osaka, l’americana si irrigidisce mette in rete un dritto che avrebbe chiuso facilmente lo scambio, e che invece manda Osaka ad un solo set dal suo quarto titolo del Grande Slam.

 

SECONDO SET – Di fatto, la partita si chiude su quel dritto sbagliato, che spezza l’incantesimo e rovina il sogno, che quasi Brady sembrava poter accarezzare. Nel secondo set tenta alcune fiammate, ma Osaka dal canto suo regala anche molto meno, e con un paio di rovesci – che si vedranno sicuramente negli highlights – toglie ancora più sicurezza all’avversaria. Le gambe cominciano a muoversi più lentamente, il ritardo sulla palla porta Brady a sbagliare e a creare quel distacco che poi sarà decisivo ai fini della partita. Disastroso, da questo punto di vista, è il quarto game del set, che per Osaka vuol dire 6-4 4-0 e servizio, due break di vantaggio ed un parziale di 6-0 nel conto dei game dal 4-4 del primo parziale. Poco cambia col passaggio a vuoto nel game successivo, con una palla del 5-0 sprecata ed uno dei due break restituiti. Nei due turni di battuta successivi, il margine è netto. Dopo settantanove minuti di gioco, la risposta lunga di break consegna a Naomi Osaka il quarto titolo Grand Slam in carriera, il secondo Australian Open in tre anni, esattamente come a New York, dove vinse nel 2018 e pochi mesi fa. Finisce 6-4 6-3, dopo un primo set molto equilibrato nonostante la tensione. Peccato per Brady, che stava regalando una bellissima partita, con grande umiltà e grande lucidità tattica: ha accettato i rischi che doveva prendersi per concedersi una chance, ma quando sembrava poter fare un passo in avanti decisivo, le è mancato qualcosa. Non è detto che non possa avere altre chance per concedersi un successo così grande. Il dritto è pesante, negli scambi lunghi la solidità non manca, ed il servizio, escluso oggi, la sostiene quasi sempre. La partita è stata condizionata dal vento, e neanche Osaka ha brillato col primo colpo, ma almeno è riuscita a stare sopra il 50% con i punti vinti sulla seconda, a differenza del 42% della propria avversaria. Senza offrire spettacolo, Osaka è riuscita a rimanere attenta, a far valere la propria esperienza per dimostrarsi la giocatrice più forte del mondo sul cemento. Da quando è ripartita, non ha mai perso: ventuno vittorie di fila nonostante i ritiri prima della finale di Cincinnati e prima della semifinale del Gippsland Trophy. Da lunedì tornerà al numero 2 della classifica mondiale, scavalcando Simona Halep.

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