ATP Finals, round robin: spettacolo Federer, supera Djokovic e conquista la semifinale. E regala a Nadal il numero 1

Si è conclusa questa sera, con la sfida probabilmente più attesa, la fase del round robin per il Gruppo Borg, con un risultato forse inatteso, se non per l'esito, quantomeno per la sua portata: tutti si aspettavano battaglia, infatti, tra Novak Djokovic e Roger Federer, due tra i tennisti con il maggior numero di titoli al Master nella storia del nostro sport, e fenomeni indiscussi del tennis degli ultimi vent'anni. E, invece, la partita alla vigilia più entusiasmante si è conclusa con una vittoria nettissima per lo svizzero, che ha attraversato qualche momento di difficoltà ma, di fatto, ha dominato l'incontro, con una prestazione al servizio eccezionale, e ha trionfato con il punteggio finale di 6-4 6-3, agganciando la qualificazione in semifinale. Termina, invece, la corsa di Nole, che per la prima volta da anni non accede alla fase finale, ed è estromesso anche dalla corsa al numero 1 del mondo, ormai saldamente nelle mani di Rafa Nadal
Federer

UN FEDERER PERFETTO, UN DJOKOVIC SOTTOTONO-Tutti immaginavano, probabilmente, che dopo la cocente sconfitta patita a Wimbledon, probabilmente una delle più dure della sua carriera, Roger Federer sarebbe tornato in campo col dente avvelenato, e con tanta voglia di prendersi la propria rivincita. Ma nessuno, probabilmente, poteva immaginare che una delle sfide più attese del torneo, e, in generale, uno degli scontri più spettacolari e incredibili degli ultimi due decenni nel nostro sport si sarebbe conclusa con un risultato così netto e così perentorio in favore del fenomeno svizzero. Eppure, le premesse apparentemente erano ben diverse: il 20 volte campione Slam, infatti, come il proprio rivale aveva vinto solo un incontro, ed era stato sconfitto da Dominic Thiem, ma nella sfida con Matteo Berretini non era apparso troppo in forma, a tratti aveva faticato ed era sembrato fuori condizione e sottotono.

Anche Novak Djokovic, da parte sua, non era certo più paragonabile alla macchina perfetta di un tempo, al giocatore micidiale e inossidabile che con le sue difese, la sua elasticità e il suo gioco geometricamente perfetto ed efficacissimo scardinava il gioco di qualunque avversario. Però, pur avendo perso a sua volta contro un Thiem deluxe, non era stato troppo distante dal successo, uscendo sconfitto per un’incollatura al tie-break del terzo, e, seppure in modo non troppo convincente, aveva mostrato qualche sprazzo di ottimo tennis, sia contro l’austriaco che contro il nostro Berrettini.

E, invece, oggi i rapporti di forza in campo sono stati radicalmente e  totalmente stravolti. Lo svizzero, infatti, è entrato in campo con una determinazione incredibile e con una energia e brillantezza davvero eccezionale, sfoggiando una prestazione surreale da ogni punto di vista, nel gioco da fondo campo, ma in particolare col servizio. Impressionanti, infatti, i suoi numeri alla battuta, con cui ha realizzato statistiche al limite della perfezione: ha fatto valere, tra il primo e il secondo set, un 73% di prime palle in campo, ma, soprattutto, un 81% di punti vinti con la prima, sebbene non sia da sottovalutare ovviamente il 69% di punti conquistati con la seconda. Questo vantaggio, probabilmente, è stato decisivo per garantire a Roger la possibilità di portare a casa molti punti senza faticare, e gli ha permesso di accorciare molto gli scambi e portare il match nei suoi binari prediletti, in cui ha messo in mostra una rapidità, una prestanza fisica e una lucidità ammirevole. Esattamente il contrario di quanto è successo, invece, a Novak Djokovic, che due giorni ha sfiorato un successo tutt’altro che banale contro Thiem, e oggi, invece, è sembrato irriconoscibile. Fin dall’inizio, infatti, il serbo è apparso poco centrato e scarico, rassegnato, insomma pareva proprio di trovarsi di fronte alla sua controfigura, come spesso è capitato nel corso di questa stagione e negli ultimi anni.

Il cinque volte campione al Master ha faticato, stranamente rispetto ai suoi standard, a trovare risposte efficaci, sicuramente anche a causa del rendimento fuori dal normale del servizio di Federer, ma anche nel suo terreno preferito, ovvero gli scambi da fondo campo, non è stato al passo con lo svizzero: Nole non è mai stato in grado, di fatto, di trovare la chiave per provare a incrinare la tattica e la sicurezza di Roger, che invece ha seguito con decisione la propria strategia, variando il gioco e verticalizzando a rete, ma portando a casa anche molti scambi prolungati, e questa probabilmente è stata la vera sorpresa. Se si aggiungono, infine, i numerosi gratuiti di Djokovic e la sua apparente mancanza di mordente e incisività nelle pochissime occasioni guadagnate, si completa un quadro davvero netto e incontestabile, e si comprende una vittoria così perentoria di Federer, che ha ottenuto, grazie a questo trionfo, la qualificazione alla fase finale del torneo, in cui potrà provare a portare a casa il trofeo del Master per la settima volta in carriera.

UN ESITO MAI IN DISCUSSIONE- Fin dai primi punti e dai primi momenti, probabilmente, un osservatore neanche troppo attento avrebbe potuto cogliere le dinamiche del match. Dopo pochi minuti, infatti, già nei primi game Djokovic fatica a tenere il ritmo, Federer varia molto il gioco e lo mette in crisi non solo con numerose discese a rete, ma anche da fondo campo, con soluzioni incisive e senza concedere il minimo punto di riferimento al serbo. E, nel terzo gioco, si crea una situazione di difficoltà per Nole, che, già in difficoltà e incapace di trovare contromisure al tennis brillante e spavaldo del rivale, contribuisce decisamente alla propria disfatta commettendo due doppi falli consecutivi, e ritrovandosi costretto ad annullare palle break. Lo svizzero, però, non si lascia sfuggire l’occasione, coglie immediatamente la propria chance e conquista un vantaggio fondamentale, che non cederà più per tutto il set. Roger, infatti, mantiene una statistica paranormale nel saldo tra vincenti errori, che si attesta sull’ 11-1, e non perde un colpo al servizio, ottenendo punti rapidi e dominando tutti i propri game di battuta senza mai affrontare il minimo problema. E, con una tale continuità e perfezione, in poco tempo l’ex numero 1 al mondo archivia nettamente, e meritatamente il primo parziale, con un 6-4 che testimonia tutta la sua serenità e il suo dominio, confermato anche dalla totale assenza di alcun tipo di opportunità per Djokovic.

L’inizio del secondo set sembra raccontare la stessa identica storia: Novak, cinque volte campione al Master e in piena lotta con Rafa Nadal per la posizione al numero 1, non mette in mostra alcuna reazione o sussulto, e crolla immediatamente in svantaggio nel primo game, in cui concede altre due palle break all’avversario, che potrebbero risultare micidiali e spegnere ogni velleità di rimonta già sul nascere.  Proprio in questo momento, però, il serbo tira fuori qualche asso nella manica, e, pur senza alcun paragone con le sue versioni brillanti che eravamo abituati a vedere, mette finalmente a segno qualche colpo vincente e completa la risalita, tenendo il servizio e portandosi sull’1-0, che gli porta un po’ di ossigeno. In questa fase, per la prima volta forse sembra che il fenomeno di Belgrado riesca a trovare qualche risposta all’aggressività e al tennis spettacolare del rivale, centra qualche passante e qualche difesa inossidabile e si guadagna i vantaggi nel turno di risposta, che erano stati un miraggio fino a quel momento, e issandosi addirittura a palla break nel sesto gioco, sul 3-2. Anche nel primo reale momento di difficoltà, però, Federer ne si salva da campione, con un vincente di dritto surreale, e recupera immediatamente un rendimento perfetto al servizio, con cui si tira fuori fuori dai guai e agguanta la parità. Proprio quando l’incontro sembra minimamente più equilibrato e si prospetta un po’ di battaglia, tuttavia, la sfida di fatto termina, e si avvia alla sua logica conclusione: dopo qualche atto di ribellione e qualche soluzione notevole, infatti, Djokovic scompare di nuovo dal campo, torna la sua versione debole e fragile, e Federer ha gioco facile, travolgendo il rivale e conquistando l’accesso alle semifinali.

I game successivi, infatti, sono solo una formalità, grazie alla pressione imposta da Roger al serbo, ma anche grazie al contributo fondamentale di Nole, che è parso davvero l’ombra di se stesso, e non ha più opposto alcuna resistenza: in men che non si dica, lo svizzero si porta sul 0-40 in risposta e strappa il servizio a Novak, tiene il proprio turno di battuta e completa l’opera nel nono game, in cui suggella il proprio trionfo e chiude la pratica, con un netto e indiscutibile 6-4 6-3. Davvero un risultato ideale, insomma, per Federer, che si guadagna una qualificazione forse inaspettata, ma sicuramente meritata, e anche una rivincita, seppure parziale, dopo la bruciante sconfitta in finale a Wimbledon: nella giornata di sabato, dunque, Roger disputerà la propria semifinale, probabilmente contro Stefanos Tsitipas, e ambirà al settimo titolo nel torneo di Maestri. Questa, invece, è davvero una disfatta che fa male per Djokovic, che dopo il successo agevole contro Berrettini e dopo la sconfitta per pochi punti contro Thiem, poteva ottenere la qualificazione e restare in corsa per la prima posizione nel ranking, in cui potevano aiutarlo anche le difficoltà e le prestazioni non certo incoraggianti di Rafa Nadal. E, invece, lo spagnolo può tirare un sospiro di sollievo, e ringraziare Roger per un altro favore, perché, se anche dovesse uscire sconfitto nel prossimo incontro ed essere estromesso dalle semifinali, con questo risultato ha archiviato con sicurezza il numero 1 del mondo a fine anno, e potrò concentrarsi solo sulla corsa per la fase finale del Master, in cui non ha ancora potuto alzare il torneo nella propria carriera.

Risultato:

[3] R.Federer d. [2] N.Djokovic 6-4 6-3

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