Australian Open maschile: preview della finale Djokovic-Medvedev

Sarà Daniil Medvedev l’ultimo ostacolo sulla strada di Novak Djokovic verso il nono titolo a Melbourne Park. Sarà leadership rafforzata del recordman d’Australia, che non ha mai perso una finale sulla Rod Laver Arena, oppure un nuovo campione Slam e legittimato numero 2 del mondo. È la migliore finale possibile, Medvedev non solo è il contendente più credibile, ma è anche un ulteriore stimolo per il numero 1, che cerca di avvicinarsi agli acerrimi rivali con quello che sarebbe il 18° Major in carriera. Con questo pezzo ci avviciniamo alla finale di domenica ripercorrendo il torneo dei due finalisti per analizzare il loro momento e per vedere quali armi potrebbero usare per aggiudicarsi, con pieno merito, il trofeo.

È stato chiesto, dopo la semifinale con Aslan Karatsev, a Novak Djokovic, se ritenesse il cammino del 2021 verso la finale il più difficile di tutti i nove anni in cui è arrivato a giocarsi l’ultimo atto. Il serbo non ha dato una risposta chiara, ma per certi versi ha lasciato intendere come quello di quest’anno possa essere considerato il percorso più speciale. D’altronde i tennisti che sono arrivati alla seconda settimana del torneo hanno raggiunto un mese di soggiorno in Australia, un soggiorno iniziato con una quarantena preventiva di due settimane per la lotta al Covid-19. Se poi, parlando in maniera specifica di Djokovic, si aggiunge l’infortunio occorsogli nella zona addominale durante il match di terzo turno contro Taylor Fritz, è ovvio che la strada verso la finale assuma un valore particolare. Lo stesso Djokovic ha confessato a caldo di ritenere la vittoria contro lo statunitense una delle più emozionanti della sua carriera, arrivata al quinto set, in evidente difficoltà dal punto di vista fisico e con il pubblico che ha dovuto abbandonare gli spalti nel momento clou, dando inizio ai cinque giorni di lockdown predisposti dall’amministrazione locale per evitare un possibile focolaio nella regione del Victoria.

In termini di numeri, non v’è dubbio che l’Australian Open 2021 per Novak Djokovic sia stato il più duro. Mai, prima dell’ultima partita, aveva perso cinque set come in questa occasione, al massimo – nel 2012, nel 2013 e nel 2016 – i suoi avversari gli avevano sottratto tre parziali. Frances Tiafoe, il summenzionato Fritz, Milos Raonic, e per ultimo Alexander Zverev hanno invece messo Djokovic davanti a delle sfide complicatissime, nella cui analisi non solo va considerato il problema fisico venuto fuori, ma anche l’età della leggenda di Belgrado. Nonostante la fiducia acquisita dalla migliore performance di questo torneo, arrivata proprio giovedì contro Karatsev in semifinale, a 33 anni e mezzo Djokovic dovrà fronteggiare non solo quello che fisicamente sembra essere il tennista più resistente insieme a lui, ma anche, probabilmente, la fatica. Ha trascorso in campo sedici ore e venticinque minuti, mai così tante prima della finale, quattro in più del 2020. Tredici anni fa, alla vigilia della prima finale, aveva giocato “solo” dodici ore e dieci minuti.

Dal punto di vista del minutaggio, che potenzialmente può tradursi in fatica pregressa, è avvantaggiato senz’altro Medvedev. Il russo in campo ha trascorso dodici ore e venti minuti, con soli due set persi nello sciagurato passaggio a vuoto durante il terzo turno contro Filip Krajinovic, arresosi per 6-0 nel quinto set. Per il resto del torneo, il numero 4 del seeding ha mostrato la pazienza del campione, senza farsi condizionare dai momenti in cui l’avversario pareva in fiducia, ed ancor meno dai suoi stessi errori: basti pensare che non è mai arrivato al tie-break, ma in tre partite differenti ha vinto un set per 7-5, dimostrazione di enorme lucidità negli istanti cruciali della partita.

Domenica 21 febbraio scatta la caccia alla 21esima vittoria di fila per il russo, che non perde dal torneo di Vienna della scorsa stagione: in un solo colpo scalzerebbe Rafael Nadal al numero 2 della classifica mondiale,  e dello spagnolo eguaglierebbe la striscia di tredici vittorie contro i Top-10. Nella storia solo Novak Djokovic (diciassette) e Roger Federer (ventitré) hanno fatto meglio. Ventuno sarebbero anche le vittorie di “Nole”, non in termini generali, ma nello specifico dell’Australian Open, dove è imbattuto dal 2018. Su ottantanove partite, il numero 1 del mondo ha perso solo otto volte in Australia, e mai una volta raggiunta la semifinale. Con ventotto finali Slam raggiunte, eguaglia Nadal al secondo posto, dietro alle trentuno di Federer. Ne ha perse dieci, di cui la metà da Nadal, due da Stanislas Wawrinka, due da Andy Murray ed una sola da Federer. Medvedev è invece alla seconda finale, dopo aver perso la prima oramai un anno e mezzo fa a New York da Nadal. Persi i primi due per manifesta superiorità dello spagnolo, Medvedev è risalito guadagnandosi il quinto set, un tabù che ha sfatato solamente in questo torneo: prima di eliminare Krajinovic aveva infatti perso le prime sei conclusioni al set decisivo in un Major.

Un pronostico senza se e senza ma, è quasi impossibile, neanche i bookmakers riescono a sbilanciarsi. L’uomo del momento, in termini di costanza probabilmente il migliore al mondo se si contano anche i tornei due su tre, è Medvedev. Ma Djokovic gioca a casa sua, nel suo avamposto, dove è sempre riuscito ad esprimersi al meglio. Sarà l’ottava sfida tra di loro, per ora il serbo è avanti 4-3, ma ha vinto le prime tre quando il numero 4 del mondo non era ancora tale. Da allora il russo è avanti 3-1: ha vinto in tre set due anni fa, sia a Monte-Carlo che a Cincinnati, e pochi mesi fa ha dominato la sfida alle Atp Finals. L’unica vittoria di Djokovic, nelle ultime quattro partite, è arrivata, per un caso o meno, proprio in Australia, non a Melbourne ma alla semifinale dell’Atp Cup 2020 a Sydney. Una partita durissima, chiusa 6-1 5-7 6-4.

Come interpretare questi numeri? Dando il giusto credito allo storico del numero 1 Atp, ma evidenziando le difficoltà che sempre ha avuto nell’affrontare Medvedev per la sua solidità da fondo campo. Una partita a senso unico sembra davvero impensabile: perfino nell’anno della finale dominata contro Rafa Nadal, l’uomo che più mise in difficoltà Djokovic in quel torneo fu proprio il 25enne di Mosca. Finì 6-4 6-7(5) 6-2 6-3 e si ebbe in certi istanti la sensazione di un Djokovic portato allo stremo dagli scambi lunghi a cui puntava Medvedev. In verità l’esito degli scambi oltre i dieci colpi fu in perfetta parità, ma dei ventisette punti vinti dal moscovita ben quattordici arrivarono con l’errore non forzato di Djokovic. Si è sempre parlato in effetti del pupillo di Gilles Cervarà come un giocatore non dotato di particolare “punch”, l’accelerazione decisiva, quindi le possibilità di Medvedev di restare in piena corsa per la vittoria passeranno anche da quanto riuscirà a dimostrare di essere migliorato su quel versante. Un versante dove Djokovic, sia per vincenti veri e proprio, che per errori forzati – ammesso che sia al meglio fisicamente parlando – ha sempre avuto meno problemi rispetto all’avversario. In questi due anni però Medvedev ha già mostrato di essere cresciuto. All’Atp Cup e alle Finals, indipendentemente dal risultato, il russo ha avuto la meglio negli scambi lunghi, pur con una divisione leggermente sbilanciata verso i gratuiti del serbo, che se da un lato possono indicare una difficoltà nel produrre vincenti, dall’altra possono anche indicare anche una maggiore resistenza.

Daniil Medvedev Australian Open 2021

Nei range più ridotti, tenere conto dei precedenti è molto più complesso: nei primi colpi, l’influenza del servizio è infatti troppo evidente e sappiamo bene che ogni giornata al servizio è differente. Può essere però servirsi delle statistiche raccolte in questo torneo per individuare le tendenze più recenti. Djokovic ha fatto segnare trentuno ace in più (cento a sessantanove) e nel torneo nessuno fa meglio di lui. Medvedev però è settimo per punti vinti con la prima nel torneo, segnando un ottimo 81%. In effetti, il servizio sarà forse il colpo chiave della partita, perché la sfida tra Medvedev e Djokovic è anche quella tra i migliori ribattitori del torneo: contro la prima Medvedev è dietro soltanto a Karatsev, ma Djokovic vince solo due punti in meno del campione delle Finals, ed è quarto. Contro la seconda, poi, entrambi dominano rispetto agli inseguitori, ma se il terzo è Stefanos Tsitsipas con ottantasei punti vinti e Medvedev ne vince centrotré, Djokovic vola indisturbato e tocca quota centoventisette. Quanto ai break messi a segno, il russo è tra i migliori invece in termini percentuali (56%). Tsitsipas, parlando del servizio di Medvedev, ha detto che, dal tipo di lancio di palla, l’impatto e la traiettoria sono illeggibili quasi quanto quelli di John Isner. Lo saranno anche per “Nole”, a casa sua? La sfida passa soprattutto, ma non solo da lì. L’anno scorso, contro Dominic Thiem, il campione vacillò e fu costretto al quinto set, da allora il suo servizio è addirittura migliorato, per consentirgli di avere un’arma in più e per risparmiarsi tante corse da un lato all’altro del campo. Alla sfida mentale, forse, Medvedev invece è prontissimo. È una delle tante finali oramai tra una delle tre imbattibili leggende ed uno dei giovani rampanti, e mai come quest’anno sembra tutto aperto. Mai come quest’anno ci sono le premesse per una finale che, al di là del risultato, possa rimanere nella storia del torneo, se non varietà tecnica, almeno per tattica, scontro mentale ed intensità fisica. Chi vincerà secondo voi?

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